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L’osteria (2/4 puntate)

Creato il 03 novembre 2011 da Patriziabi (aspassotrailibri) @openars_libri

L’allegria, la spensieratezza, il sorriso, l’atmosfera ed i profumi della provincia che trapelano da queste righe spero possano facilmente giungere, in tutta la loro pienezza, ai lettori del blog.

Troverete il racconto “Il gemellaggio” pubblicato in quattro puntate (di seguito la seconda).

Buona lettura!

Arrivò davanti alla falegnameria del Pino, che stava piallando a mano un grande asse di pioppo.
- Ho saputo del gemellaggio. Bella idea. Se posso fare qualcosa, dimmelo pure.-
Fu come un fulmine avesse colpito la materia grigia di Francesco, un fulmine divino di ispirazione.
Ma certo, per abbattere i costi bastava coinvolgere la popolazione; altroché alberghi, la delegazione straniera sarebbe stata ospitata nelle case dei cittadini. Un’idea ottima, poteva anche starci una motivazione di coinvolgimento etnico…o qualche balla simile.
- Lascia stare la pialla e vieni all’osteria, che offro io.-
Senza farselo dire due volte, Pino mollò tutto e lo seguì.

Per strada, si aggregarono anche Luigi il salumiere, Beppe lo stagnino, Bertu il tabacchino,il dottor Giovanni, farmacista, Don Renzo il parroco, Giovanni il salumaio e Tino, barbone senza fissa dimora, che seguiva tutte le comitive che avevano come direzione l’osteria; insomma la maggior parte delle persone che contavano, in quel piccolo paesello fra il verde.
Renato il vinaio vide arrivare quella processione e sgombrò un tavolo grande.
– Siamo già gemellati? – Chiese ridendo, mentre portava sul tavolo due doppi.
– Stai tranquillo, che anche tu farai la tua parte.- Gli disse sottovoce Cesco, riempiendo i bicchieri con quel barbera fresco e giovane che Renato faceva arrivare da Castelnuovo Don Bosco e che era un vanto della sua osteria.
In breve, Cesco spiegò che per poter gemellare il paese, aveva bisogno dell’aiuto di tutti e della disponibilità ad ospitare la delegazione straniera.
Il vecchio era convincente, parlando anche di sacri confini. Convinse tutti, nessuno si tirò indietro.
Il problema era risolto.
Stavano per alzarsi dall’osteria, quando Gina, moglie del vinaio, che aveva ascoltato tutto senza farsi vedere, fece capolino dal retro, con un bicchiere in una mano e uno strofinaccio nell’altra.
– Ma con chi ci gemelliamo?-
Ecco di nuovo una domanda da donna, una poco opportuna domanda da donna.
– Ma con chi ci gemelliamo?- Ancora. Poi scomparve nel retro ad asciugar posate.
Ronzò una mosca, una di quelle grosse.
Saltò sul naso del Cesco, poi atterrò sul tavolo, a bagno in una grossa macchia di vino.
Fece poca strada. Fu fulminata dalla manona enorme del falegname.
– Già, con chi ci gemelliamo?- Chiese Pino, gettando i resti della mosca in fondo al tavolo, sotto lo sguardo di riprovazione del farmacista.
– Ci sto pensando, ci stiamo pensando.-
– Vuoi dire che ancora non lo sai?- Sparò il vinaio, pulendo con uno straccio il tavolo di legno, dove poco prima c’era la mosca.
– Nei prossimi giorni lo farò sapere a tutti. Adesso vado a casa.-
Francesco si alzò e li lasciò tutti lì, a finire i doppi di barbera.
Dopotutto, anche nel film di Don Camillo i problemi c’erano, ma li avevano risolti con buon senso ed intelligenza. Ci sarebbe riuscito anche lui.
Domani però, oggi si era stancato già abbastanza e poi, dopo tutti quei bicchieri di barbera, la mente non girava più al massimo.
Domani.

