(Riportato al termine del libro a cura di Anna Vinci, La P2 nei diari segreti di Tina Anselmi)
[Il lavoro della Commissione]
Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, signor ministro, voglio esordire osservando che la vicenda della Loggia massonica P2 è stata per lungo tempo al centro dell'attenzione dell'opinione pubblica. […]
Ora che molti documenti sono stati pubblicati unitamente a parte dei verbali delle sedute della Commissione, tutti sono in grado di constatare di fronte a quale situazione si è trovata la Commissione in relazione a questo argomento.
Infatti così generalizzato era il diniego di appartenenza alla Loggia P2, così ostinatamente sostenuto, anche di fronte a prove inequivocabili, che il problema per noi, a prestar fede a quanto ci veniva detto, si sarebbe dovuto porre in termini di esistenza o meno della Loggia P2 e non piuttosto di quale fosse la sua maggiore o minore consistenza, secondo quanto ci indicava la legge istitutiva.
Fu questo fronte generalizzato e ostinato del diniego certamente a costituire per noi la prima spia, il primo segnale della gravità del fenomeno, ma esso valse anche a confortarci sulla scelta del metodo da seguire nel nostro lavoro, metodo che non poteva essere se non quello di ragionare sul documento in quanto tale, visto nella sua contestualità, prescindendo dall'esame analitico delle posizioni dei singoli, poiché operando diversamente, tendendo conto anche dell'assenza totale della collaborazione da parte degli interessati, avremmo sostanzialmente finito per paralizzare i nostri lavori. [..]
.. abbiamo sottoposto il documento ad ogni tipo di perizia, cosa non effettuata da nessun altro organo, e a ogni tipo di riscontro interno ed esterno ipotizzabile e siamo così arrivato alla conclusione che il documento era materialmente e ideologicamente autentico.
Siamo stati in grado cioè di affermare, prima di tutto, che le liste erano effettivamente state compilate da Licio Gelli e, in secondo luogo, di rispondere in senso affermativo al primo quesito che la legge ci poneva in via preliminare e cioè che la consistenza della Loggia P2 era da far coincidere, quanto meno, con quella rappresentata dalle liste sequestrate a Castiglion Fibocchi.
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Altro è il discorso che che la Commissione ha inteso svolgere e portare alla vostra attenzione.
Si tratta di un discorso sui limiti e sulle disfunzioni del sistema democratico nel quale operiamo, così come della riaffermazione della sua vitalità e della sua sostanziale saldezza.
Affermare che qualcuno è iscritto alla Loggia P2 significa infatti fare una enunciazione che lascia il tempo che trova se non si tiene conto, in primo luogo, di come la Loggia era strutturata e di quali erano le sue finalità e, in secondo luogo, di come la sua organizzazione fosse funzionale al perseguimento di tali finalità.
Il vero problema non è tanto quello di sapere chi stava nella Loggia P2, quanto di capire perché ci stava, ovvero, in altri termini, per quale proprio interesse e al servizio di quali interessi altrui. La prima cosa da tenere bene a mente a questo proposito è che la P2 era strutturata secondo una formula organizzativa che la relazione della Commissione ha accuratamente studiato, definendola tale da non consentire di riferire indiscriminatamente tutte le attività della loggia a tutti gli aderenti.
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L'affiliazione alla loggia, a una associazione della quale non si era in grado di controllare, per così dire, la ragione sociale, veniva a costituire un sorta di delega in bianco, concessa, non dimentichiamolo, da alcuni degli elementi più rappresentativi della classe dirigente del paese al signor Gelli.
Una realtà, questa, che per noi deve rappresentare un ulteriore segnale della gravità de fenomeno e della necessità di non procedere ad affrettate valutazioni.
La Commissione, dicevo, ha individuato, accanto alla finalità immediata di solidarietà reciproca, tradizionalmente massonica, una ulteriore finalità che ha definito come specificatamente politica, in quanto volta al condizionamento e al controllo del sistema democratico. [..]
Quanto ai documenti della Loggia, voglio citare un brano tratto dalle cosiddette 'sintesi delle norme', il breviario di comportamenti raccomandati ai nuovi adepti. In esso si legge 'Al fine di poter conservare la continuità della copertura di punti di interesse previsti dall'organigramma per i vari settori delle attività pubbliche e private, è necessario che ogni iscritto prima di un suo eventuale avvicendamento, da qualsiasi causa determinato, nella sfera delle sue competenze, segnali la persona che ritenga più idonea e capace a sostituirlo'.[..]
La P2 non reclutava adepti quali che fossero, ma individuava, per usare le sue parole, 'punti di interesse'. [..]
Ebbene, quale tipo di organigramma traspare di tali liste?
