Per concludere questa settimana dedicata al catastrofismo, vi propongo un film che accarezza l'argomento, ma lo tratta in modo ben diverso da quanto siamo abituati a fare da post-mathesoniani appassionati quali siamo.
L'ultima spiaggia, film di Stanley Kramer del 1959, è tratto dall'ottimo romanzo On the beach, di Nevil Shute.
1964: il mondo che noi conosciamo è stato distrutto dalla Terza Guerra Mondiale, combattuta a suon di testate atomiche. L'unico angolo del pianeta rimasto vivibile è l'Oceania (il romanzo parla anche di Sudafrica e Sudamerica), non toccata dal conflitto. La vita in Australia e dintorni prosegue con apparente normalità, ma gli scienziati prevedono che nel giro di qualche settimana arriverà fin lì la nube radioattiva che ha già devastato il resto del mondo.
Alcune unità navali Statunitensi hanno trovato ospitalità a Melbourne prima dell'inevitabile fine. Tra di esse c'è l'USS Sawfish del comandante Towers (Gregory Peck), che viene incaricato di una missione interforze con la Marina Australiana dell'ammiraglio Birdie. Il compito del sommergibile Sawfish sarà fondamentale per le sorti di ciò che resta del genere umano: valutare la fondatezza della teoria di alcuni scienziati, i quali sostengono che al polo nord il livello radioattivo dovrebbe essere più basso che nell’immediato intorno delle zone dove le esplosioni nucleari avvennero, cosa questa che potrebbe essere una chance di sopravvivenza per l’emisfero Sud.
C’è però un’altra ragione per la quale il sommergibile è inviato in missione in zona radioattiva: un segnale Morse che sembra provenire dal sud della California è ascoltato da tutte le stazioni radio che possono ancora ricevere, ma è incomprensibile; benché sia altamente improbabile che sopra l’Equatore possa esservi ancora vita, a Towers viene ordinato di ispezionare la sorgente del segnale.
Il film è hollywoodiano old style in tutte le concezioni possibili e immaginabili. Partendo dal cast stellare: Gregory Peck, Ava Gardner, il futuro Psycho Anthony Perkins e Fred Astair nel suo primo ruolo drammatico. I protagonisti sono fondamentalmente “buoni”, come si conviene per un film fantapolitica dell'epoca, eppure Kramer non pecca certo di propagandismo gratuito. Towers e soci sono soprattutto uomini, uomini che si sono rifatti una vita solo in apparenza normale, mentre il mondo là fuori, oltre l'Oceano Indiano, non esiste più. Ciascuno di loro si porta appresso un bel fardello di fantasmi del passato e di terrore per la morte radioattiva che presto incomberà su tutti.
L'aspetto più notevole della pellicola è però il contrasto tra il catastrofismo di questo film e quello che siamo abituati a vedere oggi. Ne L'ultima spiaggia non ci sono scene di devastazione di massa, nessun paesaggio spettrale come in The day after o The Road. Durante il viaggio della SS Sawfish nell'emisfero settentrionale i marinai avranno piuttosto modo di confrontarsi con paesaggi spettrali, come quello di una San Diego integra, ma deserta. Per certi versi si tratta di una concezione della “fine” perfino più inquietante di quelle moderne. L'idea che traspare è che buona parte del lavoro sporco sia stato fatto tramite bombe all'idrogeno, o dalle radiazioni e dal fallout. Ciò che resta dell'uomo è dunque solo ciò che ha costruito, non altro.
Anche la civiltà dei sopravvissuti è assai diversa da come viene immaginata da altri registi catastrofisti. In Oceania la vita prosegue con apparente tranquillità. Certo, manca il petrolio, ma la gente si arragia coi carretti trainati dai cavalli e con i treni elettrici. Nei giorni di festa di va in spiaggia, si gioca a biliardo, si frequentano ristoranti e pub. Ma su tutto aleggia la minaccia invisibile e tremenda della nube radioattiva che in cinque mesi arriverà sui cieli di Australia e Nuova Zelanda.
Frasi accennate, ipotesi tremende studiate con disarmante fatalismo, piani di eutanasia di massa messi a punto in gran segreto dal Governo: è così che Kramer tratta la possibile (probabile) fine del genere umano. Con garbo e inquietante eleganza.
Un film d'altri tempi, ma per certi versi assai moderno. Non aspettatevi ritmi elevati né scene d'azione, bensì molta, moltissima atmosfera. E una recitazione superiore alla media. Del resto, con un cast di questo genere...