Darwin, NT, 25 feb 2013, ore 00:15
L’ultima notte australiana e non si dorme. Troppi pensieri e troppe immagini intasano la mente che non riesce a spegnersi. Ricordo la mia prima notte in Australia. Ero a Perth, al Britannia, solo, e alle sette di sera sono crollato. Ricordo che cercai di stare sveglio almeno fino alle dieci, ma il fuso orario ebbe la meglio. Mi addormentai vestito, con indosso gli stessi pantaloncini che indosso ora. Mi risvegliai alle 4 di mattina. L’irlandese a fianco a me russava copioso e puzzava di alcol. La stanza aveva un odore di distilleria e la finestra era aperta, la tenda abbassata che a tratti faceva passare una timida brezza. Io ero madido di sudore e fuori, Perth, aveva ancora qualche scintilla di vita lungo William Street. Si sentivano le urla degli ubriachi che non volevano finire la serata. Non ancora. Un altro po’.
Da quella notte ne sono trascorse altre 360. Darwin è deserta per via della wet season. Niente urla, nessuno in giro. Non una goccia di pioggia, solo un vento umido che soffia dal mare. Il secondo visto nei miei documenti è come una coperta calda in una notte gelata. Senza sarei come perduto. Ciononostante, adesso che sono vicino alla fine, non riesco più a ignorare quello a cui da tempo cercavo di non pensare. Quello che è passato è stato l’anno più bello della mia vita. Fa strano pensare che l’anno più bello sia trascorso lontano da tutti, eppure è così. Detto questo, nessun visto lo riporterà mai indietro. E’ andato, sparito, relegato ai ricordi. Il prossimo, o quello che verrà, non sarà mai uguale a quello trascorso. Forse meglio, va detto, ma comunque diverso. Le persone incontrate, i lavori, le avventure, i luoghi nuovi e tutto il resto non ci saranno più. Persino il mio cinema di Perth non c’è più. Chiuso per sempre.
L’ultima notte australiana è come una storia d’amore che finisce. Ci saranno altre donne e altre storie, ma non saranno ma uguali a questa. E’ il termine del capitolo. E’ come svegliarsi da un sogno e cercare di riaddormentarsi subito per continuare a sognare. Non funziona mai. Il sogno è finito. Se si è fortunati, resta il ricordo, e tutto quello che è successo in questo breve anno sono certo che lo ricorderò per sempre.
Queste, in fondo, sono le regole del gioco. Se tutto ciò durasse per sempre, probabilmente diventerebbe normale e finirebbe per stancare. Oggi più che mai apprezzo il principio secondo il quale un viaggio deve avere un principio ed una fine. Il principio deve coincidere con il desiderio di partire e la fine con la voglia di tornare a casa. Forse un pochino meno. La fine perfetta arriva prima del tempo limite, prima che ci si sia stancati e si abbia davvero voglia di rientrare. E’ come l’ultimo boccone di una cena, quando non sei sazio completamente ma vorresti che ce ne fosse ancora un po’, anche se certamente hai mangiato abbastanza. Tutto questo capita solo se la cena è davvero stupenda, se le pietanze sono squisite, la compagnia è gradevole e l’atmosfera è accogliente.
La mia cena australiana è stata così. Vorrei un ultimo boccone ma forse sarebbe troppo. Quindi non resta che fare un giro di amari, bere un buon caffè e pagare il conto, ritornando verso casa ripercorrendo tutti i momenti che hanno reso la serata più bella di qualunque altra.
Buonanotte a tutti quelli che l’hanno condivisa con me.