L'ONESTA' DEL MOLOCH (ovvero) Della beata nientitudine -34-
Da Nivangiosiovara
@NivangioSiovara
Fu lui, fu Uno a portare nella nostra terra il culto del Moloch. Non so cosa gli saltò in mente, con precisione, che ne so, avrà letto Salambò di Flaubert, avrà sentito dire non so cosa da chissà chi, come avrà concepito l'idea che fosse necessario instaurare il culto di un dio cananeo di cui nessuno sentiva più parlare da duemila anni? Diceva: ecco un dio facile, uno con cui non avremo problemi. Ti serve qualcosa, beh, gli sacrifichi un bue, un agnello. E quello ti da in cambio ciò che gli hai chiesto. Non è mercanteggiare, è il piccolo che si rivolge al grande e per ottenerne i favori gli offre un minimo dono. Che se ne fa, diceva Uno, uno come il Moloch di un bue o di un agnello, lui, dio? Ma niente, è solo che quando nel suo recinto gli ammazzi un animale, gli rivolgi una preghiera, è come se lo chiamassi sul cercapersone. Lui guarda, pensa e poi ti da. Non nega mai, perché è buono. Se non fosse buono, perché gli sacrificheremmo?Così diceva Uno.Il cielo era pulito, in cima alla torre. Spargemmo sangue sulla nebbia làssotto.A me manca la mia famiglia. Quella Mia, intendo dire, quella con i figli miei. Mi manca, ma mi consola il non vederli qua. Non mi piacerebbe mica trovarmeli di fronte da morto così presto. Credo di aver implicitamente detto che, pure da morti, si conserva una certa nozione del tempo. Beh, può darsi, non sono mai stato morto prima e può pure essere così. Poi non credo morirò più, perché in questa vita non credo nella reincarnazione. Io.Certo, della morte mi ero fatto qualche idea. Pensavo che ci fossero due principali condizioni plausibili per un morto o per la sua anima o per quel che è dopo la fine del corpo:a) Una beata nientitudine. Niente caldo, niente freddo, alto, basso, fame, sete, luce, buio, ecc... una beata nientitudine. Oppure:b) L'anima del defunto continua a rivivere la propria vita senza limiti, episodio per episodio, in fila o a casaccio, tutto quanto, sempre, continuamente, più assistendo che partecipando - recitandosi - sempre, sempre avanti avanti. Sì, insomma. Proprio come quando eravamo vivi, ma nella condizione di morti. O come quando, vivi, non sapevamo di essere già morti. Questa sezione va però ramificata, in quanto alcune considerazioni mi vengono naturali:b1) Allora non si muore mai, si arriva all'estrema soglia e ZAC si torna indietro, giù fino alla rinascita, e si ricomincia. Il tempo è ciclico, infinitamente ciclico per ogni coscienza. Il luogo da dove vi parlo io, però - allora - in questo caso non so come collocarlo. Ci rifletterò.b2) Si rivive tutta la vita come se la si sognasse. Si salta continuamente da un episodio all'altro, non se ne perde il significato, perché ci si immerge immediatamente nel contesto entrando nel personaggio e nella situazione. Il tempo qui è un punto, un magma, un coacervo. E' una singolarità inesplosa. Qui tutte le vite, le anime, le coscienze, vivono l'infinito in ogni attimo. Laddove infinito ha senso in quanto questo punto non ha ancora avuto un inizio e non può terminare. Non ha avuto, questa singolarità, il big-bang che creò la materia, lo spazio. Qui il tempo è ad uno stato primordiale, intatto, non frammentabile. Se la materia in una singolarità si raggruppa a miliardi di tonnellate per centimetro, qui i millenni si riuniscono in un millesimo di secondo. Non si scappa da qui. Ahah, mi vien da dire: non se ne avrebbe il tempo.Alla fine del tempo non ci sarà più nessuna morte.
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