L’Italia presenta a Bruxelles l’Atlante Italiano dei Conflitti Ambientali

Creato il 13 aprile 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

Martedì 14 aprile a Bruxelles verrà presentato al Parlamento Europeo l’Atlante Italiano dei conflitti ambientali, a cura del Centro di Documentazione dei Conflitti Ambientali, in collaborazione con l’associazione “A Sud”.

Un Centro di ricerca, informazione e formazione

Il Centro è stato aperto a Roma nel 2007 per fornire servizi di ricerca, formazione e informazione sulla gestione delle risorse e sulle controversie generate dal loro cattivo utilizzo. Si tratta di un centro di studi indipendente nato da un progetto dell’associazione “A Sud” che intendeva stimolare il dibattito nazionale ed internazionale sulle conseguenze sociali, economiche e politiche del malgoverno delle risorse pubbliche.

 Gli Atlanti

La Commissione Europea ha impegnato per 5 anni università e centri di studio indipendenti nel progetto di ricerca europeo Ejolt, volto alla creazione di documentazione e raccomandazioni sulla normativa ambientale e la gestione del patrimonio naturale. Dal lavoro dei ricercatori, accademici e attivisti che hanno collaborato, tra cui i professionisti del CDCA, è nato il primo Atlante Globale della Giustizia Ambientale: una piattaforma elettronica che mappa più di 1400 controversie su questioni ambientali in tutto il mondo. Quello che verrà presentato martedì invece sarà un sostanzioso approfondimento tutto italiano, un archivio contenente un centinaio di schede descrittive situazioni di rischio ambientale nel Bel Paese.

Oltre all’interesse del progetto, ciò che va lodato è la semplicità di fruizione dei due atlanti. Non solo l’accesso alle schede è gratuito, ma la ricerca è facilitata grazie ad un sistema di indagine per filtri. Puntando il focus su una Regione, su un’impresa, su una risorsa naturale o sulla tipologia della controversia è possibile individuare sulla mappa l’oggetto della ricerca o più direttamente una legenda a bordo pagina indica la correlazione tra colore e tipo di conflitto ambientale. Selezionando uno dei pallini colorati sulla cartina si accede alla scheda descrittiva della controversia, completa di riquadri riassuntivi sulle informazioni di base, la fonte del conflitto, i dettagli del progetto in questione, tra cui gli impatti (sull’ambiente, sulla salute, sull’economia), gli effetti, gli attori coinvolti e infine le fonti e i materiali di documentazione e approfondimento.

Entrambe gli atlanti sono in continuo aggiornamento, infatti a seguito della registrazione sul sito, gli utenti possono denunciare l’esistenza di un conflitto ambientale. Una volta ottenuta la verifica delle informazioni da parte del team del Centro, l’archivio verrà ampliato e la mappa verrà aggiornata.

La coscienza ambientale in Italia

In Italia, nonostante le persone siano in genere molto attaccate al proprio territorio, si parla poco di Ambiente e Sviluppo Sostenibile. Gli sforzi del Ministero dell’Ambiente per diffondere tra i cittadini una coscienza ecologica per i problemi ambientali e un maggiore senso di responsabilità nei confronti delle politiche che coinvolgono il proprio territorio si esplicano in numerose iniziative in campo scolastico e politico.

La “green economy ”, come affermato dal Ministro Gian Luca Galletti, deve smettere di essere vista come un vezzo di ecologisti ed attivisti ambientali per diventare l’“unica economia possibile per il futuro”. Le economie consumistiche non hanno fatto altro che allargare la forbice delle disuguaglianze sociali e mettere a rischio la salute del pianeta e dei suoi abitanti. L’uso sostenibile delle risorse ancora a disposizione è una necessità e un precetto di giustizia ambientale per far si che le generazioni di oggi non compromettano i bisogni delle generazioni di domani, come si leggeva nel Rapporto Brundtland del 1987. Tale rapporto, ufficialmente nominato “Our Common Future” prende il nome dall’allora Primo Ministro norvegese Gro Harlem Brundtland, Presidente della Commissione Mondiale su Ambiente e Sviluppo delle Nazioni Unite. Esso è di fondamentale importanza perché per la prima volta viene formalizzato il concetto di “sviluppo sostenibile” imperniato sull’idea che l’individuazione di minacce internazionalmente comuni potesse essere affrontata solo attraverso un approccio unitario che coinvolgesse le economie di tutto il mondo -liberali o pianificate- l’implementazione di politiche di eguaglianza nell’accesso alle risorse e il rispetto delle capacità di carico degli ecosistemi. Un futuro sostenibile sarebbe stato possibile, nell’ottica del Rapporto, solo attraverso un impegno a livello individuale, nazionale, ma soprattutto internazionale.

La diffusione della conoscenza delle controversie legate all’uso delle risorse naturali e la promozione di una coscienza civile che incoraggi la responsabilità di coloro che incidono sull’ambiente e le sue risorse saranno le ambizioni principali di questi due atlanti, a cui si auspica il miglior successo.

Tags:ambiente,atlante,ministrogalletti,Parlamento Europeo

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