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L’italiana in Algeri: Donne, Pirati e… Tanti Guai!

Creato il 31 ottobre 2012 da Dietrolequinte @DlqMagazine
L’italiana in Algeri: Donne, Pirati e… Tanti Guai!

Dopo un’assenza di 18 anni, torna al Teatro Massimo Bellini di Catania “L’italiana in Algeri” di Gioachino Rossini (in scena fino al 3 novembre). Considerata dallo scrittore francese Stendhal “la perfezione del genere buffo” per l’equilibrio nel mescere sentimentale, serio e buffo, l’opera viene proposta con l’allestimento del noto conduttore televisivo, nonché regista di teatro lirico e di prosa, Michele Mirabella. Il dramma giocoso del librettista Angelo Anelli, già musicato da Luigi Mosca nel 1808, venne ripreso nel 1813 da Rossini, e tanto fu il successo che ebbe già alla prima rappresentazione al Teatro S. Benedetto di Venezia, da costituire, insieme a “Il barbiere di Siviglia” e al “Guglielmo Tell”, uno dei lavori del compositore maggiormente allestiti nei teatri lirici. L’opera, composta da Rossini ad appena 21 anni, si ispira a una vicenda di cronaca realmente accaduta nel 1805: il rapimento da parte dei corsari di una signora milanese che, condotta nell’harem del Bey di Algeri Mustafà-ibn-Ibrahim, aveva poi fatto ritorno in Italia. Spicca nella commedia proprio la bella schiava italiana Isabella, interpretata dal mezzosoprano Antonella Colaianni, che con abile astuzia e fascino riesce a soggiogare del tutto il Bey (Simone Alaimo), che, stanco della propria moglie Elvira (Sonia Peruzzo), ha convinto lo schiavo italiano Lindoro (Federico Lepre) a sposare quest’ultima in cambio dell’opportunità di poter rientrare in Italia. Il caso vuole che Isabella sia la fidanzata di Lindoro, rapita dai pirati durante le ricerche del suo amato, scomparso insieme al compagno di viaggio Taddeo (Giuseppe Esposito), anch’esso innamorato di Isabella. Sarà proprio grazie alla sagacia della ragazza che riusciranno a fuggire da Algeri.

una immagine di Litaliana in Algeri Foto Giacomo Orlando 1 620x413 su L’italiana in Algeri: Donne, Pirati e... Tanti Guai!

Eppure nell’allestimento di Michele Mirabella a risaltare è il Bey di Simone Alaimo, baritono palermitano con un’esperienza trentennale, che col suo temperamento istrionico e la sua vibrante e solida voce interpreta in maniera frizzante e mai banale il sultano tratteggiato da Anelli come caricatura di un dispotico, arrogante e capriccioso tiranno. Lungamente applaudita anche il mezzosoprano Antonella Colaianni, che interpreta magistralmente la donna italiana scaltra e amabile, risoluta e dolce, l’unica figura sfaccettata e caratterizzata dell’opera, che risentendo ancora della commedia dell’arte, presenta per lo più dei “tipi” codificati che dei personaggi caratterizzati. Degna di nota la prestazione del Coro e dell’Orchestra del Teatro Massimo Bellini diretta da Giuseppe La Malfa. Molto evocativi la scena e i costumi curati da Alida Cappellini e Giovanni Licheri, che tra ori, veli e grandi cuscini hanno riproposto in maniera elegante e non stucchevole l’esotica atmosfera di Algeri, rendendo inoltre colorato, giocoso e buffo il Coro di Eunuchi nel loro costume leggermente succinto. Particolarmente interessante la scelta non convenzionale di aprire il sipario già con la sinfonia iniziale, che mostra con i movimenti di un telo e giochi di luci la tempesta che si abbatte sul vascello italiano.

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Decisamente eccellente la regia di Michele Mirabella, che da uomo di cultura ci offre una lettura raffinata e rispettosa della tradizione di un’opera che può essere considerata una critica non troppo velata dell’epoca di passaggio in cui visse Rossini, la cui differenza con la musica settecentesca si manifesta nella trasfigurazione della parola (nella quale l’Illuminismo aveva fede assoluta) che viene ridotta a suono senza senso. L’armoniosa organizzazione dell’opera nella proporzione delle parti (nella quale si trovano numerosi gli ensemble) e la preponderanza del canto fiorito, espressione per il compositore di bellezza e godimento estetico, si legano al comico-grottesco del personaggio del Bey e di Taddeo, ultimo rappresentante dei cicisbei, e all’astuzia femminile di Isabella, che come la Mirandolina goldoniana sa dosare dolcezza e scaltrezza e con particolare arguzia volge a suo favore “i capricci della sorte”.

Fotografie di Giacomo Orlando per il Teatro Massimo Bellini di Catania


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