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L'opposizione russa tra "rivoluzionari" e sostenitori del "dispotismo illuminato"
Creato il 23 novembre 2012 da MatteoIl conflitto tra rivoluzionari e adattanti
19.11.2012
Il Consiglio di Coordinamento dell'opposizione, da cui si attendono azioni e che è accusato di inazione, ha compiuto una rottura, anche se non premeditatamente, in un altro senso. Ha dato la possibilità di riversarsi all'esterno a un conflitto che covava da tempo, paralizzando il campo dell'opposizione. Si tratta del conflitto tra "rivoluzionari" e "adattanti". I primi sono sostenitori della trasformazione del sistema russo con le sue garanzie costituzionali, legali e di regime. I secondi si appellano all'influenza sull'autocrazia, al dialogo con essa, ai tentativi della sua umanizzazione attraverso la riforma dei suoi singoli blocchi.
In varie tappe di sviluppo della nuova Russia nel conflitto tra rivoluzionari e adattanti di solito hanno vinto questi ultimi. Sono entrati in tutti i governi sotto presidenti autocratici, a partire da El'cin o hanno lavorato nella sfera dei servizi al loro potere, tra l'altro anche in qualità di "opposizione" di sistema. Hanno ottenuto la possibilità di servirsi di influenti risorse mediatiche. Hanno avuto a disposizione mezzi finanziari non scarsi. Proprio a loro l'autocrazia russa deve la propria legittimazione interna e internazionale.
Ma l'attrazione degli adattanti nella sfera di sostegno dell'autocrazia ha portato ben determinate conseguenze – lo screditamento delle idee riformatrici e prima di tutto del "pacchetto" liberale, in quanto presto i più influenti adattanti si sono presi la rappresentanza delle idee liberali. Gli adattanti, e non il potere stesso, sono stati i becchini fondamentali dell'alternativa di sistema in Russia."Ma i rivoluzionari cos'è, non sono affatto colpevoli di ciò che ci è accaduto?" – chiederete. Sì, i rivoluzionari non hanno saputo contrapporsi alla società conformista. Non hanno saputo andare oltre i limiti del proprio ghetto politico. Non si sono rivelati pronti al dialogo con la società e al lavoro meticoloso per la formazione di un sostegno di massa alle idee della costruzione di uno stato di diritto quando negli anni '90 e nel periodo della prima presidenza Putin ebbe una determinata libertà di esprimersi. Ma la loro responsabilità per ciò che abbiamo ottenuto oggi è incommensurabilmente minore, anche se in forza delle loro limitate possibilità di influenza e alla dura pressione da parte del regime.
Oggi l'antico conflitto tra rivoluzionari e adattanti ha trovato espressione nello scontro di piattaforme all'interno del Consiglio di Coordinamento dell'opposizione. I primi sono rappresentati dal gruppo liberale, che comprende Garri Kasparov, Boris Nemcov, Andrej Illarionov e Andrej Piontkovskij. Rappresenta i secondi il "Gruppo dei Cittadini" (GG [1]) (in precedenza "Piattaforma Civica"), le cui opinioni erano rappresentate (spero adeguatamente) da Sergej Parchomenko e Ksenija Sobčak (con la discussione tra Parchomenko, Piontkovskij e Sobčak avete già, probabilmente, fatto conoscenza).
Si tratta dello scontro tra due vettori strategici contrapposti. E questo scontro in questa o quella forma esiste all'interno dell'ampio campo dell'opposizione, che include partiti e vari gruppi politici. Tra l'altro ecco la cosa principale: non si tratta di divergenze tattiche o ideologiche tra liberali, gente di sinistra e nazionalisti moderati che sono entrati nel Consiglio di Coordinamento. Il criterio di dissociazione all'interno del Consiglio di Coordinamento è il rapporto dei suoi membri con il sistema dell'autocrazia.
Cosa dicono i rivoluzionari? Affermano che il sistema russo è incapace di riforme ed è necessario trasformarlo, cioè cambiare le regole del gioco e i principi fondamentali, a partire dalle sue basi costituzionali. Ma al contempo è necessario cercare una via di trasformazione non violenta, pacifica del sistema di potere, cioè il meccanismo della rivoluzione "di velluto".
