Magazine Astronomia
Un importante quesito si pone per gli Astrologi, qualora nel tema natale si riescano ad identificare le tragedie familiari alla sorgente e neutralizzare prima che queste si ripetano. Poiché, se si prende seriamente in considerazione la possibilità di un’eredità psicologica distruttiva, corre l’obbligo di considerare le implicazioni di una previsione astrologica. Nel mito, una maledizione familiare impone una forma di espiazione senza la quale continuerà a scatenarsi ferocemente sui successori. In questo contesto, il futuro di un individuo è indipendente dalle scelte consce, ancor meno dalla propria carta natale, ma dipende da eventi passati e sepolti sotto la superficie di quella esistenza, ed influenza o condiziona le scelte future e le conseguenze. In altri termini, la maledizione familiare si colloca nelle nostre carte individuali facendoci vivere eventi non propriamente nostri. Il nostro speciale modello di pianeti, segni ed aspetti, così unico e ricco di potenziale individuale, diventa l’involontario contenitore di un più vasto, più antico e spesso.
La maledizione familiare nel mito greco
Nel mito, la maledizione si presentava come punizione da parte di una divinità in collera che ricadeva sui discendenti di un membro della famiglia in seguito ad una offesa arrecatagli. Inoltre, la maledizione o pena, era intimamente legata all’Oracolo di Apollo, e la maggioranza di queste ultime nel mito coinvolgevano un membro o l’altro della famiglia, che consultavano l’Oracolo alla ricerca di aiuto o di un vaticinio per il futuro. Inoltre, nonostante si trattasse di un retaggio del passato, la maledizione rappresentava il fato, ed implicava profezie su ciò che sarebbe avvenuto.Aveva il potere di rendere vano qualsiasi sviluppo individuale potenziale, rendendo così la persona un mero veicolo per la manifestazione della maledizione. Solamente mediante la comprensione delle parole pronunciate dall’Oracolo, nell’accettazione del fato decretato, e nell’espiazione secondo le volontà della divinità, si poteva riscattare la maledizione o neutralizzarla. E’ inevitabile che i protagonisti della Tragedia Greca non giungessero né a comprendere né ad accettare l’oracolo. Ancor meno si adoperavano per una corretta espiazione. Ogni individuo poteva sia non essere a conoscenza della maledizione, che sentirsene esente, e, ciononostante, andare incontro ad un destino tanto imposto quanto scelto – conseguenze ereditate, strettamente intrecciate alle scelte compiute nel presente per creare un futuro predeterminato.
Ad esempio, la maledizione imposta alla mitica casata di Tebe ha origine col Re Laio, che giunse ad offendere sia Apollo che Artemide, divinità protettrici dei bambini, violando un nobile fanciullo, figlio di un suo amico. Laio fu messo in guardia dall’oracolo del Dio che aveva offeso che, se avesse avuto un figlio, egli sarebbe stato ucciso per mano di quest’ultimo. La divinità pervasa dall’ira, seppur pronta ad infliggere la punizione, offriva allo stesso tempo anche la possibilità di espiare mediante la pena. Poiché ogni essere umano deve andare incontro ad una morte, e data la natura dell’offesa di Laio, l’espiazione poteva essere ritenuta giusta. Ad ogni modo, Laio non accetterà la sentenza. Egli interpretò l’oracolo come ammonimento, piuttosto che come opportunità d’espiazione, tentando di fuggire alla punizione evitando i rapporti con la moglie. Ma la vergogna lo rese riservato, rifiutando di confessare alla consorte la ragione per l’improvvisa avversione al letto coniugale. Giocasta ignorava le reali cause di tale rifiuto e poichè era ferita nel suo orgoglio, decise di sedurlo mentre era ubriaco. Rimase incinta e alla nascita del bambino, Laio tentò nuovamente di mentire all’oracolo abbandonandolo su una collina affinché morisse. La collera divina era aumentata e l’intera città di Tebe avrebbe a quel punto subito le conseguenze di tale maledizione attraverso la mostruosa Sfinge.Naturalmente, il bimbo era Edipo, il cui nome significa "piede gonfio", poiché suo padre, che lo aveva condannato a morte esponendolo alle intemperie, ne aveva legato i piedi alla terra con un chiodo aguzzo. Edipo tuttavia verrà salvato da un amorevole pastore e sopravviverà. Passò la giovinezza credendo