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L'Italia vista da qui

Creato il 28 ottobre 2011 da Mariantonietta @marialisbona
Oggi ho letto due post di Zia Atena e di Piperpenny, che mi hanno ispirata e fatto riflettere non poco.Si parla della situazione in Italia e di come noi, italiani all'estero, la vediamo e la viviamo.Il dato che più di tutti mi sembra preoccupante è quello riguardante la disoccupazione, specialmente quella giovanile. Ed è ovvio che se uno non guadagna, non spende, non si può creare una famiglia, non può sostenere l'affitto di una casa (figuriamoci se può comprarla) e siamo tutti fermi a casa di mamma e papà, sempre più scoraggiati ed immobili.Io certe volte mi sento di aver tradito il mio paese, sono scappata in un posto dove la mia famiglia possa vivere meglio di quanto facesse in Italia, lasciando tutti lì a lottare per andare avanti. E malgrado questo sentimento, tanti altri contrastanti mi si agitano dentro. Il primo fra tutti è la rabbia per come vanno le cose e per l'accettazione passiva che tutti sembrano avere al riguardo. Mi sembra che mentre il paese va a rotoli tutti ci giriamo dall'altra parte, concentrandoci sulla partita o sulla nuova puntata di Grey's Anatomy.Non so cosa si può fare al riguardo, non ne ho idea, mi sembra che tutto stia scivolando dentro un vortice che non ha appigli, neanche più la speranza di poter cambiare le cose. Questo perché penso che il vero problema dell'italia non sia il nano governante, ma chi ce l'ha messo. Il vero problema è la mentalità dell'italiano medio, il furbo che se può ruba, che se può evade le tasse, che equivale a rubare. Ed è più difficile abbattere questo tipo di mentalità che far cadere un governo indegno.E quindi faccio parte di quella categoria di expat che solo al pensiero di dover ritornare in patria rabbrividisce. So che la mia esperienza a Lisbona ha una data di scadenza, che sia tra due, tre o quattro anni, so già che arriverà il momento di fare i bagagli. E se prima di partire per questa avventura ero certa che sarei tornata a Roma, ora non lo so più. E se si andasse a fare un'esperienza da qualche altra parte? E se facessimo crescere i nostri figli, se arriveranno, in un altro paese, magari dandogli possibilità che in Italia non avrebbero?Prima di lasciare l'Italia questi pensieri li rifiutavo in maniera categorica e non potevo immaginare di partire e non tornare mai più. Ma da quando sono qui è un'alternativa che considero sempre più di frequente.
Qualche giorno fa un ragazzo brasiliano appena conosciuto mi ha chiesto se mi piacesse più il Portogallo o l'Italia. Ho risposto che adoro entrambi. Lui mi ha chiesto: allora dimmi cosa ti piace di Lisbona e cosa dell'Italia. Ho iniziato dicendo che mi piace che qui ci siano tanti posti belli dove andare a leggere un libro, tanti spazi verdi, i mezzi pubblici che funzionano benissimo, iniziative di ogni genere alle quali poter partecipare. Poi, orrore! Mi sono bloccata perché non sono riuscita a dire una sola cosa dell'Italia che mi piaccia di più che qui. Ho concluso con un triste "l'Italia la amo perché è il mio paese, perché lì c'è la mia famiglia e tutti i miei amici".Credo, in definitiva, che anche se sono una traditrice della patria per averla abbandonata, ho il diritto di lamentarmene, perché io da qui, come tutti quelli che sono rimasti o tutti quelli che come me sono partiti, siamo accumunati dalla sofferenza che ci provoca vedere il nostro paese ridotto così.
Se alla fine deciderò di tornare spero di essere capace però di lottare, perché le cose devono cambiare.
L'Italia vista da qui

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