A dire il vero, mi viene da pensare che ai rivoluzionari è necessario accentuare più precisamente due cose. Primo: l'uscita di Putin non significa la rinuncia al sistema di potere personalistico, che può continuare attraverso la formazione di un nuovo regime di potere personale. Secondo: un cambiamento di sistema richiede una riforma costituzionale e in primo luogo la rinuncia a una presidenza autocratica (si percepisce che finora non tutti i rappresentanti di questo campo portano avanti questo compito come fondamentale). Davanti ai rivoluzionari sta anche il problema della ricerca di un nesso tra richieste politiche e socio-economiche, che deve ampliare la base di protesta dell'opposizione.
E adesso su quello che chiedono gli adattanti. La loro posizione è stata strutturata da Sergej Parchomenko e Ksenija Sobčak ed è già stata sottoposta ad una dura – e meritata – critica da Andrej Piontkovskij. Il "Gruppo dei Cittadini" propone una serie di proposte – da alcuni cambiamenti nella Costituzione (l'abrogazione della disposizione sui due mandati presidenziali e il ritorno a periodi quadriennali di permanenza al potere del presidente e della Duma), alla richiesta di restituire i referendum e garantire il controllo delle elezioni da parte degli elettori fino ad appelli per la riforma dei tribunali (elettività dei giudici, divieto di lavorare come giudici per ex agenti delle forze dell'ordine, introduzione delle giurie, obbligo per i giudici di presentare la propria dichiarazione dei redditi).
Tutte le proposte elencate rientrano nella concezione di influenza sull'autocrazia. Sostanzialmente è la professione che hanno professato e cercato di attuare a partire dal 1991 tutti i riformatori che si sono trovati al potere o nei dintorni del potere o si sono opposti al potere nell'ambito della Duma.
Cosa significano i cambiamenti costituzionali proposti da "GG"? Significano il ritorno alla Costituzione di El'cin, che è la base dell'attuale autocrazia. Proprio questa Costituzione pone il presidente al di sopra della società e degli altri rami del potere. Quanto a lungo un presidente che possiede poteri dittatoriali si troverà al potere – 4 o 6 anni – non ha significato. Questi può rendere il suo un governo a vita, in particolare attraverso il cambio di successori da lui designati.
Sotto un sistema di autocrazia costituzionale cosa può cambiare un referendum, se presto il potere esecutivo garantisce i suoi risultati? Il dittatore rumeno Ceauşescu, come, tra l'altro, anche altri dittatori, adorava i referendum, poiché davano la possibilità di imitare la legittimazione popolare.E la richiesta di dare il controllo sulle elezioni ai cittadini? Forse qualcuno pensa seriamente che questa richiesta (piuttosto una pubblica al potere) sarà presa in considerazione dal potere? Forse sì. Ma ciò significherà che il potere troverà i propri "elettori", che lo controlleranno pure, garantendo al Cremlino la "certezza del risultato".
Per quanto riguarda le proposte sulla riforma della giustizia, queste risuonano continuamente in tutti gli ultimi anni e qual è il progresso?
Lo stesso fatto che gli adattanti si rivolgono al potere, invitandolo a migliorarsi, a comportarsi decentemente e a garantire la possibilità di cambiare senza chiedere al Cremlino la demonopolizzazione del potere e l'immediata destituzione della squadra al governo significa che riconoscono legittimo questo potere. Non è solo la rinuncia alle richieste di manifestazioni sul viale Sacharov e in piazza Bolotnaja [2], ma anche la rinuncia al principio fondamentale della creazione del Consiglio di Coordinamento come organo di coordinamento dell'attività di protesta indirizzata contro questo potere. Inoltre il carattere dell'agenda proposta, per di più da "figure mediatiche" popolari nella società può creare l'illusione che sia effettivamente possibile cambiare questo potere con l'influenza e la convinzione, con singoli passi in singole sfere.
