Quanto si configura come sostenibile la cosiddetta " zona Euro" per gli Stati europei e per le popolazioni che ne subiscono da anni ( pregi e) difetti?
Sarebbe forse possibile fare una dettagliata analisi costi-benefici, al termine della quale si riuscisse a capire la sostenibilità o meno di un progetto che sembra esser stato dimensionato con qualche lacuna? Si deve essere per forza pro o anti-Euro a prescindere, quasi come se le indicazioni di Partito e/o di schieramento ideologico fossero dei diktat ineludibili? Può e deve esistere la convinzione che un'Europa diversa sia realizzabile?
Attraverso quali passi concreti abolire la gabbia dell'austerità, cercando di coniugare su scala continentale crescita economica e sostenibilità della stessa?
La cessione di quote di sovranità sempre maggiori deve essere una fase tanto inevitabile quanto ancora ineludibile?
Esistono alternative concrete alla necessità di compiere scelte radicali che potrebbero forse mal comprese dai cittadini europei?
L'alfabeto europeo è fatto di parole che, da qualche anno a questa parte, hanno acquisito un'enorme importanza ed i cui significati, fino a relativamente poco tempo fa, erano largamente sconosciuti ai più: spread, deficit, debito pubblico, PIL, [...].
La consapevolezza di questa crisi ha radici dettate anche da un'inconsapevole ignoranza delle moltitudini verso materie complesse come quelle di matrice economico-finanziaria? A prescindere dalla validità o meno di queste domande, la questione di fondo era, è ( e sarà davvero per sempre?) una sola: l'Italia è uno Stato tanto in crisi socio-economica quanto inserito dentro la cornice di Euro ( ed Europa). A prescindere da quel che possa comportare per il futuro.
Il dibattito è tanto importante quanto necessario da divulgare; per compiere questo è opportuno renderlo semplice, o quantomeno semplificato.
Deve essere, insomma, reso maggiormente comprensibile e meno radicalizzato su punti di discussione da cui sia impossibile ( o quantomeno complicato) il confronto fra punti di vista opposti. Che fine potrebbe fare l'Italia qualora la crescita economica rimanesse tanto bassa da rendere inevitabile una ' rinegoziazione' dei livelli di debito pubblico? Esplorando le dinamiche di questa crisi è possibile scoprire punti di vista e/o interpretazioni ancor oggi sottovalutate? E' ( anche, non solo) su queste domande che cerca di muoversi il libro ' L'Italia può farcela', scritto dall'economista Alberto Bagnai e pubblicato da ' Il Saggiatore'. Lo scopo dell'opera, a prescindere dalla sua poi successiva criticabilità o meno, è chiaro sin da subito:
"[...] La crisi dei mutui subprime è scoppiata nel 2007, e dagli Stati Uniti ha contagiato l'intera economia globale. Oggi, mentre il resto del mondo è in ripresa, in Europa stiamo ancora parlando di debiti. Perché? E' ormai chiaro che le terapie sbagliate come l'austerità hanno [...] peggiorato le cose. Occorre una diagnosi più accurata, capace di risalire alle origini dei nostri problemi.
Chi è stato a indebitarsi così tanto, e per quale motivo? Da chi ha avuto i soldi?
Perché solo in Italia e in Europa non ne stiamo venendo fuori? [...]"
A partire da domande oggettive, capaci cioè di individuare una serie di problemi visibili da tutti, è possibile trarre una serie di specifiche conclusioni anche largamente divergenti e/o opposte le une dalle altre. Le convinzioni personali non devono ostacolare il piano del confronto metodico e specifico, rapportato cioè alla possibilità di ascoltare al meglio possibile le opinioni altrui. E' da questo punto di vista e da queste domande che prende quota il pensiero dell'economista Bagnai, autore della presente opera:
"[...] Alberto Bagnai dimostra che le radici della crisi europea affondano nell'iniqua distribuzione del reddito che da più di trent'anni caratterizza tutte le economie avanzate. Con la globalizzazione finanziaria, i salari reali hanno perso terreno rispetto alla produttività del lavoro, a tutto vantaggio dei profitti. Ma perché il capitalismo funzioni, se non è sostenuta dai salari, la domanda di beni deve essere finanziata dal debito. Da una situazione in cui il lavoratore è un cliente, si è passati a una realtà in cui il lavoratore è un debitore. E' il trionfo del capitale sul lavoro, ma anche il fallimento del paradigma economico liberista. [...]"
