L’UAAR si occupa dei classici greci e dice sciocchezze, come al solito

Creato il 17 settembre 2012 da Uccronline

Cesare? Un pacchiano. Virgilio? Un opportunista. Ovidio? Uno sprovveduto. E va così anche per Cicerone e san Girolamo, definiti rispettivamente “monotono” e “sordido”. Chi può aver emesso questi giudizi sui maggiori autori della letteratura latina? Ovviamente l’UAAR, l’Associazione degli Atei e Agnostici (sedicenti) Razionalisti. Per loro, ovviamente, l’unico a salvarsi è Lucrezio, l’unico ateo della letteratura latina, autore del grande poema De rerum natura. Dalla sua opera è stata tratta un’antologia di passi scelti, intitolata “Vivere laico” e recensita sul sito ufficiale dell’UAAR. Proprio in questa recensione si possono leggere i lapidari giudizi di cui sopra, oltre a numerose altre amenità.

L’articolo si apre con un elogio di una nota collana che ha messo a disposizione di un vasto pubblico ottime edizioni di classici latini e greci. Poi prosegue: «Dopo Repubblica, in queste settimane è stato il Corriere a lanciare una nuova collana di supplemento al quotidiano “I classici del pensiero libero greci e latini”, che in agosto ha regalato ai lettori “Il discorso della verità” di Celso, meglio conosciuto con il titolo “Contro i Cristiani”. Meritevole di menzione è, in tutte queste pubblicazioni, oltre che la rivalutazione di taluni autori, per lo più sconosciuti a meno di non aver frequentato scuole umanistiche, lo sforzo di recuperare la trama di un pensiero perduto, spesso volutamente eclissato». Addirittura “volutamente eclissato”? Una nuova teoria del complotto!? Nella collana in questione ci sono Saffo, Aristotele, Cicerone, Cesare… chi mai li vuole eclissare? Ma non si vendono a pochi spicci allegati ai quotidiani?

«Questo interessante libretto antologico su Lucrezio, a cura di Paolo Marsich, già curatore di testi di Plutarco e Cicerone, uscito da qualche anno e più volte ristampato», si continua, «appartiene ai volumetti che non possono mancare nella libreria di ogni buon lettore (laico)». Laico? Perché laico? Un ebreo, un buddista, un mussulmano, uno shintoista, un cattolico, un metodista non possono leggere Lucrezio, Plutarco e Cicerone? Boh. L’autore dell’articolo, Stefano Marullo, continua elencando alcuni autori di ieri e di oggi, dimenticati o incompresi, poi afferma: «Lucrezio, poeta e filosofo (autentica bestia nera con Seneca e pochi altri per i liceali degli anni superiori che preferiscono tradurre le pacchiane e tonitruanti guerre galliche cesaree o le monotone orazioni ciceroniane) non sfugge a questo destino». Come “le monotone orazioni ciceroniane”!? Ma Cicerone non era tra gli autori che non possono mancare nella libreria di ogni buon lettore (laico, ovviamente)?

Immediatamente dopo si legge, sempre a proposito di Lucrezio: «Non conobbe il Cristianesimo ma gli apologeti cristiani si interessarono molto a lui. Fra tutti un cenno merita quel Sofronio Eusebio Girolamo [per gli amici, san Girolamo, nda], uno dei personaggi più sordidi [addirittura!!] della chiesa antica [in minuscolo nel testo], detrattore di professione e plagiatore di fanciulle [insomma, qualcosa a metà tra Marco Travaglio e Wanna Marchi] (che non gli impedì il cursus honorum che lo portò ad essere dichiarato santo, padre e dottore della Chiesa [qui in maiuscolo]) per il quale Lucrezio morì suicida in preda alla pazzia». Come tutti sanno, il “sordido” san Girolamo fu il più grande umanista dei suoi tempi, celebre soprattutto come autore della Vulgata, la sua traduzione della Bibbia in latino dal greco e dall’ebraico (per inciso: nonostante le numerose traduzioni latine della Bibbia che circolavano ai tempi di Girolamo, Wikipedia lo definisce “primo traduttore della Bibbia dal greco e dall’ebraico al latino”, il che la dice lunga sull’attendibilità dell’”enciclopedia libera”). Girolamo era talmente dedito allo studio degli autori classici, che – pare - un angelo gli apparve rimproverandolo: “Ciceronianus es, non Christianum” (“Sei un ciceroniano, non un cristiano!”). Ma forse è questo il motivo per cui l’autore dell’articolo mostra tanto rancore verso Girolamo: riflette su di lui l’odio per Cicerone. O su Cicerone l’odio per Girolamo?

Non contento, Marullo continua: «Lucrezio scegliendo l’epicureismo non farà nulla per ingraziarsi le amicizie dei potenti, non sceglierà certo l’opportunismo di Virgilio che canterà la gloria del suo imperatore (Ottaviano Augusto) e non sarà così sprovveduto come Ovidio che il suo imperatore offenderà (e dal medesimo Augusto sarà esiliato). [...] Irriverente e lapidario Lucrezio ha parole che rasentano l’abrasività. Come quando [...] ribalta le accuse di empietà rivolte alla filosofia epicurea dimostrando che piuttosto sono le credenze religiose e le superstizioni a condurre gli uomini a compiere le azioni più indegne, come il sacrificio della giovane Ifigenia, figlia di Agamennone immolata sull’altare con l’inganno (la promessa di sposare Achille) ad Artemide affinché la flottiglia greca partisse con il favore dei venti».

Qui raggiungiamo addirittura il paradosso: sul sito dell’UAAR si elogia Lucrezio perché diceva che la religione pagana era assurda e crudele! Ma allora perché all’interno dell’associazione di atei ci sono numerosi neo-pagani, per stessa ammissione di una dei membri dello staff  (lei stessa pagana)?  Misteri del razionalismo.

Salvatore Cammisuli


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