di essere il figlio dei re di Corinto. In seguito, come suo padre, consultò l’oracolo di Apollo che lo informò che avrebbe assassinato suo padre divenendo lo sposo di sua madre. Non è più offerta la possibilità d’espiare, poiché Laio ha esacerbato la collera degli Dei aggravando il proprio crimine. La maledizione è cristallizzata in un futuro irrevocabile. Edipo, come suo padre, tentò di contravvenire all’oracolo, fuggì da Corinto e volò incontro al proprio destino – destino in parte irrevocabile in parte auto-architettato.Si assiste ad una strana miscela di "hubris" (il tentativo arrogante di ingannare gli Dei), carattere innato (egli uccise Laio sul cammino, durante un attacco d’ira incontrollabile causato dall’anziano sconosciuto che gli aveva bloccato il passaggio rivolgendogli delle ingiurie), eroismo (egli affrontò la Sfinge con coraggio, rompendo la maledizione che gravava su Tebe, ottenendo così la monarchia e, involontariamente, la propria madre come ricompensa), e l’ autentico desiderio di rimanere una persona degna. Tuttavia, anche la terribile espiazione di Edipo non alleggerisce la maledizione, poiché anche dopo essersi accecato e morire reietto, essa passa ai suoi figli. Solamente quando l’intera casata dei Tebani sarà deceduta la maledizione avrà termine. Tale eredità familiare presente nel Mito risulta scioccante nella sua irrefrenabile brutalità. Malgrado ciò, è possibile notare che la scelta e la consapevolezza individuali sono tanto rilevanti per il risultato come l’operato delle divinità ed i predeterminanti del passato.Esistono caratteristiche conseguenti ben precise sulla maledizione familiare, presenti in ogni mito. In certo qual modo, danno forma ai criteri di ciò che definisce una maledizione familiare.E’ possibile che tali tratti specifici facciano comprendere da un punto di vista psicologico ciò che stiamo osservando. Il primo individuo che innesca la maledizione è generalmente di stirpe regale, discendente di un dio, o benedetto e dotato da un dio. Non è mai una persona comune, ma ha ricevuto una benedizione speciale da parte della divinità. La collera del dio non è dunque connessa ad una mera trasgressione umana, bensì all’abuso di talento o beneficio concesso dalla divinità. In altri termini, all’inizio non si tratta di maledizione, bensì comincia come un evento positivo e creativo di cui in seguito si fa cattivo uso o viene distorto mediante l’arroganza, l’avidità o la crudeltà. Giacchè il dono di un dio simboleggia la natura divina incarnata nell’uomo, la maledizione è realmente il rovescio di qualcosa di divino dentro, un abuso di ciò che è proprio dell’anima di un individuo. L’individuo è vittima della "hubris" – la mancanza di rispetto per i limiti mortali e per le condizioni ed i requisiti dell’esistenza imposti dagli dei. La "hubris" è in effetti una arroganza letale e speciale. Nonostante presenti elementi di coraggio ed eroismo, indubbiamente si tratta di ripudiare un più profondo senso religioso che riconosce con umiltà i doni ed i benefici insiti nella vita. Generalmente la maledizione è collegata agli abusi sull’infanzia. Bisogna guardare al concetto simbolicamente, come abuso di potenzialità creative, nonostante possa rivelarsi attinente anche più letteralmente; ogni sociologo od operatore del sociale sa bene che un abuso su minori all’interno di un nucleo familiare è passibile di ripercussioni sulle generazioni future. Nel Mito, Laio viola un fanciullo, aggravando in seguito la maledizione condannando il proprio figlio alla morte. Nel mito della Casata degli Atridi, Tantalo tagliò a pezzi suo figlio offrendolo in pasto agli dei, semplicemente per metterli alla prova. I figli, Atreo e Tieste, massacrarono a loro volta i propri figli utilizzandoli come strumenti per vendicarsi l’uno dell’altro. Ed Agamennone, figlio di Atreo, a sua volta uccise sua figlia, per ottenere la vittoria nella Guerra di Troia. Tutti i successori di tale famiglia tormentata sono in qualche modo coinvolti in una crudele forma di infamia, o in un massacro nei confronti di un bambino o di un giovane. I successori della famiglia esasperano la maledizione con la propria "hubris". Ad ogni generazione è conferita la possibilità di espiare la maledizione tramite l’accettazione