Ci sono storie che possono
nascere solo nel continente latinoamericano. America Latina, luogo che porta in
sé, come un peccato originale che intride le vite, le anime e i luoghi, l’orrore
del genocidio perpetrato dai conquistadores, che lo hanno con violenza estrema
svezzato a una barbarica alba di presunta civilizzazione.
Se l’America gringa, gli States, usurpa il ruolo di
parte per il tutto, con la confluenza del suo immaginario paranoico e disneyano
nell’intero immaginario occidentale, l’America Latina racconta se stessa
costruendo una narrazione che, anche se sembra anelare a una via di fuga
fantastica, in realtà investiga da sempre l’origine del sangue e dell’orrore che
hanno permeato le fondamenta della sua scoperta da parte dell’Occidente.
Se c’è uno scrittore che ha rappresentato nella sua
forma più completa questo sentire, comune a un intero continente, questi è
stato Roberto Bolaño. Quante volte nelle sue opere si delinea la volontà quasi
scientifica di pervenire a una autopsia della morte stessa, quante volte si
sente il desiderio di analizzare la sopraffazione e la violenza, quante volte appare
l’esigenza di raccontare con freddezza quello che non può essere raccontato.
Appare ora, per i tipi di SUR, L’ultima conversazione, una raccolta di interviste che Bolaño ha
rilasciato nell’arco di cinque anni. Ed ecco che quelle stesse interviste non
rappresentano solo il naturale backstage creativo dell’autore che si confronta con la letteratura e con la vita, ma sono porzione stessa della sua opera, trasfigurandosi
in una sorta di prosecuzione della sua crudele narrazione, divenendo a loro
volta, in quell’infinito gioco di specchi borgesiani e coincidenze junghiane
che connettono i suoi scritti in un unicum narrativo, “la parte di Bolaño”. Una
parte che ci mostra l’eroica freddezza di un autore che, non va mai
dimenticato, scrisse sempre con accanto la presenza della morte, la sua, e che,
nonostante questo (o forse, proprio per questo) ha saputo fondere la drammaticità
della sua esistenza con la drammaticità di un intero continente.
L’ultima
conversazione è un testo fondamentale
per tutti i lettori che hanno amato e amano l’opera di questo grande scrittore
cileno. Chi già lo conosce troverà spunti ed elementi per approfondire ancor di
più l’incontro con i suoi scritti e chi invece si accosta solo ora ai suoi libri sarà
stimolato ad approfondirne la conoscenza.
Un libro.
L’ultima
conversazione, di Roberto Bolaño
(SUR).
Magazine Cultura
L'ultima conversazione, di Roberto Bolaño (SUR)
Creato il 31 maggio 2012 da Angeloricci @angeloricci
Ci sono storie che possono
nascere solo nel continente latinoamericano. America Latina, luogo che porta in
sé, come un peccato originale che intride le vite, le anime e i luoghi, l’orrore
del genocidio perpetrato dai conquistadores, che lo hanno con violenza estrema
svezzato a una barbarica alba di presunta civilizzazione.
Se l’America gringa, gli States, usurpa il ruolo di
parte per il tutto, con la confluenza del suo immaginario paranoico e disneyano
nell’intero immaginario occidentale, l’America Latina racconta se stessa
costruendo una narrazione che, anche se sembra anelare a una via di fuga
fantastica, in realtà investiga da sempre l’origine del sangue e dell’orrore che
hanno permeato le fondamenta della sua scoperta da parte dell’Occidente.
Se c’è uno scrittore che ha rappresentato nella sua
forma più completa questo sentire, comune a un intero continente, questi è
stato Roberto Bolaño. Quante volte nelle sue opere si delinea la volontà quasi
scientifica di pervenire a una autopsia della morte stessa, quante volte si
sente il desiderio di analizzare la sopraffazione e la violenza, quante volte appare
l’esigenza di raccontare con freddezza quello che non può essere raccontato.
Appare ora, per i tipi di SUR, L’ultima conversazione, una raccolta di interviste che Bolaño ha
rilasciato nell’arco di cinque anni. Ed ecco che quelle stesse interviste non
rappresentano solo il naturale backstage creativo dell’autore che si confronta con la letteratura e con la vita, ma sono porzione stessa della sua opera, trasfigurandosi
in una sorta di prosecuzione della sua crudele narrazione, divenendo a loro
volta, in quell’infinito gioco di specchi borgesiani e coincidenze junghiane
che connettono i suoi scritti in un unicum narrativo, “la parte di Bolaño”. Una
parte che ci mostra l’eroica freddezza di un autore che, non va mai
dimenticato, scrisse sempre con accanto la presenza della morte, la sua, e che,
nonostante questo (o forse, proprio per questo) ha saputo fondere la drammaticità
della sua esistenza con la drammaticità di un intero continente.
L’ultima
conversazione è un testo fondamentale
per tutti i lettori che hanno amato e amano l’opera di questo grande scrittore
cileno. Chi già lo conosce troverà spunti ed elementi per approfondire ancor di
più l’incontro con i suoi scritti e chi invece si accosta solo ora ai suoi libri sarà
stimolato ad approfondirne la conoscenza.
Un libro.
L’ultima
conversazione, di Roberto Bolaño
(SUR).
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