Loredana Aiello 24 aprile 2013
Pura anarchia (Mere Anarchy) è il titolo dell’ultimo libro di Woody Allen, pubblicato nel 2007 da Bompiani, dopo un silenzio di venticinque anni. Silenzio editoriale, ovviamente. La simpatica copertina gialla e i bizzarri titoli dei diciotto racconti brevi che compongono il volume (tradotto da Carlo Prosperi) riempiono di aspettative esilaranti il cuore dei potenziali lettori. I temi trattati dalle varie storie non hanno punti di contatto tra loro, tanto che una lettura casuale – o anarchica – non recherebbe alcun danno al valore complessivo del libro. Le trame hanno per soggetto gli argomenti più disparati, si passa dallo spionaggio alla new age, dal noir ad un parossistico realismo nel giro di poche pagine. Chi conosce un po’ l’opera di Woody Allen sa bene che nel corso della sua carriera ha trovato mille sistemi per raccontare sempre e comunque se stesso; lo ha fatto in maniera divertente o drammatica; realistica o – sorprendentemente – fantasiosa e inaspettata, ma sempre in modo molto riconoscibile. In un certo senso anche in versione narrativa questa caratteristica alleniana è presente. Papille fatali è costruita come una sorta di spy-story: una bellissima donna ingaggia un investigatore privato affinché, per conto suo, ma anonimamente, si aggiudichi all’asta un prezioso tartufo bianco da un chilo. Il racconto è pieno di intrighi e cospirazioni che celano un traffico internazionale di cibo per gourmet molto pretenziosi. Dedicata ad una realtà prettamente d’oltreoceano è la breve novella (Il rifiuto) che narra delle sfortunate vicende che due genitori subiscono a causa della mancata ammissione del loro pargolo in una lussuosa scuola materna di Manhattan. La cosa più bizzarra del racconto, non è tanto l’iperbolico destino di disastri che attende il nucleo familiare degli Ivanović, quanto la drammatica verità, tipicamente americana, che sta dietro la vicenda.
Del tutto avulso da una qualsiasi vérité è il fumoso poliziesco intitolato Al di sopra della legge, al di sotto del materasso. Il caso si apre con una agghiacciante scoperta che attende in una casa gli ignari proprietari: il furto dell’etichetta di tutti i materassi dell’abitato. Delirio e terrore attanagliano le vittime; ma niente paura, Woody Allen non è Stephen King: giustizia infine sarà fatta perché un materasso privo di etichetta «è un insulto all’integrità dell’imbottitura». Non soltanto il contenuto dei racconti è molto variegato, ma anche il linguaggio e le competenze che lo sostengono sono molto differenziati. Un uso molto vistoso di modi di esprimersi più settoriali si trova in Stringhe sciolte; un trattatello pseudo – scientifico in cui un impiegato racconta la sua giornata attraverso luminose spiegazioni scientifiche che permettono di comprendere meglio il mondo in cui viviamo: «Venerdì, mi svegliai e, poiché l’universo si espande, mi ci volle più del solito per trovare la vestaglia». È evidente che la mera descrizione delle azioni quotidiane perderebbero in sprint se non sostenute da tale linguaggio. Tutti questi elementi eterogenei si armonizzano all’interno della raccolta grazie ad alcune caratteristiche tipiche dell’immaginario dell’autore newyorkese. Tutti i protagonisti dei racconti sono di sesso maschile e provengono dall’alta borghesia, possiedono una punta di misoginia talvolta malcelata da battute vagamente libidinose, e, cosa più importante, fanno grande sfoggio di vasta cultura (un esempio è Così mangiò Zarathustra, un piccolo saggio di filosofia in cui una strampalata gnoseologia empirica è applicata alla scienza dietistica con effetto di ironico nonsense). Evidenti i tratti di somiglianza con la personalità di Woody Allen. In definitiva Pura anarchia è un libro che nasconde la sua natura di “esercizio letterario” dietro una comicità più sarcastica che ironica. Uno squalo travestito da plancton.