Certo, ritengo che se la loggia fosse stata un comitato di affari dovremmo trovarvi molti più esponenti del mondo bancario, dell'industria, delle assicurazioni. Invece notiamo che essi sono una minoranza, con presenze sporadiche, scarsamente riconducibili a un disegno organico.
Per contro, è agevole constatare la massiccia presenza di di militari (e tutti ai massimi gradi, ivi compresi in blocco i vertici dei servizi segreti), la ragguardevole presenza della burocrazia ministeriale (anche questa di ottimo livello), nonché esponenti del mondo politico. Non è dunque un organigramma economico, diciamo, che ci balza agli occhi, quanto piuttosto a un organigramma politico, un organigramma che, anche a prima vista, registra le ambizioni politiche dell'associazione; un organigramma che denuncia già da solo un progetto, perché vi troviamo molti tra coloro che più sono vicini al potere politico, meglio ancora molti di coloro sui quali il potere politico fa affidamento, non solo per la sua operatività, ma altresì per la sua salvaguardia e la sua conservazione.
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[Sulla vicenda del Corriere della sera ha dimostrato come ] L'intervento finanziario della Centrale nell'editrice Rizzoli sia valso ad acquisire alla prima la proprietà e il controllo alla seconda. Ma tale operazione presenta n risvolto che ci deve far meditare sulla vera natura della Loggia P2; il fatto cioè, che l'intervento avviene attraverso al Loggia che si costituisce garante e nume tutelare della nuova situazione venutasi a creare. Fotografia di questo singolare intreccio è il famoso 'pattone': otto cartelle ognuna delle quali reca in calce, oltre alle firme di Roberto Calvi, Angelo Rizzoli e Bruno Tassan Din, quelle di Licio Gelli e di Umberto Ortolani.[..]
Che cosa significano quelle firme apposte al pattone, ovvero che bisogno rispettivamente aveva chi interveniva con i propri capitali e chi questi capitali riceveva dalla presenza di questi due signori, ovvero di Licio Gelli e di Umberto Ortolani? Ebbene, essi erano per l'appunto i garanti politici dell'accordo; e il frutto e le conseguenze di tali presenze traspaiono da tutta una serie di comportamenti successivi, a cominciare dal completamento dell'organigramma con l'affiliazione del direttore del quotidiano. La ricerca effettuata dal comitato di redazione e di fabbrica, da noi pubblicata, documenta la sottile strategia di gestione della testata, attraverso la quale, con raffinata tecnica di persuasione occulta, viene trasmesso un messaggio politico che in sostanza, pur se abilmente mascherato, si identifica con quello consegnato in tanti documenti della Loggia a noi pervenuti.
Da tutti questi documenti, infatti, si ricava, si ricava costantemente un messaggio politico, che sarebbe improprio definito conservatore, perché esso è in realtà, in senso strettamente etimologico, eversivo: un messaggio, cioè, di sfiducia nella politica, in una con l'insistita accentuazione della divisione tra paese legale e paese reale e con il persistente miraggio di una tecnocrazia che risolve i problemi senza perdere tempo in inutili discussioni: quelle discussioni che non sono altro che il libero dibattito, proprio della democrazia. [..]
[Le finalità politiche della loggia]
E' stato muovendo, dunque, da questo tipo di argomentazioni e della gran massa di documenti, che la suffraga, che la Commissione è pervenuta a definire la Loggia P2 come un'associazione avente finalità politiche; e una volta ritenuta indubbia la connotazione politica della Loggia, ha proceduto nel suo esame, ritenendo che il progetto politico dell'organizzazione potesse essere definito in termini di condizionamento e di controllo del sistema democratico.
[..] voglio citare, a solo titolo di esempio, l'affare Eni-Petronim e la liquidazione del Banco Ambrosiano, da una parte, dall'altra gli episodi di eversione violenta del sistema democratico che hanno contrassegnato più di dieci anni di storia italiana. Voglio qui ricordare che la connessione tra i vertici della Loggia (Licio Gelli in particolare) e avvenimenti luttuosi, frutto dell'azione di ambienti eversivi, è stata, e non dalla Commissione soltanto, individuata già in relazione alla strage dell'Italicus.
[La democrazia manipolata]
Ora, io credo che se dovessi definire tutto questo complesso problema e le vicende che in esso si intrecciano con termini che riassuntivamente li ricomprenda meglio non potrei fare altro se non ricorrere all'espressione coniata da un autorevole studioso, Luciano Cavalli, come titolo di una sua opera apparsa negli anni '60 : La democrazia manipolata. perché questo, e non altro, è la Loggia P2, quale la Commissione l'ha descritta, documentata e definita nella sua relazione: un tentativo sofisticato e occulto di manipolazione della democrazia.[..]
