Una sola parola può descrivere il comportamento dei tifosi giallorossi presenti all’Olimpico, e purtroppo quella parola è vergogna, vergogna per i soliti cori razzisti, vergogna per gli atti di violenza, vergogna per aver messo in pericolo donne e bambini che volevano solo sostenere la loro squadra del cuore, vergogna per aver mostrato ancora una volta che a Roma, come in altre città italiane, le parole fratellanza, popolo e nazione, restano parole prive di qualsiasi significato. Come si può leggere su Tuttoapoli.net le curve giallorosse erano già state avvisate che comportamenti simili avrebbero portato alla loro chiusura, ora si deve solo passare dalle parole ai fatti. Non è possibile, ogni qual volta si mette piede all’Olimpico, essere costretti ad ascoltare cori come“Vesuvio lavali col fuoco”, “Senti come puzza Napoli, Vesuvio pensaci tu”: non una volta; in totale saranno state almeno dieci le occasioni in cui sia la curva sud, covo del tifo giallorosso, che quella nord, hanno sputato sterco su Napoli e napoletani. Offese, non solo verbali: sin dal prepartita i tifosi della Roma presenti proprio in curva nord, hanno indirizzato, nei confronti del confinante settore ospite, fumogeni, petardi e monete. Ed è giusto ricordare che con la tessera del tifoso erano tante le famiglie, con bambini e donne al seguito, presenti nei posti riservati ai sostenitori azzurri. Il giudice sportivo ha già squalificato le due curve dell’Olimpico dopo la partita di campionato con il Napoli, disponendo però “che l’esecuzione di tali sanzioni sia sospesa per anni uno con l’avvertenza che, nel caso di specifica recidività nell’ambito di tale periodo, la sospensione verrà revocata e la sanzione si aggiungerà a quella deliberata per la nuova violazione”. Bene, caro Tosel, la recidività c’è stata: ora bisogna chiudere quei settori.