Questo bilancio fra vincitori e sconfitti a quali punti di vista potrebbe condurre, un domani più o meno lontano? L'Euro( pa) è ad oggi più una gabbia od una benedizione per le prospettive di sviluppo futuribile dell'intero 'vecchio continente' in rapporto al mondo intero? Può esistere un'informazione obiettiva che riesca ad esplorare in maniera tanto oggettiva quanto chiara le prospettive ( anche o soprattutto?) negative che potrebbero attendere l'intero continente qualora non riuscisse a consolidare al meglio le proprie potenzialità, sanando al meglio possibile tutti gli squilibri socio-economici che lo caratterizzano? E' da queste ulteriori considerazioni di massima che si muovono ulteriori riflessioni, sintetizzate dalla copertina introduttiva all'opera in questione:
"[...] In Europa, la moneta unica ha accentuato queste dinamiche globali.
L'Euro ha permesso ai cittadini del Sud di finanziare più facilmente il consumo di beni prodotti dal Nord, e i ha indotti ad accettare politiche di compressione dei salari e dei diritti, presentate come biglietto di ingresso nel club dei 'paesi virtuosi'. A questo si aggiunge, in Italia, un fenomeno senza paragoni nel panorama mondiale: l'autorazzismo, ciò che Gadda chiamava 'la porca rogna italiana del denigramento di noi stessi'. [...]"
Uno fra i punti fondamentali su cui concentrarsi, secondo l'autore, sarebbe quello di vedere lo Stato italiano come un Paese dalle potenzialità sottovalutate dagli stessi cittadini che lo abitano. Questo punto di vista è esplicativo e sicuramente degno di riflessione, a prescindere dalla sua condivisione o meno:
"[...] E' così che ha preso piede la filosofia antidemocratica del vincolo esterno, condivisa da tutti i Partiti politici della Prima e Seconda Repubblica al grido di 'ce lo chiede l'Europa!': un sistema discutibile anche quando l'Europa sembrava in salute; ora che sta fallendo è giunto il mondo di riacquistare un più alto senso di dignità e solidarietà nazionale, e cambiare strada. [...]"
Laddove potrebbe condurre questa consapevolezza relativa alla necessità di cambiare strada?
E' su questo punto di vista che si aprono una serie notevole di prospettive, attese, interpretazioni: rinuncia alle politiche di austerità, definizione di nuovi metodi per cedere progressivamente ulteriori forme di sovranità ad enti sovranazionali, creare nuovi meccanismi e sinergie fra organismi attualmente esistenti, valutazione di creazione di strumenti alternativi a quelli fino ad ora impiegati per ( cercare di) alleviare le conseguenze della crisi economico-finanziaria, uscita dall'Euro con conseguente ritorno a forme di sovranità nazionale ad oggi già cedute, [...].
Alcuni di questi sbocchi sono opposti e potrebbero causare conseguenze altrettanto divergenti, l'una dall'altra; quale cambio strada propone l'autore del presente saggio?
Si ha un'opinione tanto lampante quanto a parere dell'autore documentata:
"[...] Alberto Bagnai propone la sua formula per evitare il disastro, con lo stile appassionato e il rigore analitico che lo hanno reso un punto di riferimento nel dibattito contemporaneo. La soluzione alla crisi italiana ed europea passa per il recupero della piena sovranità economica degli Stati e il ritorno alle valute nazionali, condizione necessaria per ristabilire l'equilibrio fra i Paesi membri dell'Unione e restituire loro piena legittimità democratica. Solo così si potranno elaborare e mettere in pratica politiche economiche espansive, ispirate al principio di equità. Solo così l'Italia potrà farcela. [...]"
L'Italia potrebbe farcela davvero solamente perseguendo la strada di un ritorno a forme monetarie autonome? Entro quali ' argini' poter discutere e consolidare altre alternative, sempre ammesso che ne esistano e che non siano altrettanto dolorose come quelle esplorate fino ad oggi?
Predicare un generico più o meno Europa può significare causare confusione nelle idee e nelle consapevolezze di chi ascolta? Per ( cercare di) avere maggiori e migliori consapevolezze su un tema scottante e complesso come questo, occorre a prescindere da tutte le strade possibili adoperarsi per ( cercare di) colmare le personali dosi di ignoranza in materie tanto difficili come quelle economico-finanziarie. Compito tanto complicato quanto, a prescindere da tutto, forse necessario per ( provare a) vincere ( o almeno comprendere) la complessità del mondo contemporaneo.