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L'ombre des femmes di Philippe Garrel

Creato il 18 febbraio 2016 da Samuelesestieri

L'ombre des femmes di Philippe Garrel
Dei pochi titoli recuperati al festival di Rotterdam, quello che ho amato di più è il sorprendente "L'ombre des femmes" di Philippe Garrel.Ascetico, essenziale, fluido e raccolto, intriso di vita e menzogna, come se una non potesse fare a meno dell'altra. Garrel ormai gira piccoli (grandi) film che durano poco più di un'ora ma potrebbero durarne anche venti: non cambierebbe assolutamente nulla. Il suo cinema freme, tentenna, soffre, esattamente come un organismo vivente. La sua macchina da presa scrive attraverso le emozioni da cui è sorprendentemente posseduta.
Non c'è mai un ritardo del cinema sulla vita, ma una simultaneità tale da emanare una spontaneità, una freschezza, una sincerità che commuovono. Garrel è (ed è sempre stato) libero, già nel mondo, tra cose e persone...un uomo, una donna, nient'altro che una sfumatura, un gemito...poi un'altra donna che si dissolve - o meglio ancora, scompare dal film - come fosse l'istante chiave di un tracciato impossibile.
Momenti di un cinema che pare sempre più "fatto in casa", nei ritagli di tempo, pronto a catturare e amare tutto ciò che passa sotto il suo occhio. Tasselli, piccole parti di percorsi esistenziali che non sai mai dove finiranno: un film sempre al presente, completamente disinteressato a passato e futuro (che sono ombre, fantasmi, inutili fantasticherie), capace di rifiutare qualsiasi intellettualismo per gettarsi pienamente nel suo fiero, gentile bianco e nero (come l'ultimo battito cardiaco di una nouvelle vague più viva che mai).
E alla fine ti trovi perso tra le piccole cose della vita, pronto a ricordare le infinite strade parallele che non hai mai percorso. Tutto semplicemente accade, se ne va e ritorna, come un sussulto che si erge a voce gioiosa, sublime attimo d'incanto, in uno dei più bei finali del suo cinema.
Un sorriso che è un istante, eppur rimane incorniciato nel tempo.

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