In un tranquillo paese americano Mary Collingwood si appresta a festeggiare il suo diciasettesimo compleanno.
E’ l’occasione per la famiglia Collingwood di preparare una festa per la ragazza mentre Mary ha già stabilto di passare la giornata con l’amica Phyllis Stone.
Le due ragazze si fermano in un negozio, dove conoscono Junior che ben presto propone loro di andare a casa sua per festeggiare il compleanno di Mary con una fumata di spinelli.
Le giovani malauguratamente accettano e da quel momento per loro inizierà un incubo senza fine.
A casa di Junior infatti oltre al padre Krug che è un maniaco criminale psicopatico c’è anche la sua banda, evasa con lui.
Phyllis viene violentata e brutalizzata per tutta la notte, sotto lo sguardo terrorizzato di Mary che a sua volta il giorno dopo verrà fatta oggetto di crudeli violenze in un bosco nel quale il gruppo di sadici criminali si rifugia per sfuggire alla caccia della polizia.
Una delle prime scene del film
Nel bosco, Mary tenta di convincere Junior a lasciarla andare, convinta che il ragazzo non sia come il resto della banda mentre Phyllis approfittando della distrazione momentanea dei delinquenti tenta di fuggire.
La ragazza non ha fortuna e viene raggiunta e uccisa a colpi di machete, dopo di che la successiva vittima della violenza brutale del gruppo è Mary, violentata e marchiata da Krug.
Mary tenta la fuga, ma viene raggiunta da un colpo di pistola proprio mentre sta per gettarsi nel lago; la ragazza non muore, e il gruppo si allontana alla ricerca di un riparo per la notte.
Purtroppo la casa che i delinquenti raggiungono è proprio quella di Mary Collingwood, l’ultima casa a sinistra; da questo momento gli eventi precipitano perchè il gruppo riesce a farsi aprire dagli abitanti della casa, che però scopriranno con chi hanno a che fare e metteranno conseguentemente in pratica una sanguinosa vendetta.
L’ultima casa a sinistra (The last house on the left), diretto nel 1972 da Wes Craven è uno dei più famosi film rape & revenge diventato nei decenni successivi il punto di partenza di molti film clone o comunque ispirati a questa storia diventando contemporaneamente un cult per molti spettatori.
Lo straordinario successo del film è da ascriversi a diversi fattori, il primo dei quali è l’inusitata violenza delle immagini e della storia, che presenta gli archetipi dei R&R, ovvero la violenza sui giovani e la successiva vendetta quasi sempre cruenta.
L’incubo ha inizio
Poi, non va dimenticato l’obbligatorio inquadramento temporale della pellicola; siamo nel 1972 e i film “forti” dal punto di vista visivo e della storia non sono poi tantissimi.
Uno degli esempi più calzanti è rappresentato da Arancia meccanica di Kubrick,che ovviamente appartiene ad un altro genere (anche dal punto di vista qualitativo, infinitamente superiore) ma che porta sullo schermo una storia in cui la violenza diviene non solo il mezzo espressivo di Alex e della banda dei drughi ma anche il paradigma di una società in tumultuoso divenire, ipotizzata da Anthony Burgess in A Clockwork Orange che è il romanzo da cui Kubrick trasse il suo capolavoro.
Tornando a L’ultima casa a sinistra, Craven crea un film in cui la storia in fondo è solo un contorno alle immagini di inaudita violenza che la pellicola propone.
Per la prima volta sullo schermo ad essere protagonista è lo stupro, mostrato con una crudezza e un realismo senza precedenti.
Chiaramente nel futuro il tema verrà ampliato e se vogliamo ancor più incrudito, come nel famoso I spit on your grave, Non violentate Jennifer di Meir Zarchi, in cui lo stupro assume dimensioni ancor più amplificate.
Ma tra il film di Craven e quello di Meir Zarchi ci sono anche 6 anni di differenza, un abisso temporale per il cinema, sopratutto per quello degli anni settanta.