L’osteria (2/4 puntate)

Passò una notte agitata ed il mattino lo colse sudato e preoccupato.
– Tu e il tuo gemellaggio. Ti verrà un’asma, se ti preoccupi così. Hai parlato tutta la notte nel sonno e quando non parlavi, russavi così forte che sembravi lo schiacciasassi del comune.- Gli disse la moglie Franca, asciugandogli il sudore e servendogli un caffè forte e poco zuccherato.
– E hai anche bevuto troppo, ieri. Cerca di calmarti. A proposito, con chi ci gemelliamo? –
Non rispose ed uscì fuori, la tazzina fumante nella mano, a guardare il giorno che saliva fra il verde.
Quel mattino andò in Comune a far telefonate.
Voleva prendere contatti, vagliare la cosa, informarsi, insomma.
Ma la cosa non era così facile.
Contattò tre Comuni francesi, due svizzeri ed uno Romeno, ma tutti erano già gemellati, anche se uno dei comuni svizzeri interpellati si disse disposto a mandare in Italia una sua delegazione, naturalmente spesata totalmente. La risposta del Cesco fu al limite di un incidente internazionale.
Sotto la supervisione del segretario comunale, affrontò anche il problema delle spese.
Anche con l’aiuto della popolazione, le spese per un gemellaggio erano pur sempre ingenti, fra oneri di rappresentanza, viaggio all’estero, abbellimento del paese, spese per la banda musicale; le varie ed eventuali superavano di gran lunga i costi che sarebbero serviti all’asfaltatura di quasi tutto il territorio comunale, asfaltatura che la minoranza pretendeva da tempo.
Non si poteva fare.
Bisognava avere una buona idea, altrimenti il gemellaggio sarebbe saltato.
Attraversò il paese di cattivo umore, mentre tutti i paesani che incontrava lo salutavano più cortesemente del solito, era già diventato “l’uomo del gemellaggio”, una personalità.
Svicolò per strade poco frequentate e si trovò sulla piazza della chiesa, dove il barbone Tino si scaldava al sole.
Si sedette accanto a lui, controvento però.
-Che hai, Cesco?- Chiese lui, per non smentire il detto che i vagabondi sono tutti un poco filosofi e capiscono la gente.
Francesco scosse le spalle. Chissà perché si era seduto lì, accanto a Tino.
Non lo sapeva.
– Il gemellaggio, vero. Non sai come fare. Dai retta a me, non pensarci. A volte le cose si accomodano da sole. Più ti preoccupi e peggio è. Bevi un bicchiere di quello buono e tutto passa.
Magari offri.-
– Parli bene te, ma io non so come fare. Ho messo in piedi questa storia del gemellaggio e adesso non so come uscirne. Le casse comunali sono vuote, e non so neppure quale paese gemellare. Sono in un bel guaio.-
Tino si preparò una sigaretta con abilità consumata e ne trasse alcune boccate.
– Perché, invece di cercare tanto lontano, non provi vicino? Mia madre, che il Signore possa averla in gloria, mi diceva sempre: figliolo, prima di andare lontano, gira qui vicino. E io ho sempre fatto così, non sono mai andato lontano; sempre qui vicino,a chiedere la questua in questa chiesa o in quelle dei dintorni. E mia madre se ne intendeva.
La gente mi conosce e mi tratta bene. Fai così anche tu.-
– Vuoi dire che anche tua madre era senza fissa dimora come te?-
– Mia madre, mio padre e tutti i miei parenti. Vagabondi da generazioni.-
Il consiglio però, era buono.
Cesco lo elaborò nei giorni seguenti e, dopo meno di una settimana, aveva preso i contatti dovuti.
Il gemellaggio si sarebbe fatto.
Il tutto sarebbe stato discusso al prossimo consiglio comunale.
Venne il giorno.
Francesco chiese la parola.
– Il gemellaggio è ormai un punto d’orgoglio per il nostro paese. E’ cosa risaputa che tutti i Comuni limitrofi o quasi, sono gemellati. Ebbene, anche il nostro lo sarà.-
– Già, e le spese? Avete pensato alle spese? Le casse comunali sono a secco. Quel poco che c’è non basta a far quadrare il bilancio e voi pensate al gemellaggio!- La minoranza era più che mai decisa a far naufragare il progetto, anche a costo di tirarsi contro gran parte della popolazione.
Ma non aveva fatto i conti con le idee dell’uomo del gemellaggio, che aveva elaborato un piano d’azione capace di superare le opposizioni più feroci.
– La minoranza non si deve preoccupare delle spese. Certamente non vogliamo prosciugare le casse comunali. – Cesco fece una lunga pausa, volutamente, per creare il clima giusto per la bordata definitiva.
Sapeva che, in quel momento, tutti i Consiglieri, di minoranza e di maggioranza, Sindaco compreso, stavano pensando come diavolo avrebbe fatto Cesco a gemellare il paese senza spendere i soldi pubblici, escludendo, data la nota tirchieria del soggetto, un coinvolgimento personale nelle spese.

(Qui la prima puntata)


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