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L’operaia della Lega

Creato il 18 dicembre 2011 da Albertocapece

L’operaia della LegaTutti o quasi hanno visto la sceneggiata della leghista  Emanuela Munerato, vestitasi da operaia per sottolineare la contrarietà della Lega ai tagli di Monti: ed è stato qualcosa di assurdo e di avvilente non perché la manovra non colpisca duramente i ceti popolari, ma perché la Lega si è sempre interessata di partite iva e la sua vicinanza al popolo si è concretizzata solo in una maligna e degradante  xenofobia, funzionale a nascondere la sua mancanza di interesse e di idee riguardo al mondo del lavoro. Oggi è uscita la notizia che la sceneggiata era doppia, visto che la Munerato, stando a notizie di rete, non è mai stata operaia, ma era una benestante commerciante di vino.

Fosse vero ne sarei contentissimo, visto che si tratterebbe dell’ennesimo atto della commedia bugiarda che si è dipanata davanti ai nostri occhi per tanti anni. Ma purtroppo non è così, la verità è assai peggiore di questa: Emanuela Munerato ha davvero lavorato alla Contifil di Lendinara, del gruppo tessile Contifibre, finito poi nel maelstrom delle acquisizioni di un capitalismo fumoso ed evanescente: comprato dalla Sara Lee Corpooration che in seguito di è dedicata al cibo e sta trasportando i macchinari in Serbia. Non solo, ma è stata anche delegata Cgil.

La sua sceneggiata vera consiste nel non aver mai approfondito la condizione operaia, anche in un gruppo e in una fabbrica così esposta ai venti del liberismo fasullo e delle delocalizzazioni. La sua è una sceneggiata che purtroppo ha coinvolto e coinvolge in pieno la scarsa consapevolezza sociale di questo Paese, la superficialità spaventosa che non ci ha consentito di affrontare con lucidità le vicende che hanno attraversato la vita nazionale negli ultimi vent’anni e che purtroppo ancora manca.

Basta leggere l’intervista che la neodeputata rilasciò all’indomani della sua elezione:  “Noi e gli imprenditori siamo li’ per lo stesso scopo anche se con compiti diversi “Noi per lo meno finito il lavoro possiamo occuparci di altro, mentre gli imprenditori hanno sempre dei pensieri…”

Poverini mi viene quasi da piangere e posso capire perché Berlusconi e Bossi hanno fatto tanto per aggredire i diritti del lavoro e  abbiano visto con tanta ostilità le sue tutele. Ma la spiegazione c’è ed è che mentre l’imprenditore deve sempre pensare dove e come investire il proprio patrimonio, gli operai appena usciti di fabbrica sono felici. La Fornero prenda appunti e suggerimenti da questa  tranche de vie balzachiana.

Certo adesso che c’è la cassa integrazione, che la delocalizzazione in Serbia sta per essere attuata, forse dopo otto ore di lavoro massacrante, c’è qualche piccola preoccupazione per il futuro. Ma che importa si può essere poveri e felici, lo dice anche Bagnasco. Ecco chi rappresenta i lavoratori in Parlamento. la vacuità dei discorsi da bar, il fatto che si possa arrivare a Montecitorio ed aver fatto il sindacalista senza aver mai sentito l’espressione  plus valore, mica dico Sraffa. E la solidarietà scatta solo quando di mezzo ci sono questioni elettorali, di visibilità, di consenso demagogico.

Certo avrebbe fatto comodo che la Munerato fosse solo una volgare bugiarda, invece di essere l’immagine di un Paese che giorno per giorno tradisce se stesso.


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