In rete si legge che
“E’ un film di grande impegno civile che sicuramente appartiene ad un nuovo corso editoriale importante. Ne sono molto orgoglioso. Credo sia fondamentale che il cinema e la fiction, che oggi spesso sono una cosa unica, si dedichino alla realtà e all’impegno sociale, perché diventano un momento di crescita. Il grande Zavattini insegnava che bisogna pedinare la realtà, seguirla, trovarla parlando con la gente e tentare di raccontare le storie che sono attorno a noi. È un modo, credo, per capirne pregi e difetti e magari tentare di migliorare, nel piccolo, la società”.
“L’Assalto racconta una storia molto bella, veritiera. Non è legata ad un imprenditore con un nome e un cognome, ma è una storia tratta da tante drammatiche storie che sono accadute in Lombardia e nel Nord Italia. Si tentava di “spacciare” il concetto che al Nord la mafia non esistesse e che ci fossero solo pochi casi isolati, sparuti. Poi invece si è scoperto che esiste un sistema-mafia che si è insinuato in modo potente. Questo film è dedicato proprio a tutti quegli imprenditori, e purtroppo sono ancora pochi, che hanno avuto il coraggio di ribellarsi, di parlare alla magistratura e di confidarsi con le forze dell’ordine, ma anche a tutti quelli che il coraggio lo troveranno, speriamo, magari anche grazie a questo film.”
Diego Abatantuono vestirà i panni del protagonista, Giancarlo Ferraris, un imprenditore che si ritrova in difficoltà per la crisi e i debiti e che viene assediato dalla criminalità.
“Ho fatto molti film e le emozioni, ogni volta, sono tante. L’Assalto, in particolare, racconta una storia drammatica che ovviamente impone una grande riflessione. C’è però un antefatto che permette agli attori, e quindi anche al film stesso, di avere sfumature brillanti prima che il dramma si sviluppi. Direi che questo lavoro si caratterizza proprio per la sua grande credibilità quotidiana. Si parte allegri e si arriva commossi”
Corsivetto dal blog di Davide Maggio
Sulla Repubblica di qualche mese fa leggiamo una bella intervista ad Abatantuono spiega il carattere di Ferraris, il protagonista del film.
“Certo sei condizionato perché la ‘ndrangheta non fa ridere nessuno. Il mio Ferraris è un imprenditore milanese di quelli veri, che stanno nei cantieri, abbronzato come i muratori e i capimastri: è uno che ha fatto fatica. Ha perso la moglie, ha una figlia che studia. È talmente legato ai suoi operai, che quando dovrebbe licenziare, prova a resistere. E lì subdolamente il serpente si insinua e comincia a fargli assaporare l’ipotesi di una soluzione. Capisce che sta per essere messo in mezzo, ma non vuole rendersene conto, finché la ‘ndrangheta non lo divora”.