Nel settembre 2013, quindi pochi mesi fa, Cristina Biolcati ha pubblicato un racconto breve intitolato “L’ombra di Luca“, nella sezione ebook free della casa editrice Edizioni Leucotea. Un ebook da scaricare gratuitamente che vorrebbe essere un “banco di prova”, una sorta di “esperimento” per chi, come l’autrice, ha sempre pubblicato poesie.
La domanda per l’autrice è questa: può la sua prosa interessare il lettore? Per avere un riscontro in proposito, Cristina ha organizzato un concorso, con la collaborazione di Stella Maris, il blog “Scritturati” e “Oubliette Magazine”,che si è concluso il 18 novembre proclamando come vincitori Nicoletta Stecconi, Andrea Pergolini ed Angela Di Salvo.
Si trattava semplicemente di scaricare il racconto, ovviamente leggerlo e scrivere una sorta di recensione, le proprie opinioni in proposito. Di seguito si sono raccolte le parti più significative dei commenti dei partecipanti. A loro la parola, poiché hanno analizzato il racconto, ciascuno a proprio modo, in ogni sua sfaccettatura.
Ed ora vi lasciamo ad alcune citazioni delle recensioni più belle pervenute per il concorso “L’ombra di Luca”. Ricordiamo che per poter leggere tutte le recensioni nella loro interezza basterà cliccare QUI.
STRALCI DI RECENSIONI DE “L’OMBRA DI LUCA”
“È un piacevole racconto che, per la sua brevità, si può tranquillamente stampare o leggere in formato eBook. È un ritorno all’infanzia, visto attraverso gli occhi e il cuore di una persona ormai cresciuta e maturata. Molto parole che, per ingenuità, non sono mai state dette si scoprono alla base di un’amicizia di tutta una vita.” (Marina Lovato)
“I ricordi della nostra infanzia, a volte, sono quanto di più vero conserviamo nella nostra memoria. E non si dimenticano neanche in età avanzata…” (Stefano Vignaroli)
“Un racconto che suscita una grande riflessione sul tema dell’amicizia,quella vera e profonda che nasce tra silenzi di Vico e la grande sensibilità di Luca. una lettura scorrevole ed emozionante che cattura il lettore fino alla fine. Il legame indistruttibile che unisce i due ragazzi ormai adulti è un epilogo che dona al racconto il vero e reale valore a questo sentimento troppe volte bistrattato. Complimenti per l’ottima stesura del testo.” (Manuela De Pieri)
“Si tratta di un racconto che si legge in pochi minuti ma che ti fa riflettere a lungo e che fa sorgere delle domande a cui, forse, non basta una vita per rispondere. E, in fondo, una risposta o una spiegazione non sono neppure necessarie: colui che rompe qualcosa per scoprire come funziona, ha abbandonato il sentiero della saggezza; diceva Gandalf.” (Diego Luci)
“Struggente, malinconico, toccante, commovente eppure… il riscatto finale regala la sottile soddisfazione che si prova davanti alle ingiustizie (quelle del destino) sanate dal tempo e dal valore. Tutto questo in poche righe, con un racconto diretto e scritto molto bene, affatto pesante, scorrevole e delicato.” (Barbara Risoli)
“Un’ ombra, un contorno cavo, un’ immagine contrastata di grigi e nero; un mondo di silenzi e di astenia ove tuttavia lo scudo d’una cartella dietro il quale nascondersi, celi diversamente il desiderio d’essere riempito d’ una propria convessità. Riempito di quei colori che uniscono, realizzando comprensione e partecipazione.” (William Trivelloni)
“Bello il racconto, toccante, un storia bambina fatta di gesti semplici e silenzi eloquenti nella quale è quasi un sollievo identificarsi con il personaggio che la narra in prima persona, proprio per l’ammissione di quella incapacità di gestire situazioni troppo grandi. Una storia dove il gioco è drasticamente sostituito dagli eventi drammatici della vita, e dove l’inadeguatezza infantile spesso lascia quella mordente sensazione di aver perso l’attimo.” (Nicoletta Stecconi)