I fatti, onorevoli colleghi, gli eventi che hanno contrassegnato un periodo difficile quant'altri mai della nostra storia sono noti, e noi sappiamo bene quanto tali anni abbiano significato in termini di trasformazione del paese e di ricerca di soluzioni politiche adeguate.
Che di fronte a tali mutamenti vi siano stati uomini e ambienti che hanno ritenuto di dover contrastare il corso degli eventi e di imporre esiti diversi è una realtà. Che tali uomini e ambienti abbiano trovato nella Loggia P2 il luogo privilegiato e sicuro di incontro, anche questa, onorevoli colleghi, è una realtà, non una ipotesi di lavoro.[..]
Ciò che la Commissione ha voluto così affermare è che un fenomeno come il piduismo non è per sua natura né può essere il frutto dell'opera di una sola persona, quale che sia il suo livello.
[..]
[La chiave politica]
Si tratta di una spiegazione, tutto sommato, non così avventata come molti vorrebbero, perché non mi sembra né così avventato né così eccessivo ritenere che nella costruzione del sistema democratico, che certo non è opera di un giorno, siano rimaste sacche di resistenza, ambienti e settori che tale sistema non accettano, o non accettano con la stessa convinta adesione.
Né mi sembra avventato ed eccessivo che essi abbiano individuato forme di intervento per portare avanti un tentativo di correzione di tale sistema, ovvero abbiano elaborato un progetto di manipolazione della democrazia.[..]
Ciò che di nuovo la relazione porta al nostro pubblico dibattito politico è l'aver individuato uno strumento e una forma di intervento attraverso i quali queste forze ritenevano di potersi esprimere politicamente in modo parallelo a quello consentito dalle istituzioni repubblicane. Questa non è però, una conclusione da leggere tutta in negativo, onorevoli colleghi, o per la quale si debba menare scandalo, perché essa vale a ricordarci che democrazia non è soltanto un sistema di norme e di istituti, è anche e soprattutto una forma mentale, è un costume di vita che tali istituti rendono concretamente operanti.[..]
[La trasparenza dell'ordinamento]
[..]se infatti ci chiediamo quale sia stato l'elemento determinate che ha consentito la proliferazione del fenomeno piduista, credo che si possa rispondere senza esitazione: quello della segretezza.
Credo che sulla segretezza della Loggia P2 vi siano ormai poche parole da spendere; riconosciuta tra l'altro da una sentenza della suprema Corte di cassazione, la segretezza dell'organizzazione si distingueva per suo duplice aspetto in quanto essa non era rivolta soltanto verso l'esterno, ma si proiettava anche all'interno.[..].
Ad una organizzazione ispirata a simili principi era iscritta una parte non esigua di persone che nel paese rivestivano incarichi di responsabilità, spesso di rilievi delicatissimo per le istituzioni e questa è certamente cosa che ci deve far meditare, e in particolare il punto sul quale dobbiamo riflettere adeguatamente è proprio quello della segretezza.
Infatti, in principio, la vera gravità del fenomeno sta non tanto nel fatto che ad esempio un direttore generale di un ministero, un generale, un direttore di un quotidiano facciano parte della stessa organizzazione, quanto piuttosto che tale circostanza sia ignota a chi lavora con loro, come a color verso i quali essi sono responsabili del loro operato. Come è, dunque, possibile la costituzione di una sorta di interpartito se non appunto grazie al permanere di un sistema di zone d'ombra legittimate da malintese forme di garantismo?
Quello che qui viene messo in discussione non è la libertà del diritto di associazione[..] ciò che viene messo in discussione è la funzionalità e la credibilità di un sistema democratico nel suo complesso, quel sistema che costituisce la prima e imprescindibile garanzia per i diritti dei singoli che in nessun modo possono essere tutelati e difesi se non garantendo l'integrità del quadro entro il quale essi sono destinati a esplicarsi. [..]
[dobbiamo domandarci ] Se, cioè, accanto a ciò che viene dibattuto e operato di fronte ai cittadini possa esistere un versante occulto nel quale programmi e azioni destinate ad incidere nella vita della collettività vengano elaborati e portati avanti al di fuori, non dico di ogni controllo ma della stessa conoscenza dell'opinione pubblica.
Lascio agli economisti dibattere se l'esistenza di una economia sommersa finga da stimolo o sia di danno all'economia ufficiale, ma per quanto mi concerne non credo che vi siano dubbi che la politica sommersa non potrà mai rivestire un ruolo di complementarietà rispetto alla politica ufficiale, perché essa ne è in radice la negazione. [..]
