Quindici Paesi, membri dell'Onu, manderanno i loro rappresentanti in Burundi, a Bujumbura, per cercare di avere chiaro il quadro della situazione nel Paese circa le ripetute violazioni dei diritti umani, di cui si ha notizia, ad opera dei fedelissimi del presidente Nkurunziza.
Si tratterà di una ventina di persone con compiti molto delicati in quanto non sarà affatto facile procedere con ordine per poi decidere il da farsi, considerando che in caso di genocidio, purtroppo annunciato dagli ultimi accadimenti, i soli caschi blu presenti al momento non possono bastare per la difesa della popolazione civile.
I rappresentanti dell'Onu, prima di raggiungere il Burundi, faranno scalo però ad Addis Abeba, che è la sede dell'Unione Africana, per chiarirsi anche qui meglio le idee e ottenere ulteriori informazioni di prima mano.
Tutte le proposte fatte a Nkurunziza dall'Unione Africana per inviare uomini e mezzi in Burundi ,temendo lo scatenarsi di una guerra civile,sono state però, fino ad oggi, respinte al mittente senza intento di dialogo.
Nkurunziza ostenta ufficialmente, a parole, una situazione di stabilità e di pace nel suo Paese.
Ma così non è se fonti attendibili ripetutamente denunciano sparizioni, uccisioni, saccheggi, violenze e, in particolare, ripetuti stupri nei confronti delle donne di etnìa tutsi.
E, ancora, di scoperta di numerose fosse comuni appena fuori dalla capitale.
Lo stesso Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha in mano, che non è molti giorni, una documentazione segreta ma ben dettagliata in merito.
Ecco il motivo di una ricognizione in loco seria e non più tramandabile da parte dell'Onu .
Marianna Micheluzzi (Ukundimana)