Ho letto il romanzo quest'estate e mi ha delusa. Non mi ha fatto completamente schifo, però non mi ha nemmeno conquistata. Ho sottolineato un sacco di frasi, ma alla fine della storia mi è rimasto poco in mente, a tratti l'ho trovata molto macchinosa e noiosa. Ho avuto la tentazione di chiudere il libro più volte, cosa che con Gramellini non mi succede mai.
Protagonista del romanzo è un Tòmas qualunque. Un uomo come mille altri che ha un'infinita paura di amare. Dopo un appuntamento mancato con quella che crede sia la sua anima gemella ha un brutto incidente dal quale si risveglia in uno strano posto chiamato Terme dell'anima, popolato da strani medici, da strane persone. Tòmas deve compiere un lungo percorso, per ritrovare se stesso, la fiducia in sé, per scoprire che per amare ed essere amati bisogna prima amarsi. Quella di Tòmas e Arianna è in fondo una favola moderna, dove all'ultima riga c'è il lieto fine, ma nel mezzo ci sono tre milioni di riflessioni che forse nessuna Cenerentola e nessun principe azzurro si sono mai fatti.
Quando (dopo molte peripezie) si giunge alla fine del romanzo si tira un sospiro di sollievo, L'ultima riga delle favole lascia una speranza: che ci sia del bello in ognuno di noi, che se ce l'ha fatta Tòmas a ritrovare se stesso e ad amare ce la possiamo fare tutti, perché non è il principe azzurro biondo e con gli occhi azzurri delle favole. Tòmas è un uomo qualunque, che non ha niente a che vedere con la perfezione. È uno che aveva mille paure, che conduceva un'esistenza squallida, che non aveva ancora scoperto di avere qualcosa di bello, di avere un talento. Alla fine però ce la fa, sfida la morte e comincia a vivere.
E possiamo farlo tutti, dipende solo da noi.
L'ultima riga delle favole aumenta l'autostima.
♥ Le frasi che ho sottolineato