Dopo un periodo di addestramento comune, un gruppo ha avuto accesso ad un cibo a basso contenuto di grassi e l’altro ad un cibo ad alto contenuto di grassi (grassi simili a quelli presenti nel formaggio, nella carne, nell’olio di semi di cotone e nell’olio di cocco).
Questi ultimi sono spesso collegati allo sviluppo di malattie cardiovascolari e di alcuni tipi di cancro. Una volta ripresentati ai due gruppi gli esercizi relativi all’addestramento ricevuto, si è visto che quello che aveva seguito una dieta alimentare ricca di grassi saturi presentava difficoltà di memoria e apprendimento, capacità di cui è responsabile l’ippocampo.
I ricercatori hanno anche scoperto che la barriera emato-encefalica presente nel loro cervello permetteva il passaggio di un colorante che solitamente non ha facile accesso a quest’area del corpo. Inoltre, i topi che non presentavano questi disturbi tendevano a consumare meno cibi grassi rispetto a quelli obesi. Questo suggerirebbe l’esistenza di una specie di circolo vizioso.
Chi assume cibi ipercalorici tende a danneggiare la funzionalità del proprio ippocampo; ciò causa un peggioramento della sua memoria e della sua capacità cognitiva, mettendolo nella condizione di non comprendere più quale possa essere una porzione ragionevole di cibo; questo quindi lo porta ad esagerare. In conclusione, chi mangia più alimenti ricchi di grassi tende a mangiare sempre più alimenti ricchi di grassi.
Questo è un circolo vizioso di obesità e declino cognitivo. I suddetti risultati sono compatibili con altri studi che suggeriscono l’esistenza di un legame tra l’obesità umana presente nelle persone di mezza età e una maggiore probabilità di sviluppare la malattia di Alzheimer ed altre demenze cognitive.
Secondo gli studiosi, gli obesi che riescono a perdere peso ed a tornare ad una buona forma fisica non possono comunque recuperare completamente la funzionalità del loro cervello. Inoltre, per loro risulta più difficile allontanarsi totalmente dai cibi grassi.