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L’ospite di Dracula – Bram Stoker inizia.

Creato il 26 luglio 2013 da Loredana Gasparri
L’ospite di Dracula – Bram Stoker inizia. Sembra fatto apposta. Man mano che l’estate progredisce e diventa sempre meno sopportabile, io sono spinta a cercare letture veloci e rinfrescanti, che vanno a nascondersi negli anfratti della mia libreria. Ed ecco che, dal fondo di uno scaffale, esce un libriccino, intitolato L’ospite di Dracula, di Bram Stoker, che contiene una serie di racconti del terrore. L’ideale causa di brividi che portano sollievo con queste temperature schiaccianti. Leggendo di queste atmosfere nere e di presenze tutt’altro che simpatiche, ho sentito un certo refrigerio...:-D I libri sono ben in grado di portare cambiamenti concreti nelle nostre vite, persino in termini di temperatura atmosferica! Concentrandosi sul libro, si potrebbe dire che contiene un “episodio pilota”, secondo le definizioni moderne e di matrice televisiva. Nel racconto intitolato “L’ospite di Dracula”, Bram Stoker tratteggia un breve antefatto, ancora abbastanza grezzo, della vicenda che svilupperà in seguito nel romanzo creatore del vampiro per eccellenza. Un gentiluomo inglese che alloggia in una locanda nei dintorni di Monaco, decide di intraprendere una lunga passeggiata nei boschi vicini. Riceve forti raccomandazioni di ritornare molto prima del buio, e di non inoltrarsi lungo un certo sentiero, perché al calar della sera sarebbe iniziata la terribile Walpurgis Nacht, una ricorrenza del calendario in grado di spaventare a morte tutti coloro che la nominano. Il buon inglese, che si dispone a raccontare nei particolari la vicenda, dimenticandosi di presentarsi al lettore, sbuffa derisorio di fronte alle manifestazioni di terrore e ai segni della croce ripetuti freneticamente di coloro cui si rivolge, e intraprende la sua passeggiata. Forte della sua razionalità molto sviluppata e del suo atteggiamento fortemente empiristico, decide di ignorare bellamente lo scorrere del tempo, oltre a tutte le raccomandazioni. Arrivato davanti al sentiero incriminato, cosa farà mai il nostro sprezzante eroe? Ma lo imboccherà con trepidazione e molto entusiasmo, ovviamente! Mentre noi lettori sappiamo sempre cosa capita dietro gli angoli, al fondo dei sentieri sconsigliati, negli angoli bui delle cantine trascurate, o nelle stanze polverose delle case con cattiva nomea, questi personaggi danno sempre prova di un ottimismo e di una sventatezza davvero sconcertanti, e quasi sempre controproducenti. Non racconterò altro di questo gioiellino appena sbozzato di Stoker: quando si arriva in fondo, e mancano poche pagine dal momento in cui il gentiluomo posa il piede sul sentiero maledetto, si sorride e si commenta: “ah, ecco! Tutto quadra!” Stoker scelse poi di sviluppare il romanzo di Dracula in altro modo, e abbandonò questo scritto breve perché non lo considerò all’altezza, ma qui ci sono già le caratteristiche del suo modo di scrivere e di costruire la suspense. Per quanto breve, non si può fare a meno di sentirsi un po’ in ansia per le sorti dello sventato, e di occhieggiare nervosamente il fondo delle pagine, per capire se davvero l’ombra dell’albero è solo un’ombra o qualcos’altro. L’atmosfera cambia decisamente e si fa molto più cupa e anche meno elegante, con i racconti successivi: La squaw, Il funerale dei topi, e La casa del giudice. Il titolo de La squaw è ingannevole: viene citata una squaw, ma non è lei la protagonista vera e propria, ma una gatta nera dotata di un’insopprimibile sete di sangue e di una capacità di architettare una vendetta terribile che la accostano ad un demone incarnato, piuttosto che ad un “semplice” animale. All’astuzia infernale della gatta fa da contraltare la stupidità boriosa di un essere umano, incauto e superficiale. Il funerale dei topi è altrettanto fuorviante,almeno a prima vista, perché porterebbe a immaginare una situazione in cui i topi sono i protagonisti di primo piano, e siano loro gli attori principali del racconto. Sono spaventosamente presenti, con i loro occhi e i fruscii dei movimenti, ma il protagonista vero e proprio è il crescendo di suspense: una situazione che da tranquilla e potenzialmente sotto controllo, diventa sempre più pericolosa, ad ogni parola pronunciata dai personaggi, ad ogni dettaglio “strano” messo in evidenza, ad ogni movimento apparentemente tranquillo. La casa del giudice mette in scena ancora i topi, facendoli sentire, più che vedere, e i rischi che si corrono quando si presume troppo dalle proprie forze, e dalle proprie capacità di leggere il pericolo nell’ambiente circostante. Sono racconti pieni di effetti speciali, tant’è che, come ho detto prima, sono in grado di spegnere il caldo e l’afa. Il veicolo per esprimerli non sono personal computer di ultima generazione, ma le parole e il loro uso molto saggio e accorto, che finisce per catturare chi legge. Stoker è un cacciatore di attenzione e un evocatore di drammi. I suoi inizi sono sempre tranquilli, noncuranti, come certi suoi personaggi, un po’ pigri negli atteggiamenti verso gli altri e la vita. Pronti a diventare sordi alle ansie e alle raccomandazioni altrui, sfoderano un ottimismo a tutto tondo, e finiscono per tuffarsi a capofitto in un ginepraio di guai, di natura quasi sempre sovrannaturale. Talvolta riescono a salvarsi, perché conservano una lucidità forte che attiva coraggio e risorse, ma quando si rifiutano di farlo, e camminano ciechi e sorridenti verso la loro rovina, questa arriva in un secondo, impedendo a chiunque di salvarli. C’è una piccola lezione, al fondo di queste catastrofi “annunciate”: ti avevo o non ti avevo avvertito? Poiché hai scelto di ridermi in faccia, ti sei bruciato qualunque possibilità di salvezza. The horror, the horror!

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