L’Italia, proverbialmente “media potenza” in base a numerosi parametri, è una “superpotenza” per lo meno se valutata in base a un metro particolare: quello della cultura. Il retaggio storico e la produzione scientifico-culturale possono essere utilizzate per un soft power italiano? Questa la domanda attorno a cui è ruotato il convegno svoltosi nel pomeriggio di Lunedì 19 Gennaio, presso la Sala del Refettorio della Biblioteca della Camera dei Deputati. Prima conferenza del 2015 organizzata da IsAG (Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie), ha ricevuto il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Italiana (MAECI), del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e della Società Geografica Italiana.
La conferenza, dal titolo L’Italia, “potenza morbida”: gli strumenti culturali della nostra politica estera, ha visto la partecipazione di un pubblico numeroso e selezionato e di relatori di alto livello. Hanno partecipato ai lavori l’On. Laura Garavini della Commissione Esteri della Camera dei Deputati; la Prof.ssa Monica Barni, Rettrice dell’Università per Stranieri di Siena; il Prof. Roberto Battiston, Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana; il Prof. Giovanni Paciullo, Rettore dell’Università per Stranieri di Perugia e il Prof. Giorgio Alleva, Presidente dell’ISTAT. Il Dott. Tiberio Graziani, Presidente dell’IsAG, ha moderato la discussione.
Durante il suo saluto iniziale, il Presidente Graziani ha evidenziato la possibilità che ha l’Italia di far leva sulla cultura e sulla conoscenza come strumento di politica estera, attribuendo in questo contesto un ruolo di primaria importanza alle università ed evidenziando in particolare l’importanza delle università per stranieri, suscettibili di attrarre intelligenze dall’estero arricchendo così il panorama scientifico italiano e promuovendo la conoscenza della nostra lingua e della nostra cultura.
La prima relazione è stata quella dell’On. Garavini, che ha espresso profonda soddisfazione per l’organizzazione della giornata di studi, definendola una impagabile occasione per rendere più familiare il concetto di soft power, che seppur esistente da più di un ventennio non è stato ancora sufficientemente valorizzato. In quanto parlamentare eletta all’estero, l’On. Garavini si è resa promotrice di un progetto di legge per la riforma degli Istituti Italiani di Cultura, teso alla valorizzazione delle risorse e delle potenzialità della cultura italiana. Durante la sua attività l’Onorevole ha riscontrato una significativa richiesta di “italianità” all’estero, soprattutto con riferimento al cosiddetto “Italian style of life”. Per rilevare quanto la valorizzazione della lingua e della cultura possano condurre a risvolti anche economici, basti pensare che l’Italia è uno dei primi paesi al mondo per richiesta di corsi di lingua all’estero, il quinto per turismo, il quarto per esportazione di beni creativi e il primo tra gli esportatori di design. L’Italia è portatrice di un marchio di gusto, raffinatezza e creatività e, anche solo a causa dei crescenti consumi dei paesi in via di sviluppo, l’export del made in Italy è destinato nei prossimi quindici anni ad una crescita significativa.
Una “miniera non abbastanza sfruttata” rimane però quella della cultura, che potrebbe invece diventare un “volano per la ripresa economica”. L’Italia gestisce una novantina di Istituti di Cultura ed una rete di cittadini di origine italiana residenti all’estero che ammonta a circa sessantaquattro milioni di individui. Ciononostante la recente cessazione delle attività di alcuni dei suddetti istituti evidenzia la necessità di un profondo ripensamento delle modalità di promozione della nostra lingua e della nostra cultura. È stata dunque evidenziata la necessità di potenziare ed ampliare le offerte culturali, puntando innanzi tutto ad un maggiore e migliore insegnamento della nostra lingua al di fuori dei confini nazionali. La proposta di legge della quale l’On. Garavini è promotrice supporta l’istituzione di una Agenzia Italiana per la Promozione della Cultura e della Lingua Italiane all’estero (Istituto Leonardo), il conferimento di una maggiore autonomia decisionale e finanziaria agli Istituti di Cultura e lo stabilimento di una più stretta e sistematica connessione tra loro. L’istituzione della suddetta agenzia non è la proposta finale ma un’idea volta a ripensare l’offerta culturale e ad implementare una maggiore autonomia degli Istituti di Cultura che, scorporati dal vincolo ministeriale, avrebbero la possibilità di attingere ad altre risorse, ad esempio fondi europei o privati. L’On.Garavini ha chiuso il suo intervento augurandosi una opportuna pressione dell’opinione pubblica sul tema.
