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L’oceano in fondo al sentiero di Neil Gaiman

Creato il 04 gennaio 2014 da Nasreen @SognandoLeggend

L’oceano in fondo al sentiero

di Neil Gaiman

autore

Neil Gaiman

Neil Gaiman Nato in Inghilterra nel 1960, vive negli Stati Uniti. È un artista dalle molte facce: giornalista legato al mondo del rock, autore di raffinati graphic novel come quelli della serie ‘The Sandman’, sceneggiatore televisivo e scrittore tra i migliori della sua generazione. Ha ricevuto numerosi premi: tra i più importanti, la Newbery e la Carnegie Medal per Il figlio del cimitero e l’Hugo Award per il romanzo American Gods. Ha scritto numerosi racconti e romanzi per ragazzi di grande successo. Con Mondadori ha pubblicato Stardust, Coraline, Il cimitero senza lapidi e altre storie nere, Il figlio del cimitero, Il ragazzo dei mondi infiniti, I ragazzi di Anansi, Buona Apocalisse a tutti !, Odd e il gigante di ghiaccio, L’oceano in fondo al sentiero e i racconti illustrati I lupi nei muri, Il giorno che scambiai mio padre con due pesci rossi, Mirrormask, Ciù e il giorno del grande starnuto.

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Titolo: L’oceano in fondo al sentiero
Autore: Neil Gaiman (trad. C. Prosperi)
Serie: //
Edito da: Mondadori (Collana Strade Blu Narrativa)
Prezzo: 17,50 €
Genere: Narrativa moderna e contemporanea
Pagine: 192 p.
Voto: 
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L’oceano in fondo al sentiero di Neil Gaiman
 
L’oceano in fondo al sentiero di Neil Gaiman
 
L’oceano in fondo al sentiero di Neil Gaiman
 

Trama: Sussex, Inghilterra. Un uomo di mezza età ritorna alla casa della sua infanzia per un funerale. Sebbene la casa non ci sia più da un pezzo, l’uomo è irresistibilmente attratto dalla fattoria in fondo al sentiero, dove a sette anni aveva conosciuto una ragazza fuori dal comune – Lettie Hempstock-, sua madre e sua nonna.
Erano decenni che non pensava più a Lettie. Eppure non appena si siede vicino allo stagno (quello stagno che lei sosteneva essere un oceano) accanto alla vecchia fattoria in rovina, ecco che il passato ritorna con i suoi ricordi, troppo strani, spaventosi e pericolosi per essere ricordi di episodi davvero successi a qualcuno, tanto meno a un ragazzino.
Quarant’anni prima un uomo, un inquilino della casa di famiglia, aveva rubato la loro auto, dentro la quale si era suicidato proprio in fondo al sentiero. Quella tragica morte aveva evocato antiche forze che andavano lasciate in pace. Si erano scatenate oscure creature che venivano da chissà dove e il narratore era dovuto ricorrere a tutte le sue risorse per sopravvivere. L’orrore più terribile e minaccioso aveva creato devastazioni indicibili. E lui, ai tempi solo un ragazzino, disponeva come unica difesa di tre donne che vivevano in una fattoria in fondo al sentiero… La più giovane di loro affermava che lo stagno è un oceano. La più anziana si ricordava del Big Bang.

estratto

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Recensioneù
di molly68

Leggendo questo libro, a ogni pagina non potevo fare a meno di pensare: “Sì, finalmente! Sì! QUESTO è un patto di sospensione dell’incredulità!”.

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D’altronde, non avrei dubitato che con Gaiman il mio accordo fosse al sicuro. Questo scrittore ha un dono: non c’è bisogno che spieghi nulla, né che fornisca regole perché il lettore entri totalmente nel suo mondo. Il suo universo parallelo s’intrufola nel nostro (un po’ come avveniva in Nessun dove) e il confine tra realtà e fantasia è così labile da non riuscire a distinguerlo; non ci si pongono domande sul perché, sul come, sul dove, perché la credibilità è tale da non doversi interrogare.

