Eh, non si fa in tempo a bastonarne uno che subito spuntano gli altri ad esigere il medesimo trattamento. Ieri avevo scritto delle disavventure della povera Michaela Biancofiore (sul Corriere, peraltro, se ne è occupato persino Stella, concentrandosi sugli strafalcioni linguistici di questa indomita paladina dell’italianità). Ma per non lasciare del tutto sola la collega di partito nella sua alquanto penosa traversata nel deserto, oggi è spuntato anche il “moderato” e gran censore di blog Giorgio Holzmann. Pubblico di seguito il fondo di Toni Visentini che ovviamente condivido al 100%.
Povero Presidente Monti! Prima l’on. Michaela Biancofiore con la sua ”Todesmarsch” degli italiani e poi l’on. Giorgio Holzmann con la sua ”pulizia etnica”: come se di problemi Monti non ne avesse abbastanza, come se non gli fosse sufficiente l’aver davanti l’impresa di salvare l’Italia tutta intera, l’Euro e dunque pure tutta l’Europa. Adesso gli tocca anche salvare ”gli italiani dell’Alto Adige” dai guasti combinati dal governo… Berlusconi. E a chiederglielo – un misto di paradosso e di faccia tosta – sono proprio i due parlamentari simbolo locale di quel governo che hanno sostenuto, amato, esaltato salvo poi scoprire, fuori tempo massimo, che gli importava poco o niente dei famosi ”italiani dell’Alto Adige”: molto meglio e molto più utili un paio di astensioni Svp in Parlamento.
Il fatto è che tra Biancofiore ed Holzmann, con relativi adepti al seguito, continua la sfida all’ Ok Corral, il duello all’ultimo sangue alla fine del quale ci sarà la conquista del partito ed allora, come ci ha insegnato in questi anni una politica truculenta, non si faranno prigionieri. In questa sfida – ed il grave sta proprio qui – l’arma che entrambe le fazioni hanno deciso di usare e’ quella del patriottismo nazionale e dei simboli fascisti. Insomma, si va avanti per l’antica strada che per decenni ha tenuto congelati non solo migliaia di consensi ma anche le energie di tantissimi nostri concittadini cullandoli nella falsa illusione che vivere a Bolzano-Bozen è come abitare a Sassari o Rovigo. Su questa strada si è mosso pure il Presidente del Consiglio provinciale Mauro Minniti andando in giro a deporre corone sugli ossari. Poi sono arrivati anche i giovani del partito armati di tricolori a ripescare il monumento alla Vittoria come monumento ai caduti. Sull’altro fronte interno al Pdl, l’on. Biancofiore si ė messa a scrivere al ministro Tremonti ( che pure è il più odiato dai berlusconiani doc) per chiedergli di mettere una toppa a quanto fatto dal suo collega ministro Bondi. Oggetto del contendere è il duce a cavallo di piazza Tribunale considerato specchio e simbolo di una italianità che per loro pare non esistere se non legata al fascismo. Poi, non bastasse, c’è stato il discorso alla Camera sulla ”Todesmarsch”.
Ora – non facciamoci mancare nulla – è la volta dell’on. Holzmann. Evidentemente non ci sta a farsi bollare come moderato (o peggio) dai suoi rivali interni. Ed anche lui – come Biancofiore a Tremonti – si è messo a scrivere rivolgendosi però allo stesso Monti. I temi sono sempre quelli: cartelli di montagna, toponomastica e Duce a cavallo. Il tutto sotto la voce ”pulizia entica” che però – ultima stilettata alla Biancofiore ed al patron politico – attribuisce non al comportamento del ministro Bondi ma ”all’accordo Frattini-Durnwalder”. Signor Presidente Monti, è il tono della missiva di Holzmann, ”la invito a soprassedere”.
Insomma, sulle macerie di un centrodestra altoatesino sempre più diviso, frastornato e soprattutto disilluso, l’unica idea venuta in mente ai suoi litigiosi dirigenti è quella di tornare al passato ed alle certezze di un nazionalismo che ha già dimostrato il proprio fallimento. Sì, l’Italia rischia di andare a rotoli ma noi teniamoci ben stretto il nostro Duce a cavallo. Intanto però – tra errori della lettera di Biancofiore a Tremonti e virgole ballerine della lettera di Holzmann a Monti – non sarebbe male se i nostri difensori dell’italianità si prendessero un po’ più a cuore anche la lingua italiana.
Corriere dell’Alto Adige, 23 novembre 2011 (pubblicato col titolo “L’italianità riscoperta”)