Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori. (Matteo 5, 43-44). E’ un sentimento, un cultura unica che anche per un solo momento coinvolge il bene e il male fino a far emergere imprevisti nascosti e mettere in comunione vincitori e vinti. Nella poesia assemblata da Fabrizio De Andrè appaiono personaggi fragili o che sono schiacciati da ciò <<che non gli manca>>, forse per questo ognuno di noi anche se in maniera superficiale è “tormentato” da Fabrizio.
Leggendo La Guerra di Piero, una delle sue canzoni antimilitariste che riaffiora il detto <<Chi di spada ferisce, di spada perisce>>. E’ un testo a rime baciate, mai accusatorie, che narra di un soldato spaesato nella guerra, un testo che dipinge una volta per tutte il destino mortifero e mortale dei disgraziati in divisa che seguono le responsabilità dei “masters of war” (cantati da Bob Dylan).
Fermati Piero, fermati adesso – lascia che il vento ti passi un po’ addosso, dei morti in battaglia ti porti la voce, chi diede la vita ebbe in cambio una croce.
De Andrè in queste strofe canta che basterebbe fermarsi per ascoltare la voce della storia, ma fermarsi non è sempre possibile quando ci si trova tra sporchi ingranaggi o in mezzo ad una guerra. Piero si trova in fondo ad una valle davanti al suo nemico di <<identico umore>>, decide di riflettere sull’ordine, sulla consegna tramandata dall’amor patrio, il dovere di sparare <<in fronte o nel cuore>>. Piero disobbedisce, guadagnandosi l’eternità ascoltando la voce dell’ umana fratellanza.
Cadesti a terra senza un lamento e ti accorgesti in un solo momento che il tempo non ti sarebbe bastato a chieder perdono per ogni peccato.
Il nemico di Piero non la pensava allo stesso modo, non <<ricambia la cortesia>>, preferisce lasciarlo dormire in un campo di grano con indosso una medaglia che rappresenta obiezione di coscienza.
Fonti: “Il Vangelo Secondo De Andrè”, Paolo Ghezzi.