L'ONU apre il REDD al mercato?

Creato il 12 dicembre 2011 da Salvaleforeste

Lunedì 12 Dicembre 2011 11:48

Il Vertice ONU sul clima di Durban ha adottato alcune norme che aprono la porta a un meccanismo di mercato, consentendo agli investitori privati di finanziare progetti volti a fermare la deforestazione, una mossa che potrebbe potenzialmente vedere miliardi di dollari del settore privato investiti nel settore forestale nel Sud del mondo.


Il REDD, progetto  dell'ONU volto a ridurre le emissioni causate da deforestazione e degrado delle foreste, offre incentivi per i paesi in via di sviluppo a ridurre le emissioni da deforestazione e di investire in percorsi a basse emissioni di carbonio di sviluppo sostenibile. Le foreste producono così crediti di carbonio, parte del sistema di compensazione delle emissioni. Il REDD + va oltre la deforestazione e degrado forestale, includendo la conservazione, la gestione sostenibile delle foreste e la valorizzazione degli stock di carbonio delle foreste.
Il testo, concordato dopo giorni di scontri a Durban, prevede per il REDD approccio basati sul mercato. Ma gli osservatori prevedono una serie di ostacoli. I negoziati hanno visto pochi progressi sugli intricati dettagli delle regole del REDD e sulle misure di salvaguardia volte ad assicurare l'integrità ambientale del sistema.
Sull'altro versante, i gruppi ambientalisti temono una nuova ondata di "verde" terra-afferrare, guidato da bookers di carbonio senza scrupoli. Un rapporto di Global Witness già voluto circa l'interesse della rete criminale a investire in crediti di carbonio relativi REDD. L'apertura del REDD al libero mercato inevitabilmente aumentare il rischio di pirateria di carbonio.
"I certificati di carbonio significano che una impresa in qualche parte del mondo, ora controlla e possiede ciò che nella nostra cultura non può essere posseduto - la terra, l'aria, gli alberi", ha commentato Tom Goldtooth, responsabile della Rete indigena Ambientale a The Africa Report.
Secondo uno studio pubblicato dalla coalizione di leader indigeni e ambientalisti peruviani, l'AIDESEP, FENAMAD, CARE e il Programma Foreste Popoli (FPP), Il REDD minaccia di indebolire i diritti dei popoli indigeni e sta portando alla pirateria di carbonio e conflitti per la terra e per le risorse. "Noi viviamo qui nell'Amazzonia peruviana, dove c'è un nuovo boom, una nuova febbre, proprio come per la gomma e l'olio, ma questa volta per il carbonio e REDD - ha detto Alberto Pizango Chota, di AIDESEP, una rete che rappresenta più di 1.400 comunità indigene t - Noi denunciare questa 'pirateria di carbonio' che è una parte della realtà della REDD nell'Amazzonia peruviana ".
Molte comunità indigene non hanno diritti certi sulle loro terre ancestrali, e si valuta che circa 20 milioni di ettari di territori abituali dei popoli indigeni nella sola Amazzonia peruviana siano ancora privi riconoscimento giuridico (compresi quelli dei popoli indigeni isolati o "autonomi").

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