“Simpatizziamo immediatamente con il piccolo Vico, mite per carattere e incapace di difendersi dall’ostilità dei compagni che sono spesso metafora del mondo e delle sue difficoltà. Il protagonista ormai adulto, ripensa a diversi aneddoti della sua infanzia legati al suo compagnetto e, con la maturità acquisita, si pente di non aver dimostrato abbastanza all’amico il suo affetto, difendendolo o consolandolo nel momento del bisogno.” (Giuliana Leone)
“Le parole non dette. È questa occasione perduta che pervade il racconto “L’ombra di Luca” e i pensieri dell’alter ego maschile della scrittrice. Quel lieve senso di colpa per qualcosa che non si è stati capaci di esprimere al momento giusto e che ora sarebbe inopportuna e fuori tempo. E probabilmente questa tardiva manifestazione di comunanza risulterebbe anche quasi fastidiosa per il bambino di un tempo, oggi uomo realizzato nella vita e negli affetti.” (Roberto Bonfanti)
“Il breve racconto di Cristina Biolcati ci svela i pensieri di Luca e ci fa scoprire come lo stesso sia diventato amico di Vico, un bambino a cui la vita ha riservato un destino molto crudele. Non ci svela come si sia svolta la vita dei due personaggi fino all’età adulta ma si limita a brevi flashback che ci commuovono e che fanno riflettere.” (Luca Trovato)
“Si è crudeli, da bambini, si tende a emarginare i più fragili, i diversi, quelli che non si omologano con la “normalità” del gruppo, e spesso manca il coraggio di schierarsi apertamente dalla parte dei deboli. Per paura di essere derisi, emarginati, considerati dei paria. Luca è stato un buon amico, attento, premuroso, ma non ha mai trovato il coraggio di schierarsi apertamente dalla parte di Ludovico, di difenderlo dalla cattiveria dei compagni, di esprimergli l’affetto che provava per lui, e il rimorso ha segnato la sua vita.” (Anna Rita Foschini)
“Nella sua brevità e concisione riesce a sollevare una delle tematiche che da sempre angustiano l’essere umano: il rimpianto. Di rimpianto ne sentiamo parlare spesso. Ne facciamo esperienza concreta durante la nostra vita. Un’esperienza che spesso ci si appiccica addosso come l’ombra che portiamo.” (Stefania Crepaldi)
“Il senso del racconto è racchiuso in questo estratto del racconto. Quei tanti silenzi, quelle tante passeggiate, quelle canzoni dei cartoni, quella voce poco intonata, tante attese, tante, davanti a quella porta di casa nella speranza della accoglienza, dell’accettazione, del buon grado che fonda le semplici e vere relazioni amicali.” (Gino Centofante)
“Una cosa che mi ha colpito è quel suo essere così timido davanti agli altri e così “sé stesso” mentre canta le canzoni: stonato, ma al tempo stesso urlante, quasi avesse bisogno di sfogare nel canto ciò che non riesce a dire in un dialogo tra amici, quasi volesse farsi sentire ma non trovasse il modo di parlare liberamente.” (Jessica Maccario)
“Luca è il narratore di questa storia e, ormai adulto, ripercorre alcuni brevi istanti della sua vita scolastica insieme a Ludovico, ripensando a quante cose non ha mai detto e quante volte avrebbe potuto fare qualcosa per l’amico.” (Tamara Vittoria Mussio)
“Ricordi che rielabora ancora per ritrovarne innocenza e incanto, ma anche per farsi dei rimproveri, per non aver saputo o potuto rendere migliori e immacolati quei giorni, quelle azioni ripetute nel tempo, quei gesti e quelle parole non dette che sono rimaste sospese nel silenzio dell’anima.” (Angela Di Salvo)
“Ludovico è un bambino un po’ speciale, che per timidezza e sensibilità non riesce a socializzare, a parlare e a interagire con gli altri; ha bisogno di attenzioni particolari da parte della maestra, che lo ha messo al primo banco. La sua incapacità ad esprimersi in modo diretto e esplicito lo porta a vivere a scuola in disparte e in ombra, anche se è apprezzato dai compagni quando si tratta di dipingere e di disegnare, attività in cui Ludovico si distingue, fino a diventare da grande un vero pittore.” (Andrea Pergolini)
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