I rappresentanti degli adattanti cercano di convincerci che "la gente è per la ricostruzione e l'evoluzione del potere, ma contro la rivoluzione". In tal caso sia alla gente, sia al "Gruppo dei Cittadini" sarà necessario spiegare che l'evoluzione e la ricostruzione dell'autocrazia sono impossibili. Questo testimonia tutto il periodo della nostra vita dopo il 1991. L'autocrazia si metterà a marcire e si degraderà soltanto, cosa che già fa. E risultato di questo degrado può diventare una rivolta cieca e spietata, cosa che temono (e temono giustamente) i nostri "evoluzionisti". Conseguentemente, l'unico modo per evitare questa spiacevolezza è una radicale trasformazione strutturale del sistema, che una serie di nostri liberali non di sistema chiama "rivoluzione pacifica e non violenta". Se la parola "rivoluzione" spaventa qualcuno, usiamo il concetto di "trasformazione".
Ma si crea l'impressione che gli avversari di tali mutamenti cerchino intenzionalmente di generare nella società l'associazione con i sanguinosi sconvolgimenti rivoluzionari del secolo scorso e di creare un'apparenza di dicotomia: o l'evoluzione del nostro potere o qualcosa di orribile. Noteremo che questa logica di riflessione e paure corrisponde pienamente alla logica di intimorimento che attua il Cremlino.
Per quanto sembri strano, ai sostenitori della trasformazione del sistema si contrappongono quelli che sono giunti nel Consiglio di Coordinamento come attivisti civili, negando il proprio legame con la politica (e alcuni perfino l'interesse per la politica). Oggi gli "attivisti civili" hanno proposto apertamente una scelta politica. La domanda è solo: quanto quegli attivisti che sono inaspettatamente "maturati" politicamente sono consapevoli di cosa significa la posizione dichiarata a loro nome?
Tra l'altro alcuni membri, evidentemente, capiscono cosa vogliono. Sono andati nel Consiglio di Coordinamento rinnegando l'appartenenza all'opposizione, dichiarando la propria aspirazione a "influenzare il potere". In tal caso non gli era necessario unirsi al Consiglio di Coordinamento, ma entrare nella Camera Sociale [3], nel consiglio presidenziale per i diritti umani o in qualsiasi partito della Duma. Poiché l'ordine del giorno annunciato dai rappresentanti di "GG" può essere del tutto sostenuto dall'élite pro-Cremlino. E le vie di perfezionamento del sistema giudiziario promosse da "GG" in qualità di slogan fondamentale della prossima manifestazione sono state recentemente discusse (tra l'altro in forma più strutturata e radicale) all'incontro del consiglio presidenziale per i diritti umani con il presidente.
Se il Consiglio di Coordinamento accetterà le proposte di "GG", potrà contare del tutto sul fatto che il potere, compreso il presidente, considererà possibile partecipare alle sue discussioni. A dire il vero, si può dire con certezza quale sarà il risultato. Lo stesso che il risultato della discussione delle proposte del Consiglio per i diritti umani: il presidente li ascolterà e dirà: "E' necessario pensarci". E poi farà a modo suo. Com'è accaduto con la legge sul reato di tradimento.
Nel caso in cui il Consiglio di Coordinamento accettasse le idee di "GG", si può esser certi che il potere gli fornirà con soddisfazione risorse mediatiche per la loro propaganda. E' perfino strano che il Cremlino non ci abbia ancora pensato. O mi sbaglio?
I rappresentanti del "Gruppo dei Cittadini" possono obiettare in risposta che le proposte dei rivoluzionari sono altrettanto irreali delle loro richieste-suppliche. Sì, sono d'accordo. Il programma dei rivoluzionari ha poche chance di essere attuato nei tempi più brevi. Tanto più che l'ondata di protesta sta calando e non si deve sognare che domani la società vada in strada a chiedere lo smontaggio del sistema. Ma tutta la questione sta nell'impostazione strategica. Il programma di trasformazione del sistema punta ai mutamenti. Aiuta a sbarazzarsi delle illusioni riguardo all'ordine attuale e alla possibilità di cambiarlo dall'alto. Questo vettore aiuta a consolidarsi in nome di un corso verso una futura rottura e permette di essere consapevoli del prezzo di questa rottura.