Le due amiche felici prima dell’orrore
Craven è costretto a misurarsi con la morale americana dell’epoca, con una commissione censorea che ostacola in tutti i modi la proiezione del film nella versione integrale; le cose andarono anche peggio in Europa, come nel caso del Regno Unito che bandì il film e che ancora oggi lo tiene all’indice dei film vietati sia come distribuzione sia come proiezione.
Perchè tanto accanimento verso questo film e sopratutto cosa giustifica la messa al bando della pellicola stessa?
A ben vedere quasi nulla.
Il film non ha una grossa tensione, non è recitato in maniera particolarmente brillante, contiene scene crude, è vero, ma oggi largamente superate da diverse pellicole anche di altro genere.
Quindi tutto rimanda decisamente all’epoca della prima proiezione.
Forse il motivo dell’accanimento non è da cercare tanto nelle scene di violenza quanto piuttosto nella morale insita nel film.
La celebre sequenza nel bosco
La giustizia dei parenti di Mary appare come una vendetta amplificata e lancia quindi un messaggio sociale molto pericoloso.
Che una famiglia borghese come la stragrande maggioranza di quelle che compongono la società americana possa passare dal suo status naturale tranquillo e educato ad un comportamento violentissimo e bestiale non è un messaggio accettabile.
E’ lo stato che deve tutelare il cittadino e il farsi giustizia da soli in modo così amplificato non è accettabile.
Craven quindi si scontra con la morale corrente aggiungendo alla violenza un’immagine della polizia assolutamente critica; i tutori dell’ordine non riescono a impedire che Krug e la sua banda di pazzi criminali riesca a compiere le sue gesta giustificando quindi l’autodifesa dei genitori di Mary, anche se eccessiva sopratutto nei metodi.
Detto questo e restituito a Craven il giusto tributo per aver osato proporre una storia politicamente scorretta e tanto disturbante non possiamo dimenticare le molte lacune del film, che in alcuni casi superano gli indubbi meriti dello stesso.
La sceneggiatura non ha molto di originale, la tensione latita, la recitazione fatta salva l’interpretazione di David Hess (Krug Stillo), di Sandra Cassel (Mari Collingwood) e di Lucy Grantham (Phyllis Stone) non appare molto significativa.
Sono solo alcuni dei difetti del film, a cui si potrebbero aggiungere altre lacune tecniche come l’imprecisione della MDP ecc.
A sangue freddo…
Ma fare le pulci a questo film, 40 anni dopo la sua dirompente uscita significa usare un metro inutilizzabile, che costringerebbe a rivedere tante celebrate pellicole con gli occhi di oggi, cosa che farebbe a pezzi tantissimi miti. Un esercizio di stile che non si addice minimamente ad un recensore obiettivo e oggettivo.
Wes Craven non scrive un soggetto originale, tutt’altro.
La sceneggiatura è ripresa pari pari dal celebre La fontana della vergine di Bergman uscito nel 1960, ( a sua volta tratto da una leggenda svedese); nel film del grande regista svedese la giovanissima Karin accompagnata dalla serva Ingeri
Fotogramma censurato nella prima versione italiana
deve consegnare dei ceri per la Vergine ma durante il viaggio viene violentata e uccisa da tre assassini che si rifugiano successivamente nella casa di Karin e grazie ad Ingeri scoperti e uccisi dalla famiglia della giovane scomparsa.
Il film di Bergman è, ovviamente, di ben altra levatura; punta il dito contro Dio (che permette simili atrocità), contro la società e contro il fato.
Craven non è Bergman e sopratutto non ha le ambizioni del regista svedese, è un esordiente e come tale riesce a creare un ottimo prodotto nei limiti già citati.
