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L’Italia va a puttane: e noi pure. Ma non a stomaco vuoto

Creato il 13 settembre 2011 da Frankezze

L'Italia va a puttane: e noi pure. Ma non a stomaco vuoto
La cosa bella del declino è che avviene lentamente, che intanto puoi ordinare da bere. “Rome wasn’t built in a day” e allo stesso modo l’impero Romano non è caduto in poco tempo: secoli, ci vollero. Pensate che già nel primo secolo dopo Cristo gozzovigliavano da fare schifo: l’ottimo Petronio ce lo raccontava nel Satyricon e tutti pensavano “questi durano poco”, leggendo disgustati le scene della cena di Trimalcione. Quattrocento anni, ci vollero: abbacchio più, abbacchio meno.

Stasera vado a cena col mio amico Mario Pocanzi. Viviamo entrambi nella capitale di un Paese che sta facendo cacare sempre di più, anno dopo anno (e quest’estate siamo andati in vacanza in un Paese che stava anche peggio, la Grecia). Nascono sempre meno bambini che frequenteranno scuole che cadono a pezzi e faranno sempre più fatica a trovare lavoro in un sistema che garantirà loro sempre meno diritti e meno tutele. Non si sa fra quanto, ma è certo che un posto così o finisce in rovina o finisce in mano ad altri.

Ma il mio amico Pocanzi Mario ne ha viste di cose splendere e poi crollare. Ed è rimasto indifferente a tutte. In un “embè?” si potrebbe riassumere la sua vita e quella delle decine di generazioni di Pocanzi Settimio, Artemio, Amilcare… L’importante per tutti loro è stato tenere in esercizio quotidiano il muscolo massetere, lo sfintere e – perché no – quell’artro muscoletto / che fa omo l’omo nostro.

Il mio amico Mario Pocanzi è sordo ai richiami della Bce: la priorità è masticare, stasera. Decisivo è l’uso del guanciale, nell’amatriciana, oppure di una pancetta che riesca a spacciarsi bene per guanciale. Poi il vino dei Castelli deve scendere giù senza far rumore, ma non deve essere annacquato. O se è annacquato, che sia annacquato senza offendere la Chiesa. Poi, se i broccoletti ripassati faranno il lavoro loro, sfonderemo direttamente – senza passar da casa – il cesso della Sora Enza, che è la trattoria dove andiamo, dove c’è sempre pronto per noi un cestino di pane e vaffanculo.

Indi, tirato lo scarico, si porrà il problema delle mignotte. Anzi, delle mezze mignotte, che le mignotte intere non ce le possiamo permettere (e le mignotte vere hanno già preso il volo per nazioni con un miglior rapporto deficit/Pil). Co’ ‘na mezza porzione a cranio de Mariolina, una vecchia battona tesserata Spi, avremo allontanato anche oggi lo spettro della pippa in solitario. A tenere lontano lo spettro della crisi ci pensa l’alitosi di Pocanzi Mario.


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