“L’oro di Scampia”: lo sport come riscatto

Creato il 11 febbraio 2014 da Makinsud

Beppe Fiorello, eccellente e impegnato attore, è tornato in televisione per dare vita a uno dei suoi personaggi-eroi, che nel loro piccolo hanno compiuto grandi gesti di amore e speranza. Questa volta si tratta della storia di Giuseppe Maddalonipadre del campione di Judo Pino e proprietario della palestra Star Judo Club, dove ha allenato molti ragazzi strappati dalla strada e da un futuro legato alla criminalità organizzata, insegnando loro una maniera diversa di vivere la vita, attraverso la passione per lo sport.

L’oro di Scampia“, andato in onda in prima serata su Raiuno con la regia di Marco Pontecorvo, è ambientato in Campania, nel malfamato quartiere napoletano. Il protagonista, che nel film ha il nome di Enzo Capuano, vive con la sua famiglia nella degradata e difficile zona delle Vele, chiamata così per le abitazioni dalle forme triangolari che ricordano appunto quelle di una vela. Enzo si distingue subito dal contesto in cui si trova, un contesto dove tutti i ragazzi sono segnati fin da piccoli, senza possibilità di uscita. L’uomo svolge la professione di infermiere e di allenatore judo, anche se non si fa mai pagare dai ragazzi che si allenano nella sua palestra, considerandosi già ripagato dalla possibilità di mostrare loro un’alternativa a una vita criminale. Il protagonista, interpretato magistralmente da un bravissimo Beppe Fiorello, si erge contro un sistema così marcio che sembra impossibile da cambiare, ma lui non perde mai la forza e il coraggio di andare avanti, insieme a un giovane rappresentante delle forze dell’ordine che lo aiuta spesso, preoccupato dalle sorti dei ragazzi di Scampia.

Trasformate la forza dell’avversario nella vostra forza“: è questa la massima del judo, applicabile anche alla vita, che Enzo Capuano (alias Giuseppe Maddaloni) ha insegnato ai suoi ragazzi, le cui storie si intrecciano l’una all’altra, emozionando gli spettatori. Si assiste così alla vicenda di Leda, ragazzina costretta dalla madre e dalla zia a prostituirsi, che nella palestra di Enzo conosce un coetaneo ipovedente che si innamorerà di lei e la aiuterà; o a quella di Sasà, affiliato alla criminalità che grazie a Enzo conosce una vita priva di violenza, ma poi ucciso come avvertimento all’ingresso della palestra, provocando la disperazione di Capuano. Il maestro di judo infatti, a prima vista, si dimostra un uomo dal carattere indistruttibile, ma viene sempre più segnato dalla sofferenza che gli provoca la lotta quotidiana alla camorra. Ma nonostante il dolore, non vacilla nemmeno per un attimo, restando a Scampia anche quando gli viene offerta la prospettiva di trasferirsi in un quartiere della Napoli bene, desiderando solo di rimanere con i suoi ragazzi. Il suo animo sensibile si rivela attraverso l’amore e la devozione che nutre per il figlio, vincitore del titolo olimpico di judo; una vincita che rappresenta un vero e proprio riscatto e una possibilità di rinascita per i ragazzi di Scampia, come si evince dalle parole finali del protagonista: “abbiamo portato Scampia in cima al tetto del mondo“.


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