In seguito, il regista americano amplierà la sua esperienza nel genere ottenendo ottimi risultati con pellicole come Le colline hanno gli occhi,Nightmare – Dal profondo della notte,Il mostro della palude e Il serpente e l’arcobaleno.
La violenza continua
L’ultima casa a sinistra resta quindi un prodotto imprescindibile per capire l’evoluzione del genere R&R, oltre che per apprezzare parte del clima che si respirava agli inizi degli anni settanta, quando la morale borghese e sopratutto le opere ad essa ispirate proponevano un’immagine della stessa fatta di stereotipi molto precisi quanto ipocriti.
L’ultima casa a sinistra
Un film di Wes Craven. Con Sandra Cassel, Lucy Grantham, David A. Hess, Fred J. Lincoln, Jeramie Rain,Marc Sheffler, Richard Towers, Cynthia Carr, Ada Washington, Marshall Anker, Martin Kove, Ray Edwards
Titolo originale Last House on the Left. Drammatico, durata 91 min. – USA 1972.
Lotta senza esclusione di colpi
La vendetta
Anche Sadie paga i suoi crimini
L’incubo è finito
L’arma della vendetta
Sandra Cassel: Mari Collingwood
Lucy Grantham: Phyllis Stone
David Hess: Krug Stillo
Fred J. Lincoln: Fred ‘Weasel’ Podowski
Jeramie Rain: Sadie
Marc Sheffler: Junior Stillo
Gaylord St. James: Dr. John Collingwood
Cynthia Carr: Estelle Collingwood
Ada Washington: Ada
Marshall Anker: Sceriffo
Martin Kove: Vice sceriffo
Ray Edwards: Postino
Regia Wes Craven
Soggetto Wes Craven
Sceneggiatura Wes Craven
Produttore Sean S. Cunningham
Fotografia Victor Hurwitz
Montaggio Wes Craven
Effetti speciali Troy Roberts
Musiche Roy Webb
Costumi Susan E. Cunningham
Trucco Anne Paul
Vittoria Febbi: Phyllis Stone
Glauco Onorato: Krug Stillo
Vittorio Stagni: Junior Stillo
Luciano De Ambrosis: Dr. John Collingwood
Ferruccio Amendola: Sceriffo
Manlio De Angelis: Vice sceriffo
Pino Ammendola: Narratore (ed. italiana)
Curiosità
Al film di Craven, che si ispira come già detto alla Fontana della vergine di Ingmar Bergman (1960) si ispirerà a sua volta Aldo Lado per L’ultimo treno della notte; per il film furono spesi meno di 100.000 $ mentre il film stesso venne girato in poco più di un mese.
Craven ha raccontato, in un’intervista, come nacque il titolo del film e le prime reazione della gente alla visione dello stesso:
“E ‘una storia interessante su come una campagna pubblicitaria e un titolo possano influenzare un film. In origine, il titolo di Ultima Casa A Sinistra doveva essere La notte della vendetta. Quando il film è uscito, questo titolo non ci piaceva,quindi abbiamo fatto un grande concorso tra tutti gli amici e parenti, e siamo arrivati ad una selezione finale che ha imposto il titolo definitivo.
Lo hanno proiettato in tre città contemporaneamente, tutti con (più o meno) la stessa popolazione, ma con campagne pubblicitarie diverse. In una città non venne nessuno ,mentre nelle altre due che avevano proiettato il film con il titolo “L’ultima casa a sinistra” spinto dalla campgana pubblicitaria che recitava “Continuare a ripetere, è solo un film!”, venne tanta gente. E la notte seguente, ci fu il doppio della folla, permettendo al film di decollare. Questo è un esempio di come un semplice cambiamento di titolo e una campagna pubblicitaria adeguata possano decidere le sorti di una pellicola.Ancora oggi ci sono persone che ricordano la campagna pubblicitaria. Alle proiezioni del film è possibile ascoltare il pubblico ripetere: “E ‘solo un film!”
Scena assente nella prima versione cinematografica