Mi ritengo una persona curiosa, e a volte mi avventuro in territori poco battuti e impervi. Qualche volta scopro dei tesori, qualche volta mi infilo in brutti posti da cui ne esco male. Di recente ho cominciato a interessarmi di ebook, perché credo che l’editoria scientifica verrà profondamente scossa da questa trasformazione in atto del medium libro. Per questo motivo tra l’altro sono andato come uditore a Librinnovando e come @goberiko ho annusato su Twitter cosa si sta muovendo.
Ma chi mi conosce sa che da tempo avevo voglia di mettermi alla prova e pubblicare narrativa fantasy e fantascienza. Le nuove frontiere dell’autopubblicazione permettono di farlo a costi monetari irrisori, anche se dall’altra parte bisogna spendere molto, molto tempo, in autopromozione. Davvero l’inchiostro ce lo sudiamo proprio. E naturalmente quel tempo è tempo libero, perché tutti noi abbiamo altri mestieri (nel mio caso: ricercatore, docente, formatore, consulente di informatica e assistente di counselling vocale).
Le recensioni sono parte integrante della promozione. Naturalmente possono essere un boomerang se sono negative o non positive. Bisogna correre dei rischi. Io li ho corsi, chiedendo a Mattia Nicchio di scrivere una recensione del mio primo romanzo breve o novelette intitolato Mary Everest e il Mistero del Pantelegrafo. Come potete leggere sul suo interessante blog, la recensione non è positiva. Ovviamente la cosa non mi fa piacere, anzi, mi dispiace proprio… Ma mi ritengo un esordiente della narrativa, e come pseudoautore autopubblicato non c’è stato editing professionale sul mio lavoro, e recensioni come quelle di Mattia, per quanto dolorose, sono preziose perché mostrano tutti i limiti del testo ma anche come superarli. Perché Mattia, che è un professionista, non si è risparmiato, anzi è stato maledettamente preciso nei dettagli sul testo, e sicuramente le prossime avventure di Mary Everest ne gioveranno.
Perché rassicuro i miei venticinque lettori (no, non sto citando Manzoni; sono i numeri delle vendite dell’ebook di Mary Everest, e penso la metà di conoscerli di persona, gli acquirenti): Mary Everest è ancora viva, nonostante la vivisezione, e le prossime due avventure usciranno nel 2012, ve lo prometto.
Non andrò nel dettaglio della recensione, che inevitabilmente contiene anticipazioni sulla trama (spoiler). Ma ci sono alcune considerazioni generali alle quali mi sento di rispondere qui.
Visibilità. Non è facile per il self-publisher portarsi in vantaggio su un editore a livello di visibilità, perché l’editore, se è sveglio, ha più possibilità di promuoversi. La speranza dell’autore è quella di distinguersi in qualità, creandosi una comunità di lettori, e quindi una sua nicchia di mercato. [...] A conti fatti, sotto l’aspetto della visibilità Mary Everest non è messo male. Certo, poi la promozione non basta mai.
Confermo che bisogna investire un sacco di tempo per autopromuoversi, tempo che va a scapito della scrittura (e della lettura). Questo è un evidente svantaggio rispetto ad avere un editore.
Qualità. Per qualità intendiamo la qualità del prodotto, sotto tutti i suoi aspetti. Il libro infatti non è composto dal solo testo, ma anche dalla forma in cui questo viene distribuito. La maggior parte dei testi autopubblicati non riceve un editing come si deve, e probabilmente molti autori non si danno neanche la pena di rileggere quello che hanno scritto. [...] C’è una nota dolentissima, però. La copertina. La copertina è terribile, davvero indegna di un libro.
L’editing è davvero un problema, perché non puoi fartelo da solo. Beninteso, io il manoscritto l’ho riletto, e più volte, a partire dalla digitalizzazione — la prima stesura è stata su carta e penna. Mattia questo l’ha a suo modo riconosciuto. Poi, per motivi accademici, con LaTeX me la cavo, e questo per lo meno dà una veste grafica buona.
Sul dettaglio del testo non sono d’accordo su tutto, ma, come dicevo, non voglio entrare nel merito. Tutto sommato Mattia mi ha fatto una consulenza editoriale preziosa. Gratis.
Sulla copertina: bella o brutta che sia, testimonia l’artigianalità del libro stesso. Non è che non avessi la possibilità di contattare un buon disegnatore; semplicemente, non ho voluto farlo. Forse questa è una scelta editoriale sbagliata da parte mia, mi rendo conto. D’altro canto, non credo che verrà mai messo in una vetrina fisica Feltrinelli. E comunque, è talmente assurda che colpisce, nel bene e nel male. Con Mary Everest sto letteralmente sperimentando.
Prezzo. Vanno fatti due discorsi separati, uno per il cartaceo e uno per gli e-book. L’autore che si rivolge a servizi di print-on-demand può decidere il prezzo del proprio libro, ma per guadagnarci non può scendere oltre una certa soglia. [..] ho scelto di paragonare Mary Everest ad un libro dal costo ragionevole in ogni versione. La questione del prezzo ovviamente è legata alle dimensioni del testo, che per comodità calcoleremo in numero di pagine. Il mercante di libri maledetti ha 351 pagine, mentre Mary Everest e il mistero del pantelegrafo ne ha 72. [...] Versione cartacea. Il raffronto è immediato: Mary Everest lo pagate un po’ di più, per avere in mano un quinto delle pagine. Con l’e-book va un po’ meglio, ma il rapporto è sempre insoddisfacente. L’e-book de Il mercante costa 4,99€, quello di Mary Everest 2,99: Mary Everest è un quinto de Il mercante, ma costa tre quinti.
Qui Mattia coglie nel segno. Io semplicemente non ci ho pensato: quindi ho abbassato il prezzo dell’ebook a 1,99. Non di meno perché voglio vedere se qualcuno lo noleggia a 0,99 euro per due giorni o a 1,49 euro per una settimana.
Diverso il discorso sul cartaceo: per quanto non mi dispiaccia l’offerta de ilmiolibro.it, il libro cartaceo costa comunque una fortuna: guadagnandoci zero dovrei metterlo a 7,50 euro. Ne ho venduti pochissimi: l’ho abbassato a 8 euro, che è il minimo per avere un margine di 50 centesimi!
Sono curioso di vedere se ora venderà di più.
Comunque l’autopubblicazione è una bella avventura, dove mettersi in gioco.