“Ad Alessandria non c’è mai nulla da fare”: un luogo comune che ormai così comune non è più. La città grigia che riesce magicamente a colorarsi con eventi, manifestazioni, cutura e feste è una delle più presenti e vive anche su Facebook: basta scrivere “Alessandria” nel motore di ricerca per entrare in un mondo a parte, fatto di gruppi e pagine web in cui la nostra città e i paesi limitrofi sono dipinti nei modi e nelle tinte più svariate. C’è chi ama Alessandria, la considera ricca di storia, reperti e piena di eventi, vuole farla conoscere e promuoverla, soprattutto per il bene dei giovani, considerati il punto di riferimento per il futuro. C’è addirittura un gruppo concepito per fungere da forum, grazia la quale chiunque ha la posibilità di esprimere idee e proposte per far sì che “la città sia a misura di cittadino e al passo con i tempi”. Emerge, insomma, un forte orgoglio di essere alessandrini, di rivendicare e salvaguardare le proprie tradizioni, i propri luoghi familiari, la propria storia. Ecco allora che compaiono i “divoratori” dei cannoli di Zoccola e dei baci di Gallina. Ecco che alcuni sottolineano l’utilizzo dell’espressione “abito in Alessandria”, nella q ale la preposizione “a” comunemente usata nelle altre città per indicare espressioni di stato in luogo (abitare a Torino, Milano, Genova) viene sostituita da “in”: una peculiarità che secondo molti deve essere enfatizzata per “distinguersi da tutti gli altri”. C’è chi è fiero di vivere al Cristo, famigerato quartiere cittadino, e se ne vanta usando frasi da “Far West”. C’è addirittura chi paragona Alessandria a Springfield, la celebre città dei Simpson, mettendo in comune tantissimi aspetti: medie dimensioni, tranquillità “disarmante”, poco svago, tanto inquinamento industriale, labile memoria storica e soprattutto “una vita vissuta a stretto contatto con i propri concittadini” in cui ci sono pochi punti di ritrovo che polarizzano tutto il resto, rendendo gli stili di vita molto simili gli uni agli altri. I posti più frequentati hanno tutti una loro pagina su Facebook: dai vari locali e discoteche (Luna Rossa, Qba, Ribaldo, Caffè degli Artisti, Zogra, 4 Bears, Befed) ai luoghi in cui ci si ritrova con gli amici per iniziare la serata. Ottobelli e Conbipel (di piazza Garibaldi) hanno addirittura due gruppi dedicati nei quali si esaltano i pregi e le particolarità che inseriscono ciascuna collocazione tra i luoghi più alla moda della “movida” alessandrina. Non mancano però coloro che vanno controcorrente, quelli che vedono Alessandria solo come una città vuota e priva di divertimento. Questi irriducibili (ma ormai anacronistici) sono stanchi di spostarsi nei grandi centri urbani per trascorrere serate diverse, più emozionanti: per loro la nostra città si merita molto di più e il nome del gruppo che hanno creato suona come una decisa rivendicazione: “Anch’io voglio un’Alessandria più divertente!”. Insomma, su Facebook, Alessandria appare tutt’altro che tranquilla, monotona e noiosa. Al contrario si percepisce un continuo pullulare e fermentare di pareri, opinioni, visioni diverse, alcune somiglianti, altre in disaccordo. Emerge una realtà nascosta e sorprendente, piena di vitalità e volontà di manifestare i propri pensieri e i propri punti di vista sui luoghi in cui siamo nati, cresciuti, nei quali coltiviamo il nostro lavoro, le nostre passioni, i nostri affetti. Stesso discorso vale per i paesi limitrofi al capoluogo: molti, infatti, sono i gruppi e le pagine dedicate a queste piccole realtà, nelle quali s’intuisce una forte tendenza al campanilismo, un’accesa rivalità tra centri confi nanti e la voglia di distinguersi primeggiando sugli altri. Ecco che Mandrogne si vanta della pizzeria “Al Campo”, o dei cinque dialetti diversi parlati dai compaesani, o dei celebri “rabaton”. Ecco che quelli di Litta Parodi creano un gruppo per riunire attraverso internet tutti i ragazzi cresciuti nella piazza del paese. Ci sono persino quelli che hanno creato un’alleanza della Fraschetta. per quanto riguarda Casalbagliano, invece, si sottolinea come solo lì si possano “prendere le ciliegie dall’albero di Tinelli”, e qualcuno aggiunge al malloppo persino i pomodori e le patate! Mentre quelli di Valle San Bartolomeo fanno sapere che amano il loro paese e ci descrivono i luoghi e le persone tipiche del posto: la piazza con la fontana, il panettiere, il campetto della chiesa, i gradini della Soms, la lattaia e le sue famigerate caramelle. Questi gruppi su Facebook creano un autentico caleidoscopio di colori, spazi, persone, caratteri, amicizie e rivalità. E’ un mosaico composto da tantissimi tasselli, ciascuno incastonato nell’altro. Prese singolarmente, queste pagine web possono lasciare perplessi, ma nel loro insieme formano un tutt’uno che ci caratterizza, ci fa sentire parte di un qualcosa che è molto di più di una città o di un paese. E’ come se un sentimento comune emergesse dalla monotonia, dalla noia, dal grigiore della nostra nebbia. Un sentimento che a volte presenta sfumature in confl itto tra loro, ma che, a ben guardare, sono tutte parti fondamentali ed imprescindibili del nostro vivere in Alessandria e dintorni. Sono tutti pezzi del nostro orgoglio alessandrino, del nostro essere un po’ tutti “mandrogni”.