 

salina
Forse la trama semplice, in cui s’incastrano come in un fantastico puzzle eventi, emozioni, personaggi, potrebbe risultare a un primo sguardo meno complessa di quanto ci si attenderebbe: l’autore stesso ha classificato il romanzo come destinato agli adulti ma che può essere letto anche dai bambini e qualcuno potrebbe scambiare la semplicità per disattesa delle aspettative. Tuttavia, non lasciatevi ingannare. C’è molto più di quel che sembra in questo libro; metafore su metafore, che solo un adulto può comprendere, benché siano narrate con gli occhi di un bambino. Pare uno stagno, ma a guardare meglio ci si rende conto di trovarsi davanti a un oceano.

Un bambino spaventato dalle assurdità del mondo adulto, un’orribile baby sitter dall’aspetto angelico, tre superbe donne che appartengono a una dimensione tutta loro, un cercatore di opali, un padre con il quale nascono le prime incomprensioni, una sorella insopportabile, i gatti, la luna, lo stagno… Tanta la carne che Gaiman mette al fuoco, nascondendo in ogni personaggio o avvenimento un valore, una sensazione, un significato: l’innocenza dell’infanzia, il valore dell’amicizia, l’avidità, il tradimento, il rapporto genitori-figli (in quest’ordine; non il “complesso di Oreste”, in cui il figlio desidera la morte del padre, ma il contrario), la scoperta della malizia e della sessualità, la paura, il sacrificio, la morte.

A rischio di apparire monotona, vi invito nuovamente a non farvi ingannare dalla linearità della trama.

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Il protagonista è un bambino di sette anni, quindi è giusto che il linguaggio sia semplice. Il punto di vista è il suo, quindi è normale che l’intreccio sia poco complesso. Tuttavia la storia è un tuffo nel passato vissuto da un uomo di quarantasette anni. Un uomo che spesso (benché non ne abbia memoria) ritorna in fondo a quel sentiero e recupera esperienze (apparentemente) dimenticate.
Il ritorno di quest’uomo (che resta senza nome per l’intero racconto, come a significare che potrebbe trattarsi di chiunque, compreso chi in quel momento sta leggendo) alla fattoria delle donne Hempstock – non ci sono uomini nel loro territorio, in un sottinteso omaggio a una concezione matriarcale dell’universo legata ad antichi miti – avviene ogni volta che egli è in difficoltà. Si immerge nel passato, recupera qualcosa e subito dimentica di essere stato lì.

Non si tratta di un ritorno al passato in senso letterale: le Hempstock (sono maghe? o sono dee? o cos’altro?) vivono in un luogo al di là del tempo e dello spazio, in cui si torna per ritrovare qualcosa di sé; è un viaggio nell’inconscio che consente al protagonista, ogni volta, di ritrovare una parte di sé, di recuperare le forze per affrontare il suo presente da adulto. Per questo dimentica di essere stato lì e, prima o poi, vi torna.

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Più che un omaggio all’infanzia, ho trovato questo “un po’ meno di un romanzo – un po’ piu di una novella” un tributo a quel bambino che è (più o meno) nascosto in ogni adulto, una specie di percorso di psicoterapia, in cui l’autore rivela il suo personale metodo per affrontare la vita: è nel passato che si possono recuperare le energie necessarie a superare le avversità del presente, è lì la nostra formazione, il nostro tesoro. Poi possiamo dimenticare tutto, almeno finché non ne avremo nuovamente bisogno.

E ogni volta che si torna in fondo al sentiero, ci si trova diversi e forse saranno diversi anche i ricordi, ma la forza che se ne trarrà resta immutata, come quella luna piena che splende in eterno sul retro della fattoria.

Bizzarro e assurdo sono termini che non hanno senso negli universi di Neil Gaiman, in cui realtà e fantasia diventano indistinguibili. La magia della sua scrittura è potente: la storia cattura, avvince, penetra fino al cuore. E vi rimane, come la scheggia che resta conficcata per sempre nel cuore del protagonista.

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