L’Italiano medio, la grande tribù, le piccole tribù

Creato il 12 dicembre 2013 da Mcnab75

All’indomani delle elezioni primarie del Partito Democratico, leggevo un po’ di status su Facebook. Sono ottimi per inquadrare meglio persone di cui magari sappiamo pochissimo. Tra i tanti commenti ce n’è uno in particolare che mi permetto di citare. L’ha scritto Michele Monina, scrittore prolifico, senza peli sulla lingua, che apprezzo proprio per la sua sincerità (anche quando essa può far male). Vi cito il suo status.

A leggere qui, tutti guardano X-Factor, che fa circa un milione di spettatori, se va grassa, tutti leggono Foster Wallace, e tutti votano Civati. Il mondo reale è fatto di Carlo Conti e Maria De Filippi, di Fabio Volo e di Matteo Renzi.

Per “qui” s’intende su Facebook.
Ora, non entro nel merito politico, perché su Matteo Renzi il mio giudizio è in stand-by. Mi concentro perciò sul concetto generale espresso da Monina, che è interessante e tristemente veritiero.

L’avrete notato anche voi: su Facebook quasi tutti sembrano disprezzare le becere espressioni nazional-popolari (X-Factor, Carlo Conti, Barbara D’Urso, Studio Aperto). Quasi tutti votano i candidati politici più presentabili, disdegnano Berlusconi, non leggono Fabio Volo, non ascoltano Laura Pausini. Senza scivolare negli orrori del fenomeno radical chic, c’è comunque la necessità di prendere le distanze da quelle persone che riteniamo talmente insulse da abbassare il quoziente d’intelligenza di chi le considera miti da seguire (da votare, da ascoltare, da vedere in TV, etc etc).

Poi, puntualmente, fuori dalle bacheche bianco-blu di Facebook, le elezioni le vincono Berlusconi e Beppe Grillo, i dischi li vende Laura Pausini, Carlo Conti e Barbara D’Urso fanno incetta di ascolti in televisione.
Com’è possibile?
Le spiegazioni sono due. La prima – molto semplice – è che alcuni di noi mentono (quantomeno sui social network). La seconda, un po’ meno semplice, è che il micromondo che ci creiamo su Facebook è più o meno sagomato sui nostri gusti, e quindi non corrisponde necessariamente al mondo reale.
Io, per dire, seguo soprattutto artisti (scrittori, fotografi, grafici, fumettisti). Facile che, alla fin fine, abbia una percezione di commenti e status affini alle cose di cui mi interesso quotidianamente. Per dire, non mi sognerei mai di iscrivermi a un gruppo di fan di Laura Pausini o di sostenitori di Silvio Berlusconi. Poi, avendo 1400 amici, qualcuno filtra comunque, ma rimane in minoranza.

Io però non ho un approccio conflittuale con questo problema. Anzi, da appassionato sostenitore delle idee di Seth Godin, ritengo che essere in minoranza sia un vantaggio, non un handicap.
O, proprio come lo spiegherebbe Godin, essere strambi è una gran bella cosa.
In un modo uniformato all’eccesso, per distinguersi e per avere successo occorre individuare e “riempire” le nicchie di mercato. Questo è il periodo storico perfetto per portare avanti un progetto diverso da quello di tutti gli altri, raggiungendo quelle minoranze – quelle tribù – che aspettano qualcosa del genere, che probabilmente ancora non esiste.
Io, nel mio piccolo (piccolissimo), sto cercando di fare qualcosa del genere coi miei ebook. Racconti e romanzi che vanno appunto a coprire delle nicchie di mercato che l’editoria italiana semplicemente ignora.

Il discorso vale dunque soprattutto a livello commerciale, ma non solo. La stessa cosa funziona infatti anche per elaborare un manifesto culturale, un’idea filosofica, perfino uno stile di vita. Cercare di convertire tutti alle cose che noi riteniamo giuste è impossibile, e forse anche sbagliato.
Cercare invece di raggiungere quante più persone propense ad ascoltare ciò che noi abbiamo da dire, senza forzature, è sacrosanto. E se queste persone non sono la maggioranza, meglio ancora. Personalmente ho il terrore dei movimenti popolari, di quelli che ragionano più con la pancia che con cervello. Penso che sia giusto osservarli e studiarli, ma non cavalcarli.

Ma forse il mio è un modo di vedere le cose troppo distaccato e poco emotivo, chissà.

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(A.G. – Follow me on Twitter)

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