Yunus Emre è la risposta turca a Goethe e Cervantes. O meglio, agli istituti - tedesco e spagnolo - che portano il loro nome. La Turchia che aspira a diventare una potenza globale, che fa parte del G20 ed è membro non permanente del Consiglio di sicurezza dell'Onu per il biennio 2009-2010, ha infatti scelto come strumento privilegiato di politica estera la penetrazione culturale: e ha dato il via alla creazione di una fitta rete di istituti culturali e di centri di insegnamento della lingua turca in tutto il mondo - nell'area dell'ex Impero ottomano, più in generale nel mondo islamico ma anche in Occidente - che fanno capo a una fondazione, autonoma ma sotto l'egida del ministero degli Esteri e del ministero della Cultura e del Turismo, intitolata per l'appunto a Yunus Emre, poeta e mistico vissuto tra il XII e XIV secolo, a cui l'Unesco nel 1991 dedicò un intero anno di eventi in occasione del 750° anniversario della nascita.
Perché questa scelta? Perché Emre è stato uno tra i primissimi ad aver composto versi in turco e non in arabo o persiano, com'era il costume del tempo; perché le sue poesie, che trattano prevalentemente i temi dell'amore divino e del destino umano, hanno il pregio di rendere intellegibili e accessibili anche i più ermetici concetti della tradizione mistica; perché i suoi lavori e la sua figura restano estremamente popolari in numerose aree culturali, dall'Azerbaigian ai Paesi balcanici. La lingua, la cultura di ispirazione islamica ma universale, l'influenza.
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