
Lo studio riporta i risultati di quattro diversi esperimenti condotti negli Usa e in Germania in media su 160 studenti universitari. La propensione all'omosessualità è stata misurata sia attraverso il tempo impiegato dai soggetti ad associare la parola "me" alla parola "gay" o "etero" sia facendo scegliere loro tra una serie di foto di uomini o di donne. L'omofobia è stata invece misurata sia apertamente tramite un questionario sia attraverso dei test di completamento di parole.
Un'altra serie di questionari ha infine misurato quanto autoritarie fossero le famiglie dei partecipanti all'esperimento. In tutti gli esperimenti, scrivono gli autori, i partecipanti che si sono autodefiniti eterosessuali, ma che hanno mostrato una propensione inespressa all'omosessualità maggiore, erano anche quelli con le maggiori probabilità di reagire con ostilità nei confronti dei gay in diversi modi, dall'approvazione di politiche anti-omosessuali alla richiesta di leggi punitive per i comportamenti gay: "Per chi vive in famiglie molto rigide e omofobiche palesare un orientamento sessuale minoritario puo' essere terribile - sottolinea l'esperta - quindi le persone sono più propense a sopprimere gli istinti e avere atteggiamenti ostili verso gli omossessuali".