Il programma degli adattanti è orientato alla conservazione dello status quo con la speranza di migliorarlo o di innalzare lo status di determinati strati all'interno del vecchio ordine.
Forse allora, direte, non c'è possibilità di usare in nome dei mutamenti i meccanismi del sistema – il dialogo con il potere, le elezioni, la politica delle "piccole cose"? Perché mai! Tutto dipende da come si può costringere i meccanismi del sistema a lavorare per la società e non per il potere. Così il dialogo con il potere è possibile solo in una situazione di parità di potenziale tra i partner. Finora l'opposizione non ha accumulato peso per tale dialogo. Per quanto riguarda la partecipazione alle elezioni, conservando il monopolio del Cremlino sulle risorse di potere, l'opposizione ha solo una chance – legittimare il successo del potere. Ma sono possibili situazione (per esempio, le prossime elezioni a Mosca), in cui l'opposizione deve usare l'attività legale (se per allora resterà) per rivolgersi alla popolazione . Le "piccole cose" – c'è sempre la possibilità di aiutare le persone a risolvere problemi concreti. Ma le "piccole cose" non devono creare l'impressione che in tal modo l'opposizione possa aiutare la società a risolvere i propri problemi fondamentali. La partecipazione al Consiglio di Coordinamento di specialisti in "piccole cose" porta una ripresa. Ma non facilita affatto la soluzione dei compiti concettuali per l'uscita dall'autocrazia.
Ma nel complesso la dissociazione che è avvenuta all'interno del Consiglio di Coordinamento è di per se positiva. Poiché non si è riusciti a risolvere la discussione tra forze di sistema e non di sistema in altri spazi, la discussione al Consiglio di Coordinamento può aiutare la parte politicizzata della società a vedere cosa c'è dietro ogni posizione. Forse gli stessi adattanti sono consapevoli dei costi morali e politici della propria agenda. E peraltro l'attuale dissociazione deve costringere i "tecnologi" passati nel Consiglio di Coordinamento, tra cui anche i lottatori contro la corruzione, a decidere finalmente l'orientamento ideologico e da che parte stanno. In caso contrario possono diventare un altro ostacolo sulla via del consolidamento dell'opposizione reale. Infatti finora l'attività anti-corruzione priva di criteri di sistema è risultata un mezzo di riproduzione del potere personale con a capo un nuovo personificatore.
Si deve tra l'altro ammettere: l'esistenza all'interno del Consiglio di Coordinamento di sostenitori della trasformazione del sistema e di sostenitori della nobilitazione dell'autocrazia non da possibilità a questa composizione del Consiglio di Coordinamento di attuare quei compiti per la cui soluzione è stato eletto. Si possono far concordare le divergenze nell'ambito di una strategia. Ma è impossibile conciliare l'inconciliabile. Questo merita avere in vista nella creazione di un futuro meccanismo di coordinamento dell'attività di opposizione.
Ma con tutte le divergenze i rappresentanti delle parti in dibattito sono d'accordo su una cosa: gli uni e gli altri sostengono la richiesta di liberazione dei prigionieri politici e la cessazione delle repressioni politiche, in primo luogo per il "caso del 6 maggio" [4]. Invitare la società a una manifestazione (a una dimostrazione) sotto questo slogan è una questione d'onore del Consiglio di Coordinamento. E non è necessario fare questa manifestazione (dimostrazione) ostaggio di un conflitto non ancora risolto.
Lilija Ševcova, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/politics/55506.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1] Dalla dicitura russa Gruppa Graždan
[2] Il viale Sacharov e piazza Bolotnaja ("Del Pantano", poiché è sorta in una zona acquitrinosa) sono luoghi del centro di Mosca in cui si sono svolte le più importanti manifestazioni recenti contro il regime di Putin.
[3] Organismo intermedio tra la politica e la società civile privo di potere reale.
[4] Gli arresti degli organizzatori delle manifestazioni del 6 maggio sulla base di ogni tipo di accusa fabbricata ad arte.
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