I Mormoni stanno bene nei film western, girovagando nelle praterie sui loro carretti, o trascorrendo le serate nelle loro case illuminate da lampade a olio a guardare il caminetto acceso invece della televisione. In ogni caso dovrebbero badare a non farsi divorare dal sacro fuoco della religione e a non incorrere in comportamenti che se non fossero gravi e offensivi sarebbero ridicoli.
Il mese scorso la Chiesa Mormone, meglio indicata come Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, ha amministrato dei battesimi a persone morte durante la Shoà evidentemente con l’intento di convertirle al proprio culto. Tra queste c’erano anche i genitori di Simon Wiesenthal, “il cacciatore dei Nazisti” e di Elie Wiesel, scrittore e premio Nobel per la pace.
La Chiesa Mormone permette che le persone defunte vengano battezzate, ma tranquilli, nessun problema: loro asseriscono che i morti nell’aldilà possono decidere se accettare o rifiutare la conversione. Questo tipo di battesimo viene amministrato a un membro vivente della Chiesa che rappresenta per interposta persona un defunto. La regola sarebbe però che ciascuno possa rappresentare solo i propri parenti, non chiunque venga in mente. Ma si sa, gli ebrei, se convertiti, valgono un sacco di punti. Figuriamoci quelli assassinati per il solo fatto di essere ebrei.
Ovviamente sono giunte delle proteste a cui puntualmente si è risposto con scuse. Insomma, la solita vecchia storia che va avanti dalla notte dei tempi.
Fonte: Jerusalem Post