Il film, come una lenta funivia, tende verso l'alto, e quando si intravede la cima lo spettacolo è notevole. Il primo tempo passa sornione disseminando la storia di elementi sopiti, inesplosi fino ad un secondo tempo molto intenso, dai toni accesi. Crialese si avvantaggia della fotografia caravaggesca di Fabio Cianchetti per mettere in luce i forti contrasti che il dovere umano e quello legislativo distanziandosi ad ogni scena, tendono a creare. Impressionante l'abilità, qui tutta registica, di creare anche solo con attacchi di montaggio una dicotomia accentuata che colpisce fortemente lo spettatore, abbandonandolo a più di una riflessione, tra un mancato soccorso in mare (scena molto bella e violenta), un'isola costretta al divertimento per sopravvivere e una natura in attesa che sembra aver abbandonato l'uomo ancor prima che lui abbia abbandonato le sue leggi (in questo caso del mare). E in un crescendo di tensioni e sillogismi che si esaltano le recitazioni sempre più viscerali e intense di Filippo Puccillo e Donatella Finocchiaro. L'isola (la terra) sulle cui si spiagge si svolgono le vicende degli uomini (tutti), non lascia spazio all'indifferenza, così neanche un amore tra due ragazzi trova modo di respirare di fronte alla tragedia costante e imminente dei naufraghi. Le conseguenze sono pesanti per tutti. Le musiche retrò/moderne di Franco Piersanti calcano la mano su toni drammatici coprendo le scene più forti di una poesia liquida. Italiano nella miglior accezione del termine il film riflette la buona saluta di un rinascente cinema nostrano pronto se non altro ad esaltare una tradizione storica fissata da sempre nel nostro dna. Alla fine il mare si farà trovar pronto ad accogliere il pellegrinaggio della speranza in un finale che sà di riscatto. Da vedere anche solo per toccare con mano una tematica ampia e forte che non può non far riflettere.
voto: 7