Cosa c’è di vero in tutta questa faccenda umana, ma soprattutto cosa ne ha la parvenza? Forse la Realtà dei fatti è da cercare proprio nelle similitudini che compongono artificiosamente la nostra giornata. Pessoa riteneva che
l’ombra di un albero fosse più reale della conoscenza della verità, rinvenendo l’elemento determinate nella durevolezza temporale della frescura dovuta alla scura sagoma. Parole, queste ultime, che probabilmente costituiscono buon argomento in favore di una certa persistenza postuma alla definitiva perdita di funzionalità corporea. Non è il caso di dilungarmi su questioni del genere, quando fuori le onde battono sulla riva invitanti e la sabbia si arroventa. L’argomento autunnale si rimanda… per ora basta solo ricordare un anniversario di trasmigrazione dall’incerto esito:“Sta di fatto che il tempo è più reale di noi. Si potrebbe anche dire che la nostra sostanza è il tempo, che siamo fatti di tempo. Non sempre siamo fatti di carne e d’ossa: quando sogniamo, ad esempio, il nostro corpo fisico non importa, quel che importa è la nostra memoria e le immagini che tessiamo con essa. Questo appartiene evidentemente a un ordine temporale, non spaziale.”Jorge Luis Borges (24 Agosto 1889 – 14 Giugno 1986)