Buongiorno carissimi compagni d’avventura, posso chiamarvi così?
Oggi vorrei spendere due parole sull’origine della follia; ci sono due generi di follia, quella reale e quella così detta, ma che non è affatto folle, è solo un eccesso di immaginazione della mente che comunque rimane ancorato alla realtà ed alla consapevolezza del reale.
Non voglio argomentare per ora del secondo genere che personalmente definirei banalmente il buon senso dell’essere folle e non certo la tragedia dell’essere malato di mente.
Parliamo piuttosto dei veri e propri malati di mente, ossia di quelle persone che nascono già malate, oppure che lo diventano improvvisamente nel corso della loro vita a conseguenza di un episodio che li traumatizza a tal punto da portarli a smarrire il senso della ragione; all’interno di questo stesso essere malati esistono diversi gradi di affezione, così da potere distinguere i malati lievi ed innoqui che in genere possono essere recuperati, i malati gravi ma non pericolosi ed infine i malati gravi e pericolosi per sè e per gli altri. La legge Basaglia un giorno ha deciso di mettere tutti questi disgraziati fuori dai manicomi, facendo una cosa molto saggia, se si vuole considerare quei luoghi come luoghi di tortura e non certo di cura; oggi rimane tuttavia la gravissima questione del come potere curare queste patologie, perchè la medicina tradizionale ancora rimane su questo fronte pressochè impotente.
Non sono un medico e non posso parlare dell’essere folle sotto un profilo psichiatrico, posso solo parlare della follia come condizione della mente sotto un profilo filosofico ed umano, considerando i risvolti sotto un aspetto comportamentale e sociale.
Delle tre condizioni quella che più mi attira è quella del sano di mente che improvvisamente a causa di un trauma diventa folle. Appartengono a questo genere i malati lievi ed innoqui, ossia tutti coloro che continuano ad avere una certa vita sociale anche dopo l’aver perso il senso della logica. Può succedere infatti che la persona esposta ad una tensione superiore alle proprie capacità di sopportazione, esploda o meglio imploda a se stessa, non potendo/riuscendo ad accettare la realtà dell’evento che si trova a dovere rielaborare. Così ci si trova a dovere parlare di persone che sarebbero impazzite dopo un lutto, dopo una perdita, dopo un evento carico di particolare tensione ed insopportabile per la loro natura, che diversamente avrebbero continuato a conservare il loro normale equilibrio. Detto equilibrio compromesso è comunque come già detto recuperabile, può venire perfettamente recuperato.
E’ pur vero che per carattere occorre essere predisposti a tale evenienza, che vuol dire che occorre in genere avere una natura particolarmente sensibile, con un grado superiore di sensibilità, ed avere un’intelligenza particolarmente sviluppata e capace di cogliere gli aspetti più profondi di uno stato o di una condizione, aspetti che ad esseri idioti non si manifestano.
Alle persone superficiali e stupide non può accadere di diventare folli, semmai proprio tali esseri sono proprio la causa della nascita della follia degli altri, per cui non c’è davvero da augurarsi di nascere stupido piuttosto che intelligente o di nascere insensibile piuttosto che emotivo.
Dalla tragedia della follia malata ma passeggera e curabile, alla bellezza della follia sana il passo è breve anche se abissale.
Tra i sani di mente si possono collocare i simpatici mattacchioni, i cosiddetti squilibrati solo perchè fanno cose un pò insolite ma per nulla disdicevoli; ci sono quelli che vengono esposti per brevissimi periodi ad uno stato di rivoluzione del proprio mondo interno da diventare per quel breve tempo irriconoscibili persino al proprio compagno/a di vita, almeno fino a che il necessario periodo di assestamento conseguente il moto rivoluzionario non sia arrivato a conclusione .
Può accadere questo movimento rivoluzionario quando si conosce una persona che ci sconvolge, che dissesta il nostro mondo ordinato e consueto a tal punto da prenderci in ostaggio, dal prendere in ostaggio la nostra mente ed il nostro cuore; è come se senza potere fare nulla per impedirlo, qualcuno venisse in casa nostra e cominciasse a dettare le sue regole, pur non essendo affatto presente, pur non avendo fatto nulla di particolarmente invasivo, pur non avendolo voluto fare consapevolmente. Come dire che la follia è doppia, è di chi la subisce perchè non può non subirla e di chi la pratica inconsapevolmente perchè vuole praticarla.
Passata la fase di sconvolgimento ritorna la normalità o comunque viene recuperato il proprio normale equilibrio.
Solo in apparenza tutto torna come prima, ma l’evento di questo scontro di emozioni in verità ha seminato negli esseri coinvolti dei radicali cambiamenti di per sè positivi. Mentre ritorna il mondo ordinato, mentre ritorna il mondo gentile e composto, negli esseri che sono stati toccati dalla tempesta del cambiamento si è costituita una forza nuova, un germe, uno stato interiore che rimane momentaneamente latente, come quando un giardiniere va nell’orto e semina tutti i suoi bravi semi nel tempo della semina; le future piante ancora non si vedono, anzi, non si vedono nemmeno i semi, ma stanno già lì tutte presenti sotto la coltre della terra nera, della terra gelida, che presto potrà diventere terra feconda e prospera.
Quello che conserva in un contesto di normalità tutto questo movimento di pensieri e di emozioni è il rispetto delle regole della buona convivenza; se non ci fossero queste regole l’essere sarebbe solo una specie di animale evoluto che si lascia andare ad ogni genere di istinto e che cercherebbe di giustificare il suo comportamento con teorie bizzarre, inopportune, menzognere e pirotecniche…
Fortunatamente esistono le regole, ossia le leggi etiche che ci dicono quello che si può fare e quello che non si può fare; all’interno di questi stessi inderogabili principi sta già la soluzione del problema o dei problemi. Occorre sinceramente precisare che solo esseri particolarmente corretti sanno perseguire questo cammino; nella normalità l’essere fragile, poco corretto, poco dotato, si lascia andare all’onda dell’emozione e dell’istinto, più dell’istinto che dell’emozione, e quindi accadono le più inverosimili faccende che compromettono ed imbruttiscono le relazioni umane.
Mi sorge spontaneo il paragone con il pensiero di Kant, il padre dell’etica moderna; tu sei la legge dentro di te, seguila e non potrai sbagliare. Non è esattamente così facile, invece, perchè la legge è fatta per l’uomo e non l’uomo per la legge.
Il riuscire a rispettare la legge non è che il primo passo di un cammino assai più complesso; in un ordine dove tutto muta ed è in evoluzione, anche le regole trovano la loro articolazione, trovano il loro susseguirsi ed intrecciarsi, così che mutando le condizioni esterne mutano anche le regole, o meglio, muta l’imperativo della loro considerazione.
Non si amano affatto le regole, le regole non si possono amare perchè ci fanno soffrire, a volte; a volte ci sembrano e sono disumane, ma le regole ci salvano dal precipitare nel caos; in un certo senso le regole si odiano, si detestano, perchè fanno di ogni essere un essere qualunque al pari di tutti, un essere ordinario che deve sottostare al suo limite, ma è solo il rispetto della regola che poi permetterà a questo stesso essere che si è autocostretto ed autoobbligato di sapere cogliere, quando mai dovesse sopraggiungere, la condizione del cambiamento, la condizione della nuova regola.
Amici carissimi, dite anche voi quel che ne pensate di questo complicatissimo teme, io vi ascolto molto volentieri.