Ha la pelle ambrata, i capelli folti e scuri da spazzacamino, denti sgualciti e radi, abiti con tascone scucite piene di ricordi di terre lontane e uno sguardo intriso di stupore infantile. Fissa con interesse le vetrate di un vecchio bar anni '80 solo per uomini, quelli col bancone in formica marrone, con un barista stanco e sudato che serve solo vino e grappa. Un televisore posto in alto trasmette una noiosa partita di calcio e lui sembra attratto da tendini sudati e scarpe sporche di fango. Abbandono i miei pensieri e mi allontano. Ritorno dopo due ore, la partita è terminata e l'omino è ancora appoggiato alla colonna arrugginita, come se il tempo si fosse fermato. Sto per offrirgli i soldi per un caffè quando il mio sguardo viene guidato impercettibilmente dal suo. La vista oltrepassa velocemente la vetrata del bar, la televisione agganciata al soffitto, il barista, i giocatori di carte e spazia fino ad una visione che ipnotizza: la luna piena.
La candida e maestosa luna, fresca luce notturna, lindo riflesso di cielo.
Luna come avrei chiamato una bimba che non ho. Luna, faro in questa mia notte buia.
Omino della luna, ora che tornerai sul tuo pianeta, mandami un po' di fortuna e un pizzichino di magia, ne ho bisogno in questo momento!