Le storie seguenti, frutto della mia fantasia, narrano leggende popolari nord europee ed italiche esistenti.
Il prete
La Santa Messa della vigilia di Natale era terminata. Le campane picchiavano solennemente la mezzanotte.Mentre la gente scompariva lentamente dalla chiesa come lumi in balia del vento, abbandonati alla gelida notte e a quella fitta neve ricoprente.Sistemai l'altare, tra le docili melodie che lentamente soffocavano in lontananza, di pifferi e tamburelli e di bambini festosi. Levai la mia vecchia tunica e chiusi la sacrestia, rimasi solo con la mia candela ed il vecchio Abraham, l'erborista del paese, un uomo colto, misterioso e solo a tal punto da dialogare con se stesso. Era magro come la bacchetta di un nocciolo affranta dall'autunno, e amava a tal punto l'esoterismo che fu allontanato dagli insegnamenti accademici.Stringeva la sua borsa in cuoio e non appena fui da lui illuminandone il viso sorrise e mi disse di aver con sé tutto l'occorrente; l'erba di San Giovanni, il fiore estivo usato per combattere le anime che tornavano sulla terra, un rametto di alloro per allontanare il demonio e i suoi oscuri servitori, ed un ramo di biancospino i cui i suoi frutti rossi difendevano dagli attacchi delle forze maligne.Uscimmo silenziosamente dalla chiesa e ci avviammo verso il desolato cimitero, la fiamma della mia candela danzava impaurita in quella macabra atmosfera che si stava creando tra la nebbia e l' impietoso canto del vento.Giunti al campo santo ci nascondemmo dietro una colonna del portico e chiesi al vecchio Abraham quando sarebbero “apparsi”, ma lui tacque come questa notte che improvvisamente smise di ansimare.Le Campane rintoccarono l'una.Eccoli! Sussurrò il vecchio in un lamento, e dopo un lampo di luce apparvero le ombre di chi sarebbe morto entro la fine dell'anno venturo. Vedemmo i loro volti, riconobbi la maestra ed il vecchio mugnaio, camminavano in fila percorrendo il gelido corridoio del cimitero ma non appena la fine del gruppo stava per apparire scorsi il mio viso fra quelle ombre che mi fissava divertito per poi sparire nel nulla.( Natale rappresentava in molte credenze la possibilità di prevedere il futuro ed era un periodo dove il paganesimo manteneva vivo il suo antico ricordo con le sue tradizioni e superstizioni, in questo periodo nero la morte del sole e della luce segnavano le antiche paure della morte e del male.)
I KrampusIl raccolto dell'anno fu misero, e alle porte del Natale il granaio era spoglio di ogni provvista per il lungo inverno e presto la fame e la miseria bussarono alle porte del mio piccolo villaggio di montagna.Decidemmo quindi noi giovani del paese di travestirci usando imponenti pellicce di animali, grosse piume di rapaci e corna su di una maschera orribile per terrorizzare gli abitanti dei paesi vicini e prender le provviste per il lungo gelo.Non conoscevamo bene chi dietro quelle maschere si nascondesse, ci ritrovavamo di notte intimoriti e con le fiaccole partivamo per spaventare e far fuggire i paesani limitrofi portando via con noi le loro provviste.Ben presto la violenza nacque da parte di uno di noi, che appena poteva, oltre che a spaventare malmenava le vittime brutalmente e seduceva i più giovani con strane dottrine ed idee.Una notte presi dal dubbio osservammo lo strano individuo e con spavento e terrore ci accorgemmo che le sue orme lasciate nella neve erano simili a zoccoli di un grosso animale, e le zampe ricordavano quelle di un caprone. Presi dal panico chiedemmo allo strano individuo di togliere l'orribile maschera, e messo alle strette rivelò la sua oscura verità. Sfuriando inferocito gridò il terribile segreto «sono il diavolo».Impauriti pregammo il vescovo Nicolò di venire (San Nicola, l'origine di Babbo Natale) per esorcizzare la malefica presenza, e dopo un duro combattimento il diavolo venne sconfitto e costretto a fuggire lontano per trovar riposo.Per noi giovani invece, come lezione, ogni anno avremmo dovuto vestirci da demoni sfilando lungo le vie dei villaggi e questa volta non più derubando la povera gente ma portando doni.Naturalmente accompagnati dal Santo vescovo Nicola.
Simone De Bernardin