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L'omaggio di Papa Francesco in Bolivia al gesuita martire Luis Espinal

Creato il 11 luglio 2015 da Marianna06

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Mi è parso un gesto carico di  grande significato il sostare volutamente di Papa Francesco per una preghiera, mercoledì scorso, nel luogo dove fu ritrovato, trentacinque anni fa, il cadavere massacrato del sacerdote gesuita spagnolo Luis Espinal, martire della libertà della Bolivia.

Parliamo del chilometro 8 della strada per Chacaltaya.

Quello dove attualmente passa  l'autostrada per La Paz.

Sarò brevissima.

Attualità di un martirio, o meglio del martirio "sic et simpliciter", per quello che nella realtà è e che il testimone di Gesù deve mettere sempre in conto nel suo impegno a propagazione e  a difesa della Parola di Cristo.

E deve farlo, per di più in tempi come i nostri, che  stanno vedendo troppo spesso cadere sotto la mannaia di sgherri folli e crudeli tanti cristiani inermi in più parti del mondo.

E, poi, c'è l'abnegazione di un sacerdote,oltre che di un validissimo uomo di comunicazione ( Espinal era scrittore, poeta, critico cinematografico, regista), che trovava naturale nella sua missione spendersi per i poveri,  per gli ultimi,  per gli emarginati.

Quelli che Papa Bergoglio chiama  gli"scarti".

E farlo anche mettendo a rischio la propria vita.

Senza per questo considerarsi  affatto  un eroe.

E a testimonianza di questo suo pensare e, sopratutto, d' essere c'è la conferma in una poesia-preghiera degli anni giovanili, dove Lucho (così  chiamavano Luis Espinal gli amici)  scrive:" Il Paese non ha necessità di martiri ma di costruttori (...) e se quest'ultimi un giorno saranno chiamati a dare la vita, lo faranno con la semplicità con cui si assolve a un impegno in più e senza gesti melodrammatici."

Parole forti che ci devono far pensare , specie se ci fermiamo un attimo a osservare quelli che oggi  siamo e sono i cristiani in Occidente.

I cosiddetti cristiani "tiepidi".

Occidente-dicevo- che sia pure con i  tanti suoi problemi reali e irrisolti (la croce è parte della vita di ogni creatura umana a qualunque latitudine) , problemi che  tuttavia non  sono paragonabili alle iniquità e alle vessazioni, che hanno subito per secoli i popoli latino americani da parte dei colonizzatori europei prima e dai loro stessi dittatori e " terratenientes poi , è decisamente distratto.

Popoli di cui, invece, dovremmo imparare a conoscere bene la storia, in quanto certa povertà e/o assenza e difficoltà di sviluppo non sono mai casuali.

E ancora nessuna meraviglia, a prescindere  dalla precisazione  fatta in seguito da padre Lombardi, portavoce del Vaticano, per il dono che il presidente boliviano, Evo Morales, ha fatto a Papa Francesco.

Dono che Papa Francesco, assieme ad altri ricevuti, ha a sua volta donato alla Vergine di Copacabana.

E lo ha fatto in omaggio al popolo boliviano, prima di lasciare il Paese.

Mi riferisco al crocifisso in legno con in verticale il martello e, in basso, in orizzontale, la falce.

Nessuna simbologia ideologica se non , a mio parere, il simbolo di un mondo povero, un mondo contadino ed operaio,quello che realmente è il popolo boliviano, che tira avanti  stentatamente (se non con le eccezioni di pochissimi fortunati) con la fatica delle proprie braccia e  con il sudore della fronte tutta la vita.

Poi ci hanno detto che il crocifisso, così com'è stato realizzato, era tratto da un disegno appunto di padre Espinal.

E ci sta bene.

Anzi,l'originale,realizzato da Espinal negli ultimi anni di vita, lo possiede attualmente un altro gesuita, padre Xavier Albò, amico e confratello di Luis, che lo ha dato in prestito allo scultore boliviano Gastòn Urialde,  proprio perché realizzasse la copia da donare al Papa.

E che ci ha tenuto a precisare che esso, il crocifisso è segno di dialogo e null'altro.

Perché Luis Espinal era uomo di grande fede,che semmai ha sempre cercato un approccio costruttivo  anche con i marxisti e gli atei di cui non comprendeva l'ateismo.  

Ma non sempre è riuscito nell'intento.

Infine, se si ascolta con attenzione il discorso, quello che lo stesso Papa Francesco ha fatto nel corso dell'incontro con i movimenti popolari a  Santa Cruz de la Sierra, si capiscono moltissime cose.

Diviene chiara inequivocabilmente anche la simbologia del crocifisso.

E comprendiamo meglio pure l'uomo Bergoglio, il quale, in chiusura, invita i presenti, come fa sempre, a pregare per lui e, a chi per caso non fosse avvezzo a pregare, domanda almeno un pensiero.

                                             Marianna Micheluzzi 

    

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