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L’ultima tempesta – Peter Greenaway

Creato il 04 novembre 2014 da Maxscorda @MaxScorda

4 novembre 2014 Lascia un commento

L'ultima tempesta
Greenaway e Shakespeare, tosto eh? Riletto e capovolto ma sempre de "La tempesta" si tratta e per la trasposizione il nostro ha tirato fuori il meglio del meglio, anzi tutto il nuovo oltre cio’ che gia’ possedeva.
Riassumendo, e’ la storia di Prospero, Duca di Milano esiliato dal fratello su un’isola deserta assieme alla figlia per sottrargli il regno. Passano gli anni fino al giorno in cui riuscira’ a far naufragare la nave coi suoi nemici e grazie alla magia riprendere il potere perduto. Sintesi sacrilega lo riconosco ma cio’ che conta e’ sapere che il regista gallese qui giunse e nulla fu piu’ come prima.
Ultima collaborazione con Michel Nyman e’ non e’ un fatto di poco conto. Essendo il rapporto tra i due a dir poco simbiotico, alla Leone e Morricone, ovvero per intenderci quell’indefinibile confine dell’uno che definisce l’altro e una fama conquistata in virtu’ della reciproca e scambievole valorizzazione e visibilita’, gia’ sappiamo che dopo "L’ultima tempesta" per Greenaway cambiarono molte cose, anche a causa della dipartita del suo compositore prediletto..
Non solo per le musiche s’intende perche’ se e’ vero che la tendenza alla ridondanza visuale e concettuale fu un processo progressivo iniziato sin dai primi film, da qui grazie soprattutto all’avvento delle nuove tecnologie digitali, esplode in un coacervo di stratificazioni e sovrapposizioni, grafica, illustrazione e simboli, oggetti e stili che s’intersecano e s’accavallano per un’esperienza davvero unica.
Il problema fu che che Greenaway ad un certo punto perse il controllo del gioco con risultati per certi versi grotteschi come "Le valigie di Tulse Luper" seppur indiscutibilmente affascinanti.
"L’ultima tempesta" e’ quindi un punto di svolta ma forse e’ meglio dire una vetta dopo la quale e’ stata discesa per quanto non rovinosa.
In tutto il bailamme, non va tralasciata la presenza di John Gielgud a quel tempo quasi novantenne ma capace di una forza che solo i giganti possiedono. Tolto l’impianto visivo, tutto il peso dell’opera grava sulle sue spalle e l’impressione e’ che egli potesse sopportare questo e molto altro. Artisti fatti di una stoffa diversa, non c’e’ che dire. Memorabile, una vera esperienza.

Scheda IMDB


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