In biologia i feromoni sono molecole di sostanze che vengono emesse da organismi viventi per inviare un messaggio ad altri individui della stessa specie, generalmente per via aerea, allo scopo di generare particolari risposte comportamentali. Un esempio di feromoni è rappresentato dai messaggeri molecolari che sono emessi da molti animali per attrarre gli individui della stessa specie e del sesso opposto, allo scopo di accoppiarsi, ma esiste un'ampia gamma di feromoni e, quindi, di tipologie di risposte fisiologiche differenti.
Solitamente i feromoni vengono associati alla comunicazione animale, ma sembra sempre più certo che anche gli organismi vegetali sappiano mettere in atto una qualche forma di comunicazione molecolare, al punto tale che si parla sempre più di "olfatto delle piante". Del resto, è risaputo che le piante abbiano acquisito capacità sempre più raffinate di attirare insetti impollinatori non soltanto grazie a colorazioni sgargianti dei fiori, ma anche all'emissione di molecole responsabili di odori piacevoli o zuccherini; tuttavia, è possibile che le piante sappiano anche comunicare tra loro?
Le piante, ovviamente, non hanno un naso, né dei recettori olfattivi come possiamo intenderli noi. Non possiedono un sistema nervoso, rispetto agli animali non compiono significativi spostamenti, eppure una linea di ricerca sempre più perseverante è sulla buona strada per dimostrare che anche le piante sono in grado di trasmettersi delle informazioni per via aerea, e la vera novità sta nell'ipotesi che l'emissione di particolari molecole possa addirittura essere un segnale d'aiuto tra membri di una stessa specie, oppure un segnale di richiamo per piante parassite. Onde evitare un post di lunghezza infinita, in questo considereremo il solo caso dei segnali che consentono alle piante parassite di cercare e nutrirsi a spese dei loro ospiti.
Cuscuta pentagona su stelo di pianta
di pomodoro
La ricercatrice Consuelo De Moraes della Pennsylvania State University, per verificare se e quanto nel parassitismo della cuscuta potessero essere coinvolti gli odori, ha allestito diverse tipologie di esperimenti. In uno di essi un germoglio di cuscuta era racchiuso in una scatola al buio, collegata attraverso un tubicino ad un'altra scatola, contenente una piantina di pomodoro, in modo che potesse passare l'aria: gli austori della cuscuta sono cresciuti tutte le volte in direzione della piantina di pomodoro, suggerendo che l'aria potesse fungere da mezzo di diffusione di qualche sostanza attraente.
In un'altra tipologia di esperimenti il germoglio di cuscuta veniva posto in prossimità di 2 tamponi di cotone imbevuti ciascuno con una miscela diversa: la prima conteneva un estratto di pomodoro, mentre la seconda solventi usati per conferire il sapore e l'aroma di pomodoro ad alcuni alimenti. Anche in questo caso Cuscuta è cresciuta senza esitazione verso la prima miscela.

Un'ipotesi interessante sostiene che in realtà non basta un unico "odore" ad attirare la cuscuta, bensì un insieme di composti che, in maniera sinergica, rappresentano un'irresistibile fragranza, proprio come noi siamo attirati dai tanti profumi di un bellissimo luogo naturale. Il pomodoro, infatti, oltre a produrre il beta-mircene, secerne anche altri 2 composti chimici volatili che attirano la cuscuta; il grano, al contrario, oltre al beta-mircene, produce il (Z)-3-esenil-acetato, che la cuscuta detesta più di quanto sia attratta dal beta-mircene.
Se dunque la capacità di recepire i messaggi legati a delle molecole specifiche può favorire una pianta parassita di un'altra specie vegetale nel raggiungere il suo obiettivo, nel prossimo post vedremo come la stessa capacità possa invece rivelarsi utile nell'instaurazione di una vera e propria collaborazione di squadra nell'ambito di individui della stessa specie. Volendo essere poetici per un attimo, potremmo definirla altruismo vegetale, anche se chiaramente tutt'altro che intenzionale o consapevole :-).