Qui sta, io credo, il valore politico principale della relazione della Commissione: essa ci documenta la presenza di uomini affiliati alla loggia in buona parte delle vicende più torbide che hanno attraversato il paese nel corso di più di un decennio.
Da vicende finanziarie, come quelle di Sindona e di Roberto Calvi, sino ad episodi di eversione violenta del sistema, troviamo che la Loggia P2, con la sua segretezza, costituisce il luogo privilegiato nel quale entrano in contatto e si intrecciano ambienti disparati, che hanno in comune il fatto di agire al di fuori della legalità repubblicana.
Dall'esplorazione di questo mondo [..] possiamo trarre una conclusione principale di significato politico rilevante: che la politica sommersa vive e prospera contro la politica ufficiale; che una democrazia manipolata è in realtà una non democrazia; che ogni tentativo di correggere surrettiziamente e per vie traverse il sistema democratico significa in realtà negarlo alla radice dei suoi valori costitutivi.
[..] Che la Loggia P2 abbia cercato e ottenuto connivenze e complicità nel mondo politico costituisce realtà di tale evidenza che, se mai, vi sarebbe da stupirsi del contrario, vista la qualità delle aspirazioni e dei progetti dell'organizzazione.
[Gelli il trasformista]
Così, qui ho sentito parlare di Gelli fascista, di Gelli in contatto con la resistenza comunista, di Gelli maggiordomo del potere democristiano. L'indubbio trasformismo del personaggio, e soprattutto della realtà che in lui si incarna, credo che costituisca il maggior pericolo di questo fenomeno, perché è appunto la sua presenza reale, o comunque attendibile, negli ambienti più disparati che sta alla base della tecnica di potere di un'organizzazione occulta delle ambizioni e del peso della Loggia P2: una tecnica che eleva a sua cardine l'arma squallida del ricatto, che quanto è più esteso e generalizzato tanto più è funzionale e soprattutto tanto più garantisce.
Di fronte a questa realtà non è allora logico chiedersi se chi sta un po' con tutti in fondo non sta con nessuno?[..]
Prova ne sono, consentitemi di dirlo, i memoriali che Gelli si affanna a inviare dall'uscita della prelazione di oggi. E sulla scorta di questa linea di ragionamento e sul riscontro di questa complessa realtà che la Commissione è pervenuta a definire l'intreccio di relazioni intessute con il potere politico come un rapporto contrassegnato dalle connotazioni della subalternità e della strumentalizzazione.
Anche qui sono gli stessi documenti della loggia a rivelarci con inconsapevole franchezza la vera natura dell'organizzazione e delle sue aspirazioni più riposte, come quando nel piano di rinascita democratica si parla di 'selezionati uomini politici' e di un vero e proprio comitato di garanti rispetto ai politici che si assumeranno l'onere dell'attuazione del piano.
[..] Per gli uomini e gli ambienti che si riconoscevano nella Loggia P2 l'attività politica nella quale noi siamo impegnati era considerato un onere da delegare; ma così non può essere, perché ogni volta che postuliamo un versante politico occulto, la sua logica non può che essere quella della concorrenzialità rispetto alla politica ufficiale. E che si muove al suo riparo non può che aspirare a una funzione di controllo e di delega: mai certamente di complementarietà. Per tale motivo si può essere complici della Loggia P2, ma solo per finirne vittime, come sistema di certo, se non come singoli.
Per questo io credo che a Loggia P2 è stata, come è stata, un meccanismo di controllo e condizionamento, allora è evidente che in questa vicenda noi siamo stati tutti perdenti o tutti vincenti: perché se la loggia P2 è stata, come è stata, politica sommersa, essa allora è in realtà contro tutti noi! Noi tutti che sediamo in questo emiciclo poniamo, a premessa indeclinabile del nostro impegno, la pubblica dichiarazione del nostro credo politico sulla base del quale cerchiamo il consenso e il voto degli elettori. Questo è il sistema democratico che in quaranta anni abbiamo voluto e costruito con il nostro quotidiano impegno: in questo sistema non vi è e non può esservi posto per nicchie nascoste o burattinai di sorta, perché il sistema che ci siamo dato, nel quale i cittadini hanno vissuto con grande tolleranza verso ogni forma di opinioni e costumi, è tale che in questo paese chi ha idee da affermare o interessi da difendere, è libero di farlo; se qualcuno si nasconde, certo ha qualcosa da nascondere![..]
Onorevoli colleghi, io non credo che la difesa di questi valori possa essere appannaggio di una sola forza politica, perché essa non può non essere interesse primario di tutti i partiti democratici; di certo, comunque, è tale il partito di cui mi onoro di appartenere!
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La scheda del libro sul sito di chiarelettere
Technorati: Anna Vinci, Tina Anselmi, Loggia P2