della pena, eppure fallisce, poiché ogni membro non è in grado di resistere all’avidità, alla rabbia od alla sete di vendetta. Di conseguenza, la maledizione si fa più potente e ancor più totalizzante. Ciò che l’individuo eredita in realtà è un peculiare insieme di atteggiamenti a cui non desidera rinunciare oppure trasformare, e che sfociano in un cieco crogiuolo di reazioni istintuali ed in un rifiuto ad operare opportuni sacrifici od imporsi dei limiti interiori – anche dopo l’ammonimento divino. Si tratta, in effetti, di mettere il sé davanti all’Io, in fin dei conti. L’oracolo mette sempre in guardia il responsabile o l’erede della maledizione sulle conseguenze, ma i termini dell’oracolo vengono deliberatamente fraintesi, oppure sussiste una precisa determinazione di evitare la profezia. Nel tentativo di inganno nei confronti dell’oracolo, paradossalmente è insito l’adempimento del vaticinio.Osservando in chiave psicologica alcuni modelli ereditari da una prospettiva mitologica, io non attribuisco alcuni agenti soprannaturali letteralmente alla tipologia delle sofferenze a ripetizione che così spesso affliggono le famiglie. Il mio pensiero piuttosto, è di tipo simbolico. Gli schemi di cui sopra suggeriscono che la maledizione familiare è un insieme di modelli comportamentali psicologicamente predeterminati, che richiedono consapevolezza ed una lotta interna qualora si verificasse una sorta di trasformazione od espiazione. Dagli antenati non ereditiamo solamente la mappa genetica, ma anche dei precisi prospetti mentali ed emozionali profondamente radicati. E’ possibile inoltre, ereditare precisi complessi – "storie" innate, o disposizioni archetipiche non cattive in se stesse, ed in grado di implicare speciali doni e talenti. Tali prospetti familiari innati e modelli archetipici non sono difficili da individuare nell’oroscopo. In un tema natale possiamo scorgerne il profilo nei Significatori delle figure genitoriali, e nel ripetersi dei segni, degli aspetti planetari e della collocazione delle case, generalmente comuni ad ogni famiglia. Tali modelli non suggeriscono in sé la presenza di una "maledizione", tuttavia qualsiasi fattore in una carta natale può agire come tale, se utilizzato in modo distruttivo o intenzionalmente represso per molte generazioni. Non è molto chiaro come si ereditano tali fattori. I genetisti più impegnati considerano che il carattere, come il corpo umano, è collegato al DNA, e se l’alcolismo o la depressione sono fattori presenti nella nostra famiglia, esistono buone probabilità di diventare alcolisti o depressi, poiché insiti nei geni.All’estremità opposta, la psicologia archetipica postula la realtà dell’inconscio familiare e l’unità della psiche collettiva di cui ogni individuo è parte integrante. Forse la verità sta nel mezzo. Ma qualunque sia il significato di eredità fisica o psichica, o entrambe, qualcosa sembra tramandarsi di generazione in generazione in risposta ad un ripetuto abuso di una legge di natura. Tale "qualcosa" sembra possedere una propria moralità, laddove si attribuisca a Dio, alla psiche, all’Io, agli istinti, alla Natura o alla vita stessa.…Se dovessi esaminare attentamente un oroscopo in base alle tracce di quello che definisco una maledizione familiare, rileverei in primo luogo la presenza di pianeti in quelle case collegate all’eredità del passato. Finché i complessi appartenenti ad un contesto più ampio da cui proveniamo si intuiscono appena, siamo passibili di risentire di compulsioni inconsce e strutture comportamentali capaci di riflettere solo parzialmente il nostro carattere. I complessi familiari puntellano tutti i sentimenti sepolti, che condizionano l’atmosfera psichica dell’infanzia, e come modelli determinanti, essi contribuiscono alla formazione della nostra eredità atavica.Il lavoro analitico mi ha insegnato che nulla è così potente come un segreto familiare a lungo custodito negli oscuri meandri, acquisendo energia e "collera" in proporzione alla ferocia con cui è bloccato dalla consapevolezza conscia e dall’essere manifesto. I fantasmi di famiglia non assumono la forma di uno zio deceduto che parla traverso un medium, ma sono reali e potenti, e possono perseguitarci con furia irrefrenabile come successe agli Orestei.In