compiti a casa.casa e chiesa.chiesa e stato.Stato di necessità
Vedo ancora allontanarsi Arianna nella nebbia, ed ancora, dopo di lei, vedo a lungo il suo filo seguirla senza mai poterla raggiugere, poi, infine, la coda di quel filo dileguarsi anch'esso nella nebbia. Giusto un istante - l'istinto di correre da lei, di fermare l'uomo, di consegnarle un altro animale, uguale ma non Arianna - poi il convincimento della necessità che quell'animale sia Arianna, che ci addossiamo la responsabilità e l'onere del sacrificio. Più tardi, col passar degli anni, anche Ora, il desiderio incontenibile, inappagato ed inappagabile (che non c'è il momento del ricordo all'esaudirsi di quel desiderio, non c'è tempo per la gioia, la pace, l'esaltazione per la riuscita), dicevo la voglia di seguire invece il filo, per raggiungere quell'uomo, per essere noi a sostituire quegli agnelli, noi, nel sacrificio supremo, perfetto, non demandato - che non consiste tanto nel concedersi all'olocausto, quanto ad acconsentire che vi si offrano i propri fratelli - che nessun dio, vecchio o nuovo, decaduto o à la page potrebbe rifiutare. Invece niente, niente di niente, rimanemmo solo immobili, tutto il tempo che ci voleva perché tutto finisse, perché fossimo certi, risalendo le cacche, di trovare veramente il recinto vuoto. Io non volli più un altro agnello. Sarebbe stato come Arianna, uguale in tutto e per tutto, sarebbe stato, anzi, proprio Arianna, senza un pelo di più o in meno. L'avrei preso come presi lei, curato come lei, e lei sarebbe stata nei ricordi come Arianna. Ma nel frattempo forse io ero cambiato, stavo cambiando, il nuovo agnello sarebbe stato Arianna, più quello che io avevo acquisito, meno quello che avevo perduto. Per questo non ne volli mai un altro, non volevo specchiare i miei mutamenti in un agnello legato ad un albero.