Magazine Diario personale

L’omino che aspettava il treno

Da Pendolo0

C’era una volta un omino che una mattina arrivò alla stazione e si mise ad aspettare il treno. Sul marciapiede, tra il binario due e il binario tre. Passarono i minuti, passarono vari convogli, ma il suo treno non arrivava. E l’omino  continuava, fiducioso, ad aspettare. Era inverno, tirava un vento gelido. Lui non lo sentiva, aspettava, guardando la ferrovia, verso nord. Passarono le ore, e poi i giorni, e poi le settimane. Una notte venne anche una bella nevicata. Lui non si spostò di un centimetro. I fiocchi si fermarono sui suoi capelli e sui vestiti. La mattina venne il sole e la neve si sciolse. Passarono i mesi. Arrivò anche la primavera, e poi l’estate. Faceva un caldo insopportabile, lì, lungo il binario. Bastava spostarsi di qualche metro per raggiungere l’ombra della pensilina e per poter prendere una bibita fresca dalla macchinetta distributrice. Ma lui non poteva, doveva aspettare. Il caldo torrido piano piano svanì, iniziarono le piogge, e poi di nuovo il vento, che portava con sé le foglie rosse degli alberi lungo la ferrovia. La pelle dell’omino era diventata via via più spessa e più dura. La superficie, martoriata dai capricci del tempo, era diventata ruvida e spigolosa. Era dimagrito, le gambe erano ridotte a poco più che due stecchi storti, nella faccia non si riconoscevano più gli elementi caratteristici: gli occhi, il naso, la bocca.

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E’ da quando ho iniziato la mia vita pendolare che, ogni mattina e ogni sera, vedo dal finestrino l’omino che aspetta il treno, tra il binario due e il binario tre della stazione di Poggibonsi. Non ho ancora capito se sta aspettando qualcuno che deve arrivare. Oppure è lì perché vuole partire ma non sa decidersi. Forse non sa dove andare. Oppure tanto tempo fa ha accompagnato qualcuno alla stazione e non ha saputo dirgli addio. Oppure è solo un pendolare come me e il suo treno è semplicemente un pochino in ritardo.

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Nota: come sapete, le mie storielle pendolari  prendono spesso spunto da quello che vedo dal finestrino del treno, l’omino di oggi è in realtà una scultura di questo signore qua: http://www.antonygormley.com/

:-)


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