L’ultima provocazione di Benetton: campagna sociale o sfruttamento?

Da Alesantambrogio @alesanta

Puntuale come ogni stagione ecco l’ennesima provocazione di Benetton, che esce però con la firma della Fondazione Unhate creata dalla marca veneta. Questa volta il focus è sullo scottante tema del lavoro trattato attraverso un concorso intitolato “Disoccupato dell’anno“ che vuole raccogliere progetti da giovani under 30 senza lavoro fisso e premiare i 100 migliori. 

Provocazione o lodevole iniziativa?

A prima vista sembra l’ennesima attività di Corporate Social Responsibility che mira ad aiutare giovani non inseriti nel mondo del lavoro. Ma è tutto oro quello che luccica? Proviamo a mettere insieme alcune informazioni raccolte dai diversi articoli usciti sull’ultima iniziativa di Benetton: La campagna verrà lanciata in 35 nazioni con il supporto di MTV e di altri media digitali con un investimento di 20 milioni di euro.

Cosa promette il concorso? di premiare i 100 migliori progetti (meno di 3 per ogni nazione coinvolta) con 5.000 euro l’uno. Totale a sostegno dell’iniziativa sociale: 500.000 euro, ovvero il 2,5% dell’investimento usato per pianificare la campagna. Probabilmente lo stesso investimento usato per la produzione degli scatti (a proposito: come sono belli, ben assortiti, ben vestiti e ben pettinati i disoccupati protagonisti. Saranno mica modelli?). E qui suona il primo campanello di allarme: è la comunicazione al servizio del progetto oppure il progetto è la piccola foglia di fico che serve a giustificare la manovra di comunicazione?

Inoltre chiunque segue startup o progetti sa bene che con 5.000 euro ben difficilmente si mette in moto qualcosa che sia in grado di camminare con le proprie gambe e generare occupazione almeno per il suo fondatore. Quindi? Gli Unemployee of the Year che vinceranno il concorso grazie al proprio progetto quasi sicuramente non riusciranno a realizzarlo, e resteranno felici Unemployee con un bonus di 5.000 euro. Quindi dov è la finalità sociale? E qui suona il secondo campanello di allarme: se la finalità è quella di creare “modalità intelligenti di affrontare il tema della disoccupazione” … beh con 5.000 euro è dura pensare che i progetti, anche se geniali, restino poco più di lettera morta.

A questo punto i casi sono due: o alla Fondazione Unhate hanno clamorosamente sbagliato a fare i conti e hanno invertito gli investimenti, oppure siamo di fronte a una cinica manovra di comunicazione che, facendo leva su un tema scottante e reale come la disoccupazione giovanile, cerca di creare cassa di risonanza a favore del marchio. Etico? Corretto? Rispettoso dei milioni di persone che quotidianamente vivono un disagio sociale? Il dibattito, sui media e sul web è già partito.

E voi? cosa ne pensate?

Alessandro Santambrogio - Liquid Communication


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