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L’ombrello

Creato il 05 agosto 2010 da Cittasottile

L’ombrello è un oggetto odioso. E’ infedele, perché si lascia portar via del primo che passa. E’ debole e traditore, perché si rompe facilmente e quando meno te l’aspetti. E’ noioso e invadente: non sai mai dove metterlo, sta sempre tra le mani se lo porti con te e se non lo porti, quasi sempre, piove. Gli ultimi ombrelli li ho comprati a Roma. Nei miei pochi, recenti viaggi nella capitale ho sempre beneficiato di una pioggia moderata ma insistente. A Roma, quando le nuvole scaricano il loro liquido contenuto, spuntano ad ogni angolo frotte di immigrati orientali carichi di questi detestabili arnesi, offerti alla modica cifra di cinque euro l’uno. Sono persone sorridenti e professionali, felici dell’inattesa fortuna che, pardon, gli è piovuta sulla testa. Questi parapioggia – termine a suo modo onomatopeico ormai fuori uso – sono, a prima vista, resistenti, con un meccanismo di apertura automatica efficiente, robusti quanto basta. Ottimo rapporto qualità prezzo, diresti. Poi, col passare del tempo, alle prese con un potente acquazzone si fanno trasparenti, permeabili, praticamente inutili. Ciò avviene, comunque, quando incappi in ombrelli fedeli, anche se poco professionali, che restano con te a lungo. Se invece ti imbatti in uno facile al passar di mano, non puoi lasciarlo da solo un minuto. Al primo portaombrelli spunta la sua vena di scambista e ti abbandona per un altro, al quale non par vero di trovare un sostituto valido al vecchio arnese ormai esausto con il quale aveva diviso centinaia di giorni grigi e che ora, come fosse un’amante sfiorita, abbandona al suo destino. Una fedeltà della quale non ho mai provato il gusto. Ho avuto ombrelli durati il tempo necessario a percorrere duecento metri, tra il solito venditore orientale e la prima pizzeria. E quindi, perché spendere fior di quattrini per oggetti curati ed eleganti, se poi questi alla prima occasione possono eclissarsi? Un bel gesto che al portar l’ombrello rimanda, è quello che si meritano. Quattro ombrelli all’ombrello, e non dico di più.

(Pubblicato da “Il Giudizio Universale” n° 32, aprile 2008)

http://www.scribd.com/doc/35435269/ombrello-giudizio



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