Astrologia, avere pianeti in 4, 8 e 12 suggerisce la presenza di energie, di schemi e qualità che sono ereditati, ma è necessario sviluppare una consapevolezza individuale per sprigionarne gli aspetti più positivi. Lasciati inconsci, potrebbero manifestare aspetti più distruttivi, costringendo l’individuo ad un comportamento compulsivo che determinerà degli eventi sentiti come "fatali". Anche i Significatori delle figure genitoriali – i pianeti collocati in 10 e 4 o in congiunzione al MC e all’ IC dalla 9 e la 3 – risultano importanti per comprendere l’eredità familiare. E darei particolare risalto, in un oroscopo, alla posizione di Plutone, in posizione angolare rispetto alla 4, 8 e 12, oppure in forte aspetto al Sole o alla Luna. Questo pianeta sembra riflettere la "legge della natura" per la quale i Greci avevano sì grande timore e rispetto – una sorta di naturale giustizia istintiva a servizio della sopravvivenza e dell’evoluzione della specie, del gruppo e del Genio creativo familiare. Se una maledizione familiare implica alcune violazioni delle Leggi di Natura ad opera delle generazioni precedenti, dovremo aspettarci un Plutone forte nell’oroscopo, che esigerà che la persona affronti e faccia pace con un’eredità del passato in attesa di ammenda. Finchè l’obiettivo non sarà raggiunto, le effettive potenzialità del singolo potrebbero essere parzialmente od interamente assorbite da tematiche risalenti a molto prima della nascita.…La maledizione familiare, a conti fatti, è l’opposto di una benedizione divina. Questo è quanto emerge dopo una lunga ed attenta riflessione sul modo in cui i Greci la dipinsero, e sono certa che avrebbero una conoscenza sulla rivelazione di tali disegni rispetto alle generazioni, di gran lunga superiore all’operato di molte scuole ortodosse di psicologia moderna. La psicoanalisi e la psicologia analitica ovviamente hanno sempre riconosciuto la realtà dell’inconscio ed il potere permanente dei segreti di famiglia. Una terapia familiare riconosce il ripetersi di generazione in generazione di eventi critici in determinate date ed in età specifiche; anche il terapeuta familiare analitico sa che il "paziente identificato", così come Oreste, è il contenitore ed il portavoce, piuttosto che l’autore, di un conflitto ben più antico della persona stessa. Da un punto di vista più riduttivo la maledizione familiare può sembrare una sventura di cui è vittima un innocente. Eppure le nostre piccole maledizioni familiari, che si presentino in modo elaborato o impercettibile, si potrebbero osservare non come un futuro in cui siamo destinati nuovamente a interpretare gli eventi tragici del passato, bensì come un’opportunità di redimere quanto ci fu dato un giorno in dono dagli dei, ed in seguito deformato dall’arroganza, dalla stupidità, dalla malizia o voluta mancanza di consapevolezza. Dal momento che i disegni del passato fanno forgiare il futuro in modo compulsivo, non risolveremo nulla, sia anticipando passivamente il disastro che ritenendo di esserne esenti. Ogni persona che presenti un potente Plutone o case in segni d’acqua particolarmente influenti, è il potenziale conduttore di un enorme potere e di intuizione, costruite su una profonda comprensione del passato e del mondo interiore. Ma non esiste nulla di gratuito, e si deve trovare il coraggio di recidere il cordone ombelicale con la psiche familiare in piena consapevolezza, anche se dolorosa, e di emergere come persona – sola, unica ed in sintonia con le corde della propria anima. Il lusso di una cieca identificazione con la famiglia, o con la collettività, non è un’opzione intelligente per chiunque presenti tali valori nel proprio tema. Non vi è spazio né per l’ingenuità né per l’arroganza quando nel tema concorrono fantasmi di famiglia. E’ necessario che ognuno rifletta sul passato quanto più accuratamente e profondamente possibile, poiché è, nel senso più profondo del termine, uno strumento per i doni della psiche familiare non esperiti, ed un veicolo di tutta l’energia e la vita di cui si è privato o di cui ha abusato, e che anelano esprimersi ora in forme nuove e creative.
© Liz Greene, Apollon / Astrodienst AGTraduzione dall'inglese: Francesca Furino
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