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- Scritto da Fabrizio Guida
- Categoria: Recensioni film in sala
- Pubblicato: 24 Febbraio 2016
Diciamolo pure, ma quanto ci era mancato Bryan Cranston? Sì, possiamo dire di averlo rivisto in Godzilla, ma molti di noi sono ancora fermi lì, al ricordo dell'epica morte di Walter White in Breaking Bad... Il resto è nulla! Con questo film però, Cranston (candidato come Migliore attore protagonista agli Oscar), riesce a far dimenticare per due ore la trasformazione Walter White/Heisenberg.
Ma procediamo con ordine. Credo sia doveroso, prima di parlare del film, introdurre e spiegare chi fosse Dalton Trumbo, per chi non lo sapesse. Trumbo era innanzitutto un uomo dai forti ideali politici e umani. Negli anni 40, ad Hollywood, divenne uno degli sceneggiatori e romanzieri più ricercati degli Stati Uniti. Lavorò con i più grandi: RKO, Columbia, MGM. Era un comunista convinto e schierato con i sindacati, forte sostenitore dei diritti civili e molto presente nella sfera sociale hollywoodiana.
La sua posizione politica e la lotta per la libertà di espressione e di pensiero sia nella politica che nel lavoro, lo portarono ad essere perseguitato dal Comitato per le Attività Antiamericane nel 1947, ma si rifiutò di collaborare e fu imprigionato, perdendo casa e lavoro. Scrivere era davvero la cosa che sapeva fare meglio e di cui non poteva fare a meno. Per questo, una volta scarcerato tornò a scrivere vendendo sotto pseudonimo i suoi copioni e continuò a battersi per i suoi ideali. Le sue sceneggiature, rivendicate e accreditategli solo successivamente, vinsero anche dei premi Oscar: Vacanze Romane del 1953 e La più grande corrida del 1956.
Il regista Jay Roach e gli sceneggiatori, nonostante abbiano inserito alcuni elementi di finzione nel film tratto dal romanzo di Bruce Alexander Cook, sono riusciti a rimanere abbastanza fedeli alla realtà e hanno concentrato l'attenzione, più che sui fatti storici, sulla mera essenza e sul credo dell'uomo Dalton Trumbo, che per tutto il film mette in mostra tenacemente i suoi ideali senza mai arrendersi. Questo si riversa anche sul film stesso, che assume una visione idealista. Cranston, in un ruolo che gli calza a pennello, è bravissimo nel dirigere i toni del film che cambiano spesso, riuscendo a passare con naturalezza da dramma ad ironia e viceversa; Roach, in questo suo riadattamento, lo rende un eroe vincente. Quello che forse manca in questa biografia è un'analisi del lavoro di Mr. Trumbo relativo alle sue opere, una piccola falla narrativa che risalta l'uomo piuttosto che il suo operato. Come già detto, però, Bryan Cranston non ci fa rimpiangere nulla....è pur sempre il nostro vecchio amico Walter White.
Voto: 3/4