Il Dott.Graziani ha definito la proposta dell’Onorevole “importante dal punto di vista strategico” e ha quindi proposto una messa in rete anche dei referenti scientifici delle ambasciate, peraltro numericamente inferiori a quelli di molti altri paesi europei. Ha quindi passato la parola a Roberto Battiston, Presidente dell’ASI.
Il Professore ha aperto il suo intervento ricordando che lo scorso anno è stato celebrato il quarantennale del lancio del primo satellite italiano, il San Marco-1, e puntualizzando opportunamente la natura tecnico-scientifica di una grossa porzione di cultura italiana. “L’Italia esporta cervelli formati in numerosi settori tecnico-scientifici” ha evidenziato il Prof. Battiston, aggiungendo che il cosiddetto brain drain, pur non essendo un elemento di per sé positivo, può essere una risorsa. Gli studiosi italiani all’estero sono valutati egregiamente e stimati, facendo onore al nostro sistema formativo e avendo altresì alle spalle una onorevole tradizione di primati in molti settori scientifici, tra cui quello areo-spaziale. A questo settore il nostro Paese continua a dare un contributo fondamentale anche tramite l’ESA (Agenzia Spaziale Europea). Per ottenere risultati davvero significativi è però necessario “fare sistema”. L’Italia è infatti potenzialmente in grado di ottenere risultati importanti, come quello conseguito durante la da poco conclusasi ministeriale ESA di Dicembre 2014. Grazie al contributo del nostro Paese è stato formulato un nuovo Piano Spaziale per i Lanciatori Europei, valido per i prossimi dieci-quindici anni. L’Italia detiene inoltre il primato di possedere e gestire l’unica struttura scientifica straniera in Africa: la base di Malindi in Kenya. Costruita negli anni ’70 nell’ambito del progetto “San Marco”, la base viene oggi usata a scopo di radiotrasmissione e occupa circa duecento persone. Oltre ad avere una posizione strategicamente significativa, la base di Malindi è un elemento estremamente importante in un contesto come quello africano. “Lo Spazio per sua natura non ha confini: da esso si può osservare, comunicare e aiutare la risoluzione di grandi problemi quale il riscaldamento globale” ha notato il Prof. Battiston.
Il Dott.Graziani ha individuato in seguito al precedente intervento alcuni spunti di riflessione: quello dell’esportazione di intelligenza prodotta in Italia e quello delle eccellenze in campo tecnico-scientifico, menzionando la scoperta dei polimeri da parte di Natta e l’eccellenza della Olivetti, azienda italiana che ha prodotto uno dei primi calcolatori.
La parola è quindi passata alla Prof.ssa Barni, rettrice dell’Università per Stranieri di Perugia. Con riferimento all’intervento dell’On. Garavini, La Prof.ssa Barni ha sottolineato la posizione privilegiata delle Università per Stranieri come osservatorio dello stato di diffusione della nostra lingua e cultura all’estero. Già nel 1986, in occasione del primo convegno sulla diffusione della lingua italiana nel mondo, si parlò dell’inadeguatezza della legislazione vigente, concetto ribadito anche quest’anno a Firenze in occasione degli Stati Generali della Lingua Italiana nel Mondo. I tempi sono dunque maturi – secondo la Prof.ssa Barni – per delle modifiche sostanziali, che rendano lo stato della lingua italiana all’estero meno fragile, fragilità che rispecchia secondo la Rettrice l’incapacità dell’Italia di fare sistema. Di fronte alla mancanza di volontà o all’impossibilità di maggiori investimenti nella diffusione della nostra cultura e della nostra lingua all’estero, sarebbe necessaria almeno una progettualità più efficace, mirata a dare continuità a quanto realizzato, un quadro strutturato per la diffusione della lingua e della cultura italiane all’estero che monitori risultati ed eccellenze. È nondimeno necessario fare in modo che gli studenti stranieri in Italia, di ritorno nel loro Paese di origine, diventino ambasciatori del nostro sistema formativo. In quest’ottica, la Prof.ssa Barni ha evidenziato anche una grande necessità di persone formate all’insegnamento della nostra lingua e della nostra cultura fuori dall’Italia.
Il Dott.Graziani, nel passare la parola al Prof. Giorgio Alleva, direttore dell’ISTAT, ha commentato il contributo della Prof.ssa Barni indicando la chiusura dell’IsIAO (Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente) come una grande sconfitta, che non ha reso giustizia alla funzione di strumento diplomatico svolta dalla cultura nel mondo globalizzato.
Il Prof. Alleva ha fornito al pubblico una panoramica del posizionamento del nostro Paese in vari campi collegati al settore culturale. Il nostro Paese è quello con la maggior concentrazione di siti di interesse culturale al mondo, collocandosi al quinto posto nella classifica dei Paesi più visitati del globo, dopo Francia, Stati Uniti, Spagna e Cina. L’impatto economico del turismo è significativo; ciononostante, tre quarti degli Istituti Museali italiani registrano un’affluenza di stranieri inferiore al 25%, aspetto che dunque andrebbe rafforzato. Per quanto riguarda l’editoria, a fronte di un acquisto di diritti di opere dall’estero pari al 18,8% del totale delle pubblicazioni, l’Italia nel 2013 ha esportato solo il 2,2% delle proprie opere. Non molto confortanti sono anche i dati riguardanti la spesa pubblica per la cultura, che in rapporto con il PIL occupa il penultimo posto in Europa ed è ancora lontana dall’obiettivo del 3% stabilito nel programma “Europa 2020″. Secondo il Prof. Alleva sono necessarie per queste ragioni una strategia di promozione ulteriore dell’attenzione tradizionale con cui il Made in Italy cura i suoi prodotti e maggiori investimenti, soprattutto sul capitale umano.
A fronte di una consistente capacità del nostro Paese di attrazione di intelligenze straniere, resta un problema l’emigrazione di molti cittadini italiani con istruzione elevata. La possibilità di esercitare la propria cittadinanza europea tramite un accrescimento della mobilità è senza dubbio un elemento positivo, ma non se confrontata con il dato negativo costituito dalla non-temporaneità della permanenza all’estero dei cittadini italiani, molti dei quali vedono come principale elemento deterrente rispetto ad un possibile ritorno nel Paese di origine le scarse possibilità di avanzamenti di carriera. “La cultura è strettamente collegata a maggiore competitività e produttività” ha notato il Prof. Alleva, auspicando maggiori investimenti italiani sul capitale umano.
Il Dott. Graziani ha quindi passato la parola al Prof. Giovanni Paciullo, Rettore dell’Università per Stranieri di Perugia, il quale ha auspicato una riflessione più approfondita sulle reali motivazioni che dettano il malfunzionamento delle strutture esistenti, mirata ad una rivalutazione delle stesse. In quest’ottica sarebbe opportuno incentivare la formazione di figure professionali prettamente legate alla tutela dei beni culturali e implementare un maggiore collegamento tra Ministeri, Università, Enti di tutela dei Beni Culturali e di promozione della lingua italiana, puntando ad una “correzione intensa dello stato delle cose”.
Il Dott. Graziani, nel constatare la responsabilità che l’Italia ha in quanto “museo nel mondo”, ha quindi avviato un proficuo dibattito tra i relatori e il pubblico, prima della chiusura di questa seconda occasione di dibattito sulla politica estera italiana organizzata dall’IsAG dopo il recente convegno su Multi- e bi-lateralismo: le opzioni della politica estera italiana.
(Testo di Valentina Gullo, foto di